SABBIONI – UNA GIORNATA CONDIVISA

Domenica 15 gennaio, in occasione della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, i giovani richiedenti asilo accolti nelle varie strutture del Cremasco (“La Casa di Ale”; “Tecno Proget”; “A Braccia Larghe” “Alberto Marvelli” e “Caritas”) e altri amici che frequentano la parrocchia soprattutto il giovedì in occasione del pomeriggio sportivo – quando si disputa la partita di calcio e si fa la merenda – hanno accolto l'invito della comunità parrocchiale dei Sabbioni per partecipare alla Messa delle 10.30 e poi condividere insieme il pranzo in oratorio.
Questa volta gli organizzatori principali dell'evento sono stati i molti e propositivi ragazzi dell'”Associazione Marvelli”. Il passa parola o i vari sms hanno permesso che l'invito venisse esteso il più possibile e che all'appuntamento si arrivasse o accompagnati in auto o in bici o addirittura a piedi.
Durante la Messa comunitaria, alla quale partecipava la comunità parrocchiale, sono stati vissuti alcuni momenti molto commoventi: le preghiere dei fedeli lette in italiano e poi nelle varie lingue (Inglese, Francese, Bangla, Arabo, Urdu); all'offertorio sono saliti all'altare i cinquanta giovani richiedenti asilo presenti in Chiesa e insieme a loro una settantina di bambini presenti per la Messa; attorno all'altare si è ricreato un “presepio meticciato”. Un momento molto commovente è stato poi il ricordo di tutti i defunti a causa della guerra, dell'odio, della fame, i morti nel deserto, nelle varie carceri e in mare.
È stata un'esperienza positiva: vedere i ragazzi sorridere, leggere, pregare, cantare e suonare anche l'organo della chiesa e con i loro cellulari immortalare attimi di gioia e poi in oratorio apparecchiare, mangiare, pulire, ballare è stata una carezza per questi giovani spesso colpiti dal dolore, fatica e spesse volte dalla nostra indifferenza.
Anche questa è stata una positiva provocazione per la parrocchia e sicuramente una giornata di festa per i ragazzi. Il “meticciato di culture e civiltà” è un fenomeno che non solo deve generare paure, ma spingere ad un lavoro concreto per la reale integrazione.
Un parrocchiano