Il tema odierno è la questione della tratta Cremona-Treviglio. Ogni anno i cittadini pendolari vengono illusi dalla politica in carica che promette presto un cambiamento. La situazione non è mai migliorata. Rimane sempre critica.
Oggi un architetto di Crema, che intende rimanere anonimo per non essere strumentalizzato in alcun modo, esprime alcune considerazioni alquanto originali e condivisibili circa il tema.
“Il tema di questa linea ferroviaria è noto ormai a tutti: il collegamento, che è a un solo binario, versa ormai da anni in condizioni strutturali e gestionali pessime. Partendo dal dato di fatto che gli stessi politici cremonesi, esclusi i cremaschi, appartenenti a tutti gli schieramenti hanno da sempre, e pubblicamente sostenuto il potenziamento della linea Cremona-Codogno per raggiungere Milano, alternativa alla tratta che attraversa il nostro territorio, non si comprende quali possano essere in futuro le probabilità che vengano messi in campo ingenti investimenti da parte delle società Trenord e Rfi, per migliorare la linea Cremona-Crema-Treviglio, operazione senza dubbio fallimentare in termini costi-benefici, economici e ambientali.”
Quindi – si chiede il tecnico ed ex pendolare – lasciando perdere le utopistiche e ormai trite e ritrite ottimistiche previsioni, non è forse giunto il momento di prendere atto dell’insostenibilità della linea ferroviaria cittadina, fatta di treni vecchi, in ritardo e per lo più vuoti (per il resto della giornata) a eccezione delle ore di punta? Non sarebbe opportuno ripensare il trasporto pubblico per i pendolari in direzione Milano, dirottando le ingenti risorse messe in campo per una linea ferroviaria con un presente funesto e senza futuro a un trasposto su gomma collettivo più efficiente, con direzione all’interscambio di Treviglio o direttamente a Milano? Domande che intendono far riflettere, senza spirito polemico.
“Ragionando senza preconcetti, i vantaggi della dismissione della linea Cremona-Treviglio,
con il combinato potenziamento del servizio degli autobus, sarebbero notevoli: considerevole risparmio di risorse pubbliche per il mancato acquisto di nuovi treni, manutenzione del materiale rotabile e delle stazioni (tra l’altro quasi tutte ormai dismesse
e fatiscenti); trasporto pubblico collettivo su gomma riorganizzato, più efficiente, puntuale
e capillare sul territorio (anche per i Comuni limitrofi); miglioramento della fluidità del traffico automobilistico con eliminazione dei lunghi tempi di attesa ai passaggi a livello; in
ambito locale, niente più code al passaggio a livello del viale di Santa Maria della Croce e conseguente inopportunità di realizzare un sottopasso costoso e difficilmente sostenibile economicamente; possibilità di trasformare l’attuale sede della linea ferroviaria in un percorso ciclo-turistico di notevole interesse.”
A quanti ancora credono che l’esistenza di una linea ferroviaria, in qualsiasi contesto territoriale – anche su un territorio urbano così poco “concentrato” come il nostro – sia la panacea di tutti i mali e sia sempre da privilegiare, per motivi ecologisti e di sostenibilità ambientale, al trasporto su gomma, l’architetto consiglia di leggere il libro “Sola andata” del professor Marco Ponti, “un luminare della materia dei trasporti, uno dei pochi tecnici con idee non corruttibili