Lo Studio Restauro Beni Culturali di Paolo Mariani & Co., dopo il recente restauro dell'altare di San Giuseppe, è ritornato nella chiesa parrocchiale di Quintano per mettere mano all'intera aula sacra. Il parroco don Giorgio Renzi, sempre molto sensibile al recupero dei beni artistici, ha affidato al team dei restauratori cremaschi l'intervento conservativo alla volta e alle pareti.
Prima del 1575, anno nel quale si trova nell'archivio parrocchiale il nome del primo parroco, Quintano faceva capo, per i battesimi e per altre funzioni, alla chiesa di Pieranica. È probabile, quindi, che vi fosse solo un tempio di dimensioni modeste. La costruzione della chiesa – oggi nota soprattutto per gli affreschi dell'abside, davvero di pregevole fattura – risale alla seconda metà del XVI secolo: nel 1579, anno della Visita Castelli, l'edificio era eretto e possedeva tre altari e un “legato” di Francesco Corisio, che destinava alla decorazione dell'altare maggiore quindici scudi e un terreno. Al termine della visita Regazzoni (nel 1583) la cappella maggiore risultava dipinta e il Vescovo reclamava la decorazione della cappella di Santa Liberata utilizzando le rendite di sei pertiche di terra provenienti dall'eredità Corisio. Fu il vescovo di Crema Gian Giacomo Diedo a consacrare la nuova chiesa nel 1588.
L'edificio era più corto dell'attuale, di stile cinquecentesco: le sue forme potevano essere quelle della chiesa dipinta nel “Miracolo di Quintano”, in cui appare con una semplice facciata a capanna con portale e rosone centrale.
Nel 1952 la chiesa fu allungata verso la facciata, aggiungendo una campata e mezza secondo un progetto dell'architetto Binaghi di Agnadello. Nell'occasione fu abbassato anche il pavimento. A rifare le decorazioni fu chiamato nel 1961 Angelo Ogliari, mentre Rosario Folcini, nello stesso anno, affrescò l'arco trionfale. In questi ultimi anni s'è provveduto al rifacimento del pavimento e alla sistemazione degli intonaci interni ed esterni, con ripristino delle coperture e tinteggiatura esterna. Ora il nuovo intervento.
I dipinti e le decorazioni della volta sono di discreta fattura e presentano i più comuni e diffusi problemi di degrado. In alcune zone le forme di alterazione sono maggiori sia per estensione sia per gravità, specie verso il presbiterio. “Nella volta importanti infiltrazioni di acque meteoriche dalla copertura hanno provocato danni anche consistenti con decoesione e distacco di parti di intonaco; tali patologie sono concentrate specialmente nella parte sud-est, dove si evidenziano copiosi i segni dello scorrere delle acque meteoriche, con la perdita e il sollevamento della pellicola pittorica e la migrazione di significative quantità di sali solubili in superficie, fenomeno che ha portato all'alterazione delle cromie”, spiega Mariani.
Le prime giornate di pulitura, a secco e per via acquosa dove necessario, hanno dato buoni risultati: l'apparato decorativo e figurativo presenta un generale annerimento che sta pian piano scomparendo. “Causa principale di tale degrado risulta essere il vecchio impianto di riscaldamento ad aria forzata, oggi sostituito con un moderno impianto di riscaldamento radiante a pavimento – prosegue il restauratore -. Una concausa è stato anche il ciclico e stagionale processo di condensa sulle superfici dell'umidità dell'aria e delle sostanze in essa contenute”.
I tecnici hanno cominciato anche il consolidamento degli intonaci e la stuccatura puntuale degli stessi. Non nella parte bassa perché i danni alle murature per l'umidità di risalita sono già stati risolti: qui si riproporranno le decorazioni perdute. Anche l'arco trionfale con dipinto San Pietro (Folcini, 1961) si presenta molto annerito, per il nero fumo e le emissioni del vecchio impianto di riscaldamento.
Il restauro bloccherà il degrado, consoliderà i materiali, migliorando la leggibilità dei dipinti e delle decorazioni.