Anna ha addirittura preparato una sorpresa. Smanettando su Internet è riuscita a trovare la ricetta di un piatto senegalese a base di pollo, riso e peperoncino. L'ha cucinato e così Banta e Gagna si sono trovati come a casa propria, quella domenica a mezzogiorno quando sono stati invitati a tavola dalla sua famiglia.
Una delle 33 che hanno aderito all'iniziativa Indovina chi viene a pranzo, lanciata per l'Avvento di Carità: ospitare a tavola giovani richiedenti asilo e costruire un rapporto di amicizia.
Iniziativa pensata e organizzata dalla Caritas in collaborazione con la parrocchia del Sabbioni, che l'aveva proposta come idea forte per la comunità. Una volontaria, Gabriella, si è resa disponibile per la raccolta delle adesioni. Si è partiti così, con grande fiducia. “E l'iniziativa è stata talmente positiva – ci dice il vicedirettore della Caritas Claudio Dagheti – che abbiamo deciso di portarla avanti ancora, indipendentemente dai tempi forti.” Quindi chiunque può aderirvi per qualsiasi prossimo weekend, telefonando a Gabriella (n° 338.9171291), o alla Casa della Carità (0373.286175), oppure iscrivendosi all'interno del sito Caritas (www.caritascrema.it).
Il bilancio – come si diceva – è molto positivo: dalle 33 famiglie sono stati ospitati 96 ragazzi di diverse nazionalità e religioni, normalmente a coppie, nei fine settimana di Avvento. Alcune famiglie li hanno ospitati più volte. Ma non solo. Si sono attivati anche gruppi e associazioni: il Masci, l'AC di Offanengo, la Comunità di Passarera, il Gruppo Famiglie di San Carlo e persino il Seminario che ha aggiunto cinque posti a tavola per altrettanti richiedenti asilo ogni giovedì.
“Normalmente le famiglie – spiega Claudio – hanno passato parecchio tempo assieme ai ragazzi ospiti creando rapporti d'amicizia che proseguono tuttora, a prescindere dal progetto. Tutto ciò, per noi della Caritas, è molto importante perché svela il vero volto di questi ragazzi, persone normali, che non hanno nessun tipo di problema, con i quali è facile intessere rapporti di amicizia.”
Veniamo dunque alle due coppie che ci raccontano la loro esperienza: Gabriella e Federico, Anna e Massimo.
“Ai Sabbioni – racconta Gabriella – fra' Giuseppe ha proposto l'iniziativa con molto calore: del resto i richiedenti asilo vengono già ospitati ogni giovedì pomeriggio in oratorio per una merenda e partitelle di calcio. Mi sono sentita coinvolta in prima persona e mi sono messa a disposizione per ospitare i ragazzi e addirittura per fare da segretaria.
L'esperienza ci è piaciuta moltissimo: abbiamo potuto scambiare idee e opinioni; abbiamo conosciuto un mondo nuovo dove tutto quanto per noi è superfluo, là è indispensabile. I nostri stessi figli che erano all'inizio riluttanti hanno intessuto un vivace scambio di idee e di esperienze e ne è venuto un arricchimento per tutti. Insomma, è stato molto bello.”
Gabriella e Federico hanno aperto le porte a due ragazzi del Gambia arrivati da pochissimo con i barconi, uno dei quali di 16 anni. “Per noi – spiega Federico – la sorpresa è stata di trovare ragazzi molto giovani, con l'età quasi simile a quella dei nostri figli. Se fosse toccata a loro? Questo fatto ci ha molto colpiti.”
E raccontano l'odissea di uno dei due ragazzi. Perso il padre e non trovando lavoro, ha deciso di lasciare il Gambia, di attraversare diverse nazioni, poi il deserto, rischiando spesso prigione e torture. Di volta in volta ha trovato persone amiche che l'hanno aiutato a scappare. Alla fine è salito sui barconi, ha navigato per diversi giorni, per sbarcare finalmente a Siracusa. L'impatto portroppo non è stato dei migliori, perché ha trovato gente del posto che tirava uova e sassi contro i rifugiati. Accolti in una struttura sono poi arrivati a Milano e quindi a Crema. Una storia quasi simile quella del suo compagno di vent'anni incontrato durante la traversata sahariana.
Anna e Massimo hanno saputo dell'iniziativa Indovina chi viene a pranzo da una locandina nella chiesa delle Villette. Immediata l'adesione “pensando – racconta Anna – di offrire la nostra casa in un modo molto semplice a chi avesse bisogno di un pranzo e di stare in famiglia come piace a noi: lavoriamo tutta la settimana e la domenica si riposa. Volevamo condividere questo momento con qualcuno che ha bisogno d'amicizia. Quando ci hanno informato che sarebbero venuti due ragazzi senegalesi, Banta e Gagna, abbiamo cercato su Internet una ricetta tipica di quella terra, il pollo yassa. Ci siamo cimentati in cucina e siamo riusciti alla grande. I ragazzi sono rimasti veramente sorpresi! Così abbiamo trascorso una domenica condividendo il nostro di tempo e chiacchierando in modo molto semplice. Ci siamo raccontati la nostra vita e le nostre famiglie”.
Banta e Gagna sono presenti all'incontro e ci raccontano la loro vicenda. “Vengo da un piccolo villaggio nel Sud del Senegal, – comincia il primo -. Per raggiungere la Libia e trovare un lavoro ho attraversato il Mali, il Burkina, il Niger, infine il deserto per 15 lunghissimi giorni, senza mangiare, su un autocarro assieme ad altre 35 persone. Avevamo pagato l'autista per portarci fino a Tripoli. Tantissimi i pericoli: nel deserto abbiamo incontrato banditi che ci hanno spogliato di soldi e vestiti.
Una volta arrivato a Tripoli, ho lavorato due mesi in negozio, ma un giorno i banditi sono venuti per rubare e poiché non ho voluto consegnare i soldi mi hanno buttato in prigione. Il mio capo è venuto a cercarmi e ha pagato per tirarmi fuori. Ho lavorato ancora con lui senza stipendio. Quando l'ho informato che volevo tornare in Senegal, mi ha portato all'aeroporto, vicino al mare. E mi ha detto: 'Se non vai in Italia ti uccidono'. Allora sono salito su un barcone con altre 150 persone e sono sbarcato a Lampedusa. Dopo due giorni, il trasferimento a Milano, poi a Cremona e infine a Crema. Qui ho fatto scuola di Italiano. E ora ho partecipato all'iniziativa della Caritas: è stata un'occasione per conoscere Anna e Massimo. Mi sono sentito felice e curioso perché volevo scoprire come vivono gli italiani nelle loro case e volevo farmi dei nuovi amici.
Ho scoperto che sono persone molto semplici. Abbiamo parlato della storia del Senegal, loro ci hanno raccontato un po' di storia italiana. Insomma, un'esperienza bella sotto tutti i punti di vista.” Finita persino su Tv2000, l'emittente della Cei che ha voluto farla conoscere a tutti. “Siamo diventati importanti – commenta Banta – e abbiamo fatto un viaggio che non mi sarei mai immaginato. Roma è una città bellissima!
Devo ringraziare gli italiani: mi hanno salvato dalla morte in mare; li ringrazio per quanto fanno per noi, in particolare la prefettura di Cremona, la Caritas e tutti i cremaschi. Il mio sogno ora è trovare lavoro, portare qui la mia famiglia, lavorare e vivere in pace.”
Stessa odissea anche per Gagna, nato in un paese del nord del Senegal. Per sfuggire ai ribelli in una zona molto pericolosa, è passato prima a Dakar e poi ha preso anch'egli la via del nord. Traversata rocambolesca del deserto per un mese e dieci giorni, l'arrivo in Libia e l'arresto per la mancanza di documenti seguito da due anni di prigione. La fuga. L'aiuto di un amico che gli ha promesso un lavoro, poi l'ha portato al mare. “Dove andiamo?”, gli ha chiesto Gagna. “In Italia. Non puoi più tornare indietro: o vai in Italia o muori.” Una settimana in mare e l'arrivo a Lampedusa. Era il 2014. Qui ha incontrato Banta e insieme sono arrivati a Crema.
“Mi sento ospitato – conclude – voglio trovare lavoro e restare qui perché preferisco l'Italia.”
In quest'Anno Santo la prima opera di Misericordia è Ospitare i pellegrini. Ne racconteremo tante altre!