Don Primo Mazzolari mattatore della serata che s’è appena conclusa nella sala rossa dell’episcopio, iniziata alle ore 21. Don Pier Luigi Ferrari ha presentato il volume La Parola che non passa; l’edizione critica delle sue omelie, pubblicata dalle Edizioni Dehoniane.
Presenti il vescovo Daniele Gianotti, Romano Dasti organizzatore della serata e Giancarlo Ghidorsi, da vent’anni segretario della Fondazione Mazzolari, che cura la raccolta e l’edizione dei testi del celeberrimo sacerdote cremonese, parroco di Bozzolo dal 1921 al 1958, anno della sua morte. Da parte sua ha ricordato le visite del Presidente della Repubblica (Novembre 2016) e del Santo Padre (giugno 2017) a Bozzolo e che, da chierichetto di don Primo, ha registrato la celeberrima omelia: Nostro fratello Giuda del Giovedì Santo 1958.
È toccato quindi a don Ferrari illustrare il volume di cui è stato curatore: raccoglie il commento ai Vangelo di un intero anno liturgico secondo la liturgia di san Pio V: si tratta di sapide omelie scritte nelle giornate turbinose della seconda guerra mondiale con parole incandescenti. I testi biblici venivano letti in latino e i parroci facevano seguire la lettura di una traduzione italiana: Mazzolari, grazie al suo spirito ecumenico, adottava una traduzione valdese.
Il parroco di Bozzolo non trovò subito un editore delle sue omelie né chi gli firmasse l’imprimatur. Alla fine glielo pubblicò la casa editrice La Locusta nel 1953 con l’imprimatur dal vescovo di Pinerolo, dopo il no di quello di Vicenza.
A seguito anche di questa pubblicazione, il 28 giugno 1954, giunse al vescovo di Cremona mons. Bolognini una lettera del card. Pizzardo da consegnare a don Primo al quale si toglieva la possibilità di predicare fuori dalla sua parrocchia, perché pronunciava: “parole che vengono sfruttate dai nemici della Chiesa”. E così fu silenziato fino alla morte, senza nessun risarcimento.
Tuttavia nel novembre del 1957 l’arcivescovo di Milano Montini, futuro Paolo VI, dissattendendo il divieto, lo chiamò a predicare presso la propria diocesi sui poveri e sulla missione della Chiesa; nel febbraio del 1959 Papa Giovanni XXIII lo ricevette in udienza privata e lo salutò pubblicamente come “Tromba dello Spirito Santo in terra mantovana”.
Alla prima parte dell’intervento di don Ferrari, ha fatto seguito la lettura di alcuni brani delle omelie.
Nella seconda parte il curatore è entrato nelle tematiche dei testi la cui cifra di lettura è la qualità profetica. Al proposito ha citato le parole di Paolo VI: “Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a stargli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto noi. Questo è il destino dei profeti”.
Don Ferrari ha sottolineato quattro elementi della profezia mazzolariana:
– La Parola a fondamento della vita cristiana. Don Primo si fa una domanda: c’è una risposta nel Vangelo per ogni problema umano? Risponde di sì, ma la parola ma non è un magazzino di abiti pronti; è il Vangelo stesso la risposta.
– Il primato della coscienza pur nel suo travaglio.
– Una Chiesa in uscita. E proprio papa Francesco a Bozzolo ha detto che il pensiero di don Primo ha anticipato il suo pontificato. Per questo è stato chiamato “il parroco dei lontani”.
– Uno spirito libero: uomo libero nella sua fede, libero nel toccare gli interrogativi di fondo dell’uomo, annunciando il messaggio cristiano come grazia, capace di costruire un umanesimo integrale.
Romano Dasti, in un breve intervento, ha ricordato tutte le occasioni (non molte per la verità) in cui don Mazzolari è stato a Crema, invitato a parlare ai giovani, ai sacerdoti e agli adulti. Nella nostra diocesi l’amico più vicino fu don Francesco Piantelli, parroco di Santa Maria.
Il vescovo Daniele ha concluso la serata sottolineando l’attualità del messaggio di don Primo, confessando di essere stato colpito dalla lettura del suo libro La più bella avventura. Sulla traccia del ‘prodigo’ (1934). Insomma, una figura di straordinaria intelligenza spirituale e umana.