Le prime parole del Papa sono state: “E’ una gioia per me potermi trovare nuovamente sul suolo latino-americano e iniziare la mia visita a questa amata terra, che mi ha ospitato – formato durante la mia gioventù”, riferimento al suo anno di studio nel Paese.
UNA LODE AL PAESE, IL SALUTO GENERALE E LA DEMOCRAZIA
“Il vostro inno nazionale”, ha affermato il Papa, “è un vero canto di lode per la terra che abitate, colma di promesse e di sfide”. Ha ringraziato la presidente uscente Bachelet per il discorso di benvenuto e ha salutato il popolo cileno. “La vostra diversità e ricchezza geografica ci permette di cogliere la ricchezza della polifonia culturale che vi caratterizza” ha affermato Francesco, salutando il neo presidente Sebastián Piñera Echenique.
“Il Cile si è distinto negli ultimi decenni per lo sviluppo di una democrazia che gli ha consentito un notevole progresso”, ha fatto notare il Pontefice che ha definito le recenti elezioni politiche “una manifestazione della solidità e maturità civica raggiunta”. Ha poi ricordato all’intera popolazione di dover continuare a lavorare in questo modo così che la democrazia continui ad essere luogo d’incontro per tutti. “Tutti devono sentirsi chiamati a costruire casa, famiglia e nazione” l’auspicio di Francesco. “Una nazione, è una missione da compiere”.
LE SFIDE DEL CILE: ASCOLTARE. BREVE ACCENNO AI CASI DI PEDOFILIA
Per assicurare un futuro di diplomazia e pace il Cile deve innanzitutto ascoltare i disoccupati. In particolare ascoltare i popoli autoctoni, spesso dimenticati e i cui diritti devono ricevere attenzione e la cui cultura protetta. Ascoltare i migranti, che bussano alle porte di questo Paese in cerca di una vita migliore. Ascoltare i giovani, nella loro ansia di avere maggiori opportunità. Ascoltare gli anziani, con la loro saggezza tanto necessaria e il carico della loro fragilità. Ascoltare i bambini, che si affacciano al mondo con i loro occhi pieni di meraviglia e innocenza e attendono da noi risposte reali per un futuro di dignità. In riferimento ai casi di pedofilia ha concluso il Papa: “Non posso fare a meno di esprimere dolore e vergogna che sento davanti al danno irreparabile causato da ministri della Chiesa. Desidero unirmi ai miei fratelli nell’episcopato perché è giusto chiedere perdono e appoggiare con tutte le forze le vittime. Dobbiamo impegnarci perché ciò non si ripeta”.
ATTENZIONE ALLA CASA COMUNE
Il Pontefice ha affermato l’importanza di far crescere una cultura che sappia prendersi cura della terra. A tale scopo non dobbiamo accontentarci solo di offrire risposte specifiche ai gravi problemi ecologici e ambientali che si presentano. Occorre uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico. “Non c’è vero sviluppo in un popolo che volta le spalle alla terra e a quello – quelli che la circondano”. Bisogna acquisire un’atteggiamento sapienziale di fronte al futuro.
MESSA AL PARCO O’HIGGINS
Il tema dell’omelia della messa celebrata al parco O’Higgins è la concretezza del messaggio evangelico delle beatitudini. Queste ultime, come ha spiegato, nascono dal cuore misericordioso che non si stanca di sperare. “Gesù, proclamando le beatitudini viene a scuotere la rassegnazione che ci fa credere che si può vivere meglio se evitiamo i problemi, se fuggiamo dagli altri, se ci nascondiamo o rinchiudiamo nelle nostre comodità, se ci addormentiamo in un consumismo tranquillizzante” ha spiegato il Pontefice. Le beatitudini devono essere concepite come quel nuovo giorno per tutti quelli che continuano a scommettere sul futuro, a sognare, a lasciarsi toccare e sospingere dallo Spirito di Dio.
LA PACE COSTRUITA GRAZIE ALLA VICINANZA
“Lottate e lavorate per questo nuovo giorno, per questo nuovo Cile, perché vostro sarà il regno dei cieli”. È la parafrasi delle beatitudine proposta dal Papa ai fedeli presenti. “Seminare la pace a forza di prossimità, a forza di vicinanza!” ha infine esclamato. Bisogna uscire di casa e osservare i volti, andare incontro a chi si trova in difficoltà e a chi non è stato trattato come persona, come un degno figlio di questa terra. Questo, secondo il Pontefice, è l’unico modo per creare un futuro di pace. “Costruire la pace è un processo che ci riunisce e stimola la nostra creatività per dar vita a relazioni capaci di vedere nel mio vicino non un estraneo, uno sconosciuto, ma un figlio di questa terra”.