Crema – Renata Boselli ricorda l’amico Angelo Gasparini

La poetessa Renata Boselli ricorda l’amico Angelo Gasparini: “Ho conosciuto Angelo nel 2011. Aveva bisogno di una prefazione al suo secondo libro, Sereno altrove, la chiese a me. Fu sorprendente inoltrarmi nel suo mondo espressivo, scoprii grande sensibilità, ironia, profondità. E lievità. ‘E’ la leggerezza a caratterizzare lo stile del poeta… Egli sa misurare il peso delle parole e trasformarle in brezza dai profumi mediterranei…’ scrissi poi della sua composizione.

Fu l’inizio di una bella amicizia e di un fitto e intenso scambio di opinioni sulla poesia, di discussioni, di critiche costruttive, di disamine, di altre prefazioni e presentazioni dei rispettivi libri.

La sua allegria, il suo modo di ragionare profondo ma elevato e mobilizzato da grande leggerezza, brio e ironia sono per sempre nei miei occhi e nel mio cuore.

Spesso ci si trovava nei luoghi classici di questa città che lui amava. Una volta, era estate, varcammo per caso insieme a Paola Vailati, poetessa e allora assessore alla cultura, la soglia del Campo di Marte e io le dissi: ‘Che coincidenza, Paola, Angelo ed io cerchiamo qui una panchina per discutere del tuo nuovo libro di poesie che, guarda, ho in mano’.

Ci fu anche un giallo in cui mi trovai coinvolta: mi aveva portato in anteprima, in un caffè del centro, il dattiloscritto in unica copia del suo romanzo, già pronto, che rifiutai di leggere, e per scaramanzia glielo restituii subito. I fogli del romanzo si persero o vennero rubati nel suo percorso verso casa e ci ritrovammo insieme nella ricerca senza esito in vari punti della città, e poi alla polizia. Quei fogli non furono mai ritrovati ma per fortuna Angelo riuscì a ricostruire e pubblicare velocemente il suo tesoro, ‘Se chiami la notte’ , di recente giunto terzo a un concorso nazionale.

Era laureato in lingue straniere, aveva una particolare inclinazione per riprodurre qualsiasi idioma e ci giocava imitando accenti e dialetti di molte città italiane, ridendo e inducendo al riso i suoi interlocutori. Aveva un orecchio finissimo per il suono e una grande sensibilità nel captare la sua provenienza: sottolineava le differenze tra le parlate e da quali origini storiche, di pensiero e di comportamento derivassero. Naturalmente sul suono delle nostre e altrui poesie abbiamo avuto interminabili e piacevolissimi confronti.

Angelo era colto, aveva studiato e continuava a studiare i suoi amati poeti del ‘900, con preferenza per Ungaretti e Bertolucci; il suo spessore mentale non era mai esibito ma emergeva in modo naturale dalle sue parole, dalle sue espressioni: un intellettuale d’essenza, leggero, spiritoso, autoironico dentro a un ragazzo amante della semplicità e della vita vera, coi piedi per terra. Aveva un grande equilibrio, interessato in egual misura ad esplorare il mondo interiore e quello sociale, ben radicato nella realtà concreta: le sue poesie hanno riferimenti spazio temporali e consentono al lettore di muoversi lungo un percorso sicuro. E’ per me incomprensibile come una persona piena di vita, di entusiasmo, di grande vitalità e dinamismo, piena di idee e progetti come lui possa essere stata ghermita dalla malattia e dalla morte. L’unica spiegazione è che sia stato chiamato a un compito più alto. Angelo sorrideva sempre, destava in tutti grande simpatia e cordialità, era amatissimo dai familiari che lui amava teneramente, sempre attento alle loro esigenze pratiche e a cogliere con empatia e vicinanza i moti del loro mondo intimo. Aveva fede, una fede pura e salda, come il suo cuore puro e buono di poeta. Ha impiegato bene il suo tempo, ha scritto molto, coltivato numerose e buone relazioni, ha organizzato convegni di poesia, incontri pubblici tra noi poeti.

Ci lascia quattro libri di poesie: ‘Canti colloquiali’,‘Sereno altrove’ ,‘La via del grano’ ,‘Onda irregolare’ e uno di prosa, ‘Se chiami la notte’, ma so che ci sono sorprese a venire. Tracce immortali, con cui ci viene incontro, che possiamo ancora ammirare e su cui la morte non potrà mai far presa”.