SCRP – GRASSI REPLICA AI 25 SINDACI

L'intervento – venerdì 27 gennaio scorso – di 25 sindaci-soci di Scrp a sostegno del presidente, del Cda e del management ha avuto l'immediata replica da parte del primo cittadino di Casale-Vidolasco, Antonio Grassi, uno degli 8 che nei giorni precedenti avevano espresso pubblicamente critiche sull'operato dei vertici della società e pesanti dubbi sulla funzione della stessa e se permanervi.
La presa di posizione sottoscritta da metà dei 50 sindaci soci – seppur con appartenenza trasversale a entrambi gli schieramenti partitici o d'area, come del resto i non firmatari – “spazza via ogni dubbio e conferma in maniera inequivocabile quello che da tempo è chiaro ai più attenti osservatori: esiste una profonda spaccatura tra i soci di Scrp”, evidenzia in premessa Grassi. E invero, nel darne notizia in anteprima sul nostro sito, venerdì, abbiamo titolato: “Scrp, soci alla spaccatura?”.
“La società non costituisce l'organismo aggregante di tutti i Comuni del Cremasco”, ribadisce. E punta l'indice su Crema che, avendo sottoscritto il testo, ha certificato “l'esistenza di un solco netto tra i soci di Scrp”.
Stigmatizzata poi come “excusatio non petita” la lunga puntualizzazione iniziale dei 25 colleghi, per elogiare l'operato dei Cda e management “esprimendo nei loro confronti fiducia per la loro professionalità e serietà con la quale stanno svolgendo il loro mandato”, Grassi aggiunge ironico: “Per coerenza avrebbero potuto proporre di premiare l'intero apparato di Scrp con una stock option. Tutti insieme appassionatamente, soci e struttura. Anche se, diciamolo, Scrp non è la Fca, non è amministrata da Sergio Marchionne e, nell'ultimo anno, non ha prodotto un utile netto di 1,8 miliardi di euro”.
E nel trovare alquanto “eccessivo” che siano definiti “attacchi” i rilievi critici espressi da lui e altri sette suoi colleghi, elenca impietoso la serie di “fatti reali” su cui si basano: a partire dalla gara d'appalto dei rifiuti non ha ancora conclusa dopo circa tre anni e nella quale s'è “permesso di prolungare per mesi un possibile conflitto d'interessi e proposto delibere secretate con allegato bigino”; per proseguire con il progetto dei varchi elettronici “trasformato in una telenovela”, o con il valzer della richiesta di 450 mila euro più Iva per un servizio, poi ridotta a 300 mila e infine ipotizzare una cifra ulteriormente inferiore.
“È la stessa Scrp – incalza caustico – che invia una mail e il giorno successivo ne manda un'altra che smentisce la precedente.”
“In una qualsiasi società – si chiede – cosa sarebbe accaduto se all'assemblea dei soci non fosse stata comunicata l'esistenza di cinque sentenze del Consiglio di Stato che indirettamente la riguardavano? Nel caso specifico di Scrp, le sentenze si pronunciavano su gare di igiene ambientale che vedevano coinvolta Linea Gestione attuale gestore del servizio nel Cremasco.”
E richiamato qualche altro… scivolone lascia alla buona memoria dei colleghi rammentarli, respingendo con fermezza l'accusa d'aver “sferrato attacchi denigratori”.
“La critica, se supportata dai fatti come è sempre avvenuto, continuerà. Se poi a qualcuno, abituato a gestire le questioni pubbliche all'interno di enclavi di pochi privilegiati è infastidito – sottolinea Grassi – se ne dovrà fare una ragione. Vale il principio che i cittadini devono essere informati. Forse qualche socio ha dimenticato che il Comitato centrale del Pci e il Politburo sovietico sono ferrivecchi.”
Il sindaco di Casale ha anche da ridire sui “fiori all'occhiello di Scrp” richiamati dai 25 colleghi: ricollocazione del teleriscaldamento, della gestione della piscina, dei parcheggi, dell'illuminazione pubblica.
“Tutti servizi – fa notare infatti – made in Crema. E gli interventi di Scrp per i piccoli comuni? Niente: il mondo di Lilliput conta nulla.”
E conclude con una proposta ai candidati sindaci di Crema: “inseriscano nel loro programma la ristrutturazione di Scrp. Solo in questo modo e con molta umiltà la città potrà riconquistare la leadership sul territorio. Non con la firma di documenti contro i sindaci dei piccoli comuni che dissentono. Piccoli sì, pecoroni no”.