MONS. MANZIANA. A 20 ANNI DALLA MORTE

Verrà presentato giovedì 25 maggio alle ore 21 nella sala Rossa dell'episcopio un volume sul compianto vescovo mons. Carlo Manziana, dal titolo Una Chiesa secondo il Concilio. Il ministero episcopale di Carlo Manziana a Crema (1964-1982).
Il testo raccoglie otto ricerche, affidate a docenti universitari e proposte al convegno tenuto a Crema il 18 ottobre 2014 in occasione dei 50 anni dall'ingresso di mons. Manziana nella nostra diocesi, quando fu nominato vescovo dal papa amico Paolo VI.
Le ricerche ripercorrono, con rigore scientifico, aspetti di un magistero pastorale che, per la sua intensità e complessità, meritava di essere approfondito. La sua vicenda si colloca nella particolare generazione di quanti erano ragazzi all'inizio del Fascismo e che uscirono da quel regime dittatoriale con un bagaglio di esperienze e di vedute nuove. Nella Brescia cattolica e, segnatamente, nella Comunità filippina della Pace, Manziana fu tra coloro che negli anni Trenta hanno cercato vie alternative al Fascismo e le hanno trovate in quella “cultura del progetto”, che coltivò le future classi dirigenti passando attraverso la formazione delle coscienze di giovani intellettuali cattolici che costituiranno una riserva morale non immensa, ma decisiva all'indomani della guerra.
Nell'Italia della dittatura, Manziana si segnalò come uomo pericoloso proprio per questo: perché formava le coscienze. Il volume documenta come il suo fu un antifascismo implicito che per necessità divenne anche antifascismo militante e resistente. Farà l'esperienza della deportazione.
La sua nomina a vescovo, e quindi Padre conciliare (dicembre 1963), lo immette nella seconda fase del Concilio, a decisioni essenziali ormai prese. Paolo VI avvertiva la necessità di ricostituire un episcopato mettendo sulle cattedre italiane una nuova élite di vescovi, che vennero definiti “montiniani”, impegnati nella ricezione del Concilio, nell'attuazione della riforma liturgica, nell'elaborare progetti di rinnovamento ecclesiale e pastorale.
Manziana era tra questi ed è in tale veste che la nostra generazione lo ha conosciuto nel suo ministero a Crema. Se la nostra diocesi in questi decenni ha sperimentato una spiccata vivacità nella partecipazione dei laici alla vita della Chiesa, o una marcata sensibilità liturgica, tutto questo si deve al vescovo Manziana, che seppe infondere un appassionato ardore per la nuova stagione post conciliare. Il volume rimarca molto anche l'orientamento ecumenico dell'episcopato di Manziana.
Manziana era un maestro impareggiabile e molto esigente. Anche nel vento delle contestazioni che investirono la società e la Chiesa, anche cremasca, Manziana ci fu maestro. Sapeva parlare con passione di grandi ideali, credeva nel soffio creatore dello Spirito Santo come nell'influsso positivo dei buoni maestri, comunicava un'idea molto elevata della libertà.
Manziana ha lasciato a Crema un'eredità molto impegnativa. Non solo un insegnamento, ma la testimonianza che soltanto i maestri sanno dare. Questo libro è un dovere di riconoscenza di quanti si sentono suoi immeritevoli ma fortunati discepoli.