La giornata del pellegrino, a Gerusalemme, comincia presto: alle 6.20 il ritrovo per qualche minuto di preghiera al Santo Sepolcro, prima della colazione.
Oggi, poi, la giornata è dedicata alla visita dei luoghi del Calvario. Seguiamo però un percorso inverso rispetto a quello di una Via Crucis: partiamo, infatti, dal Monte degli Ulivi, ricordando l'Ascensione. Come i Vangeli sono stati scritti partendo dalla conclusione, anche noi oggi interpretiamo tutti gli eventi della Settimana Santa tenendo presente che la chiave di lettura è proprio il finale: l'Ascensione. Gesù sa che la sua missione è compiuta e se ne va per lasciare il posto in mezzo a noi a qualcun altro, lo Spirito Santo; qualcuno che veramente ci possa dare una mano nel seguire la nostra vocazione: compiere l'amore.
La seconda tappa è la Chiesa del Padre Nostro dove, tradizionalmente, si ricorda il luogo in cui gli apostoli hanno chiesto a Gesù di insegnare loro a pregare. Leggendo la Parola all'interno della grotta, il sentimento si fissa su un'espressione di Gesù: la preghiera deve avvenire “in segreto”. La grotta è buia e piccola, non è ricercata, così come non serve che ricerchiamo noi qualcosa di particolare nel pregare. Pregare è pensare davanti a Dio, vivere con la consapevolezza della sua presenza in ogni momento della giornata, un dialogo continuo.
Dopo una breve tappa nella Grotta dell'Arresto, ci siamo quindi spostati ai Getsemani. In questo posto non si ricordano, però, le lacrime di Gesù per il tradimento, ma lo si ringrazia perché, col suo sacrificio, abbiamo la certezza di essere tornati in comunione con la volontà del Padre. Il passo successivo è la Chiesa di San Pietro in Calicantum, dove sorgeva il palazzo di Caifa. Qui Gesù è stato condannato per essere figlio del Padre ed è proprio questo che cercano di cancellare in ogni modo, in lui: la figliolanza. Gesù però non cede, ma continua a dichiararsi figlio anche quando, soffrendo, Dio deve essergli sembrato tutto fuorché Padre. Nel giardino dei Getsemani è anche dove Pietro ha rinnegato tre volte il Cristo. La prima volta è proprio Gesù ad essere rinnegato, la seconda volta invece Pietro rinnega i suoi amici e, infine, rinnegando di essere galileo, rinnegando la sua provenienza, rinnega un po' anche se stesso. Il messaggio è chiaro: Dio, i nostri fratelli e noi stessi sono un'unica entità; rinnegandone una parte si rinnega tutto.
Ed eccoci alle ultime due tappe della giornata: dopo un momento al Cenacolo ci siamo diretti nella Chiesa della Dormizione di Sion. Qui si ricorda il momento dell'Assunzione in cielo della Madonna. Qui abbiamo potuto riflettere su una paura comune a tutti gli esseri umani, nonché madre di tutte le paure: la paura di morire. È infatti lei alla radice di tutte le paure e di tutti i peccati dell'uomo.
Dopo questa lunga riflessione, siamo pronti per celebrare la messa nel Cenacolino e per passare una serata in compagnia.
Prima di concludere, però, ci tengo ad esprimere un ultimo pensiero. In questi giorni Suor Katia ci ha offerto, durante la catechesi, molti spunti di riflessione: ogni volta ho avuto l'impressione che si stesse rivolgendo proprio a me, che il messaggio doveva in qualche modo raggiungermi. Per me, questo pellegrinaggio vuol dire molto, torno a casa ribaltata in molti aspetti della mia vita. L'augurio che faccio a tutti noi giovani, però, è questo: nel Cenacolo, si celebra anche la Pentecoste. Chi non credeva, diceva degli apostoli che, dopo aver ricevuto il dono dello Spirito Santo, apparivano ubriachi. Ecco, faccio questo augurio anche a tutti noi: che lo Spirito Santo ci aiuti a vivere a pieno la nostra vocazione e che questa diventi più chiara dopo questo viaggio. Perché possiamo sembrare anche noi ubriachi di gioia e di amore.
(Marta Fornaroli)
Nella foto la celebrazione al “cenacolino”.