Anffas Onlus Crema – La casa di “Io Abito”, accanto alla sede di viale S. Maria, è pronta

Anffas Crema
La casa di “Io Abito”, accanto alla sede di viale S. Maria, praticamente terminata

Abbiamo tolto il cellophane e inaugurato i divani durante la nostra visita – alcuni giorni fa
– alla nuova casa di Anffas Onlus Crema “Io Abito”. Ad accoglierci la presidente Daniela Martinenghi e il direttore Andrea Venturini.
Nell’immobile, che sorge accanto alla casa famiglia di viale Santa Maria – in una continuità “cercata” e che rappresenta un valore aggiunto – si stanno scartando gli arredi. La casa è bellissima, praticamente pronta ad accogliere i futuri ospiti.
Noto l’obiettivo del progetto: assicurare alle persone con disabilità la possibilità di scegliere, sulla base del principio di eguaglianza, il proprio luogo di residenza, dove
e con chi vivere. Questo, in estrema sintesi, quanto sancito nell’articolo 19 della “Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità”; questo ciò che Anffas Crema
sta per far decollare proprio per cominciare a rispondere in modo concreto al bisogno
sempre più forte di soluzioni per il cosiddetto Dopo di noi.

Una casa per favorire benessere e inclusione sociale

Il Covid qui – come altrove per chi si occupa di disabilità – ha picchiato duro. “Proprio così, ma nonostante tutto siamo andati avanti con i nostri progetti. Il Coronavirus ci ha colpiti, ma non ci ha fermati, dandoci anzi maggior forza e determinazione a continuare nella nostra azione”, spiega Martinenghi, mostrandoci l’abitazione.
Su due piani, servita da ascensore, è composta da un grande soggiorno-cucina “open
space” – luogo d’incontro tra amici, aperto e molto accogliente – quattro camere (due
doppie, una singola, una per l’operatore) con letti a una piazza e mezza, servizi, una
cantina-archivio e un vano dedicato agli uffici.
“Inoltre – aggiunge la presidente – c’è un ampio spazio esterno che comunica con
la comunità alloggio e ci sarà un corridoio di collegamento coperto”.
Chiaramente la struttura è dotata di tutti i comfort e le attenzioni necessarie per un disabile, per rendere gli ospiti il più autonomi possibile, favorendo il loro benessere e l’inclusione sociale. All’avanguardia le finestre a vetri grandi e ribassate, ad esempio, che
permettono a una persona in carrozzina di ammirare l’esterno anche dalla sua altezza.
Il concetto è la “non barriera”.

Riprendere il percorso di preparazione e vincere le paure portate dalla pandemia

Nonostante i rallentamenti e gli stop alle diverse progettualità, l’Anffas si prepara a
partire al meglio. “Nei prossimi mesi la casa comincerà a essere abitata, fino a raggiungere
la capienza massima di cinque persone. L’idea è quella di un abitare di queste persone disabili il più possibile vicino all’esperienza provata con i genitori”, riflettono Venturini e Martinenghi. Una casa a tutti gli effetti, “con tutti gli equilibri da trovare, proprio come in ogni famiglia e convivenza”, tra visite, bisogni e desideri.
“Il Covid non ha stoppato i lavori e siamo quasi pronti – ribadiscono i vertici della Onlus
– ma ha bloccato i percorsi di preparazione all’autonomia dei ragazzi, così come l’accompagnamento dei genitori che si stavano preparando al distacco”. La sfida di
oggi in Anffas, quindi, è riprendere in mano il cammino e vincere le paure portate dalla
pandemia.
Intanto la casa è pronta, ma ciò non basterà. “Non basta un tetto perché ci sia una Casa…,
ci ricorda papa Francesco! Le persone che abiteranno qui avranno bisogno di un buon vicinato, di un quartiere a cui appartenere e una comunità dove essere cittadini!”.
Per informazioni su “Io Abito” e l’associazione si può contattare il 335.202986.