Intervista al mezzosoprano Eleonora Filipponi

Filipponi

Fra i talenti del panorama musicale cremasco ormai a pieno titolo si pone il mezzosoprano Eleonora Filipponi, sempre in giro per il mondo a studiare e a esibirsi, senza dimenticare il legame con la sua città.

Eleonora, come è nata la tua passione per la lirica?

“I miei genitori mi dicono sempre che sono ‘nata cantando’ e fin dall’età di tre anni uno dei miei passatempi preferiti era cantare le canzoncine in inglese con mia nonna Verna, che viene dal Canada, ma la scintilla è scoccata all’età di dodici anni, quando la mia famiglia mi portò per la prima volta all’Arena di Verona ad assistere all’Aida: è stato un vero e proprio ‘colpo di fulmine’! Da quel momento ho deciso di coltivare la mia passione, parallelamente ai miei studi universitari. Mai avrei pensato che sarebbe potuto diventare un ‘lavoro’ e invece, quindici anni dopo, grazie agli incontri giusti e a tanto, tanto studio, eccomi qui…”

Quali ruoli senti più vicini alla tua sensibilità artistica?

Eleonora Filipponi“Grazie ad ‘AsLiCo OperaDomani’ nel 2018 ho potuto esibirmi in circa cinquanta recite di Carmen che hanno raggiunto alcuni fra i teatri italiani più importanti. Carmen è certamente il ruolo mezzosopranile per eccellenza, tuttavia al primo posto metterei Charlotte, protagonista femminile del Werther di Massenet, che ho debuttato nel 2017
grazie al Circolo delle Muse. Sono rimasta letteralmente folgorata dalla bellezza delle sue linee melodiche, dalla fragilità di una ragazza che sfoga il proprio dramma interiore in un canto spiegato, a tratti struggente. Mi rivedo molto in questo personaggio e, benché non sia stato facile entrare nella sua complessità, mi ha permesso di maturare molto come artista e come persona. In generale, la mia vocalità e la mia sensibilità mi portano a prediligere tutti i ruoli belcantistici belliniani e donizettiani: Romeo (I Capuleti e i Montecchi), Adalgisa (Norma), Sara (Roberto Devereaux), Smeton (Anna Bolena), con qualche sporadica incursione nel repertorio rossiniano di media agilità, ad esempio Isabella (L’italiana in Algeri), ruolo che ho debuttato l’anno scorso proprio a Crema e che mi ha dato tanto. Tuttavia in questi ultimi mesi, grazie anche alla maturazione e al costante sviluppo della corda vocale, mi sto avvicinando sempre più alla vocalità del mezzosoprano drammatico che mi permetterebbe di approcciarmi a ruoli veristi e verdiani che sento molto vicini alla mia sensibilità, come Laura (Gioconda di Ponchielli), o le verdiane Eboli (Don Carlo) e Amneris (Aida). Ma quando si parla di Verdi, la cautela è d’obbligo”.

A quali maestri e colleghi ti senti maggiormente legata e perché?

“Dopo aver mosso i primi passi con il Maestro Roberto Quintarelli, che è stato uno dei primi a credere in me, dal 2015 studio a Cremona con il mezzosoprano Nadiya Petrenko: ci stiamo progressivamente avvicinando al repertorio verdiano e verista, senza tralasciare Donizetti, Bellini e tutto il repertorio belcantista francese, veri ‘toccasana’ per la mia vocalità. Le solide basi fornitemi dalla mia Maestra mi hanno permesso di essere molto apprezzata all’Issm “Claudio Monteverdi” di Cremona, dove mi sono perfezionata durante
un biennio di studi con il Maestro Mario Luperi, e di ricevere borse di studio da due grandi nomi della lirica mondiale, Fiorenza Cedolins e Raina Kabaivanska, con la quale mi sto perfezionando all’Istituto Vecchi Tonelli di Modena. Sento un legame speciale con ognuno dei miei maestri e parte integrante di questo percorso di crescita è l’incontro con i colleghi. Sono dell’idea che per far sì che lo spettacolo funzioni bisogna creare un’ottima sinergia con i ‘compagni di palcoscenico’ e, nonostante le dicerie sulla competizione nel mondo della lirica, negli anni ho stretto amicizie indissolubili con artisti che ora considero veri punti di
riferimento, nella musica così come nella vita personale”.

Eleonora

Per i tuoi studi ed esibizioni stai viaggiando molto. Che Paesi ricordi con maggior emozione e per quali esperienze?

“Uno degli aspetti più belli di questo ‘mestiere’, in realtà la passione più grande della mia vita, è proprio il fatto che mi porta a conoscere luoghi, persone, culture che contribuiscono in modo determinante al mio arricchimento. Fuori dall’Italia soltanto nel 2019 la mia arte mi ha portato a Valencia (Palau de la Música), a Praga (Opernfest), a Vienna (Kammeroper), a Mosca (Teatro Bolshoi), in Grecia (Teatro di Selianitika) e in Bulgaria (Teatro di Sofia), dove ho avuto l’onore di poter lavorare tre settimane con Raina Kabaivanska e di essere insignita di una borsa di studio al termine della masterclass.
Per ognuno di questi viaggi conservo un ricordo molto nitido e intenso, ma un momento che ricorderò per tutta la vita è l’abbraccio con Simone II, l’ultimo Re di Bulgaria. Venne ad ascoltare un nostro concerto all’Ambasciata Italiana a Sofia e al termine dell’evento mi abbracciò ringraziandomi per averlo commosso con il mio canto. Ancora oggi mi tremano le gambe al pensiero, un’emozione indescrivibile”.

Quali ricordi conservi, invece, delle esibizioni cremasche?

“Crema è una città a me particolarmente cara: pur essendo nata a Bolzone, è lì che ho preso le mie prime lezioni di canto con il M. Roberto Quintarelli ed è all’Istituto Folcioni che ho conosciuto il mio attuale insegnante di pianoforte, il M. Enrico Tansini, e il M. Luca Tommaseo, “padre putativo” della mia iniziazione alla musica all’età di cinque anni. Ma Crema è stata anche la mia ‘culla operistica’: ho mosso i primi passi nell’aprile 2014 al Teatro San Domenico nell’operetta Il Giardino del Gigante, del compositore contemporaneo Domenico Clapasson, mentre il debutto nel melodramma risale al luglio 2015, quando interpretai Flora in Traviata per il Circolo delle Muse.
L’incontro con Giordano Formenti, presidente del Circolo, ha rappresentato una vera e propria svolta nella mia crescita artistica: grazie al Festival ho debuttato nei ruoli di Mamma Lucia (Cavalleria Rusticana, 2016), Suzuky (Madama Butterfly, 2017), Charlotte (Werther, 2017) e Isabella (Italiana in Algeri, 2019), ed è grazie a questo percorso e alla fiducia che Giordano e tutto il suo splendido entourage hanno sempre riposto in me che ho capito come questa potesse essere davvero la mia strada. Conservo i ricordi meravigliosi di questi cinque anni di produzioni, primo tra tutti le mie lacrime alla fine di Werther: era il mio debutto assoluto in un ruolo da protagonista, e alla fine della recita la soddisfazione negli occhi di tutti mi ha fatto capire per la prima volta quanto l’opera fosse la mia vita”.

Attualmente in cosa sei impegnata?

“Al momento sono allieva dell’Accademia del Teatro Comunale di Bologna, dove sono stata selezionata insieme a quattordici validissimi colleghi. Sono impegnata nelle attività della Scuola, tra cui lezioni di canto con la celebre Luciana D’Intino, di repertorio, di lingua straniera e di arte scenica, così come in concerti cameristici, in un concerto donizettiano e in un concerto verdiano nel Foyer del Teatro, previsti nei prossimi mesi.
Amo Bologna, ma il weekend mi piace rientrare a Crema e perfezionare il mio repertorio
liederistico con Marco Brunelli (pianoforte), Diego Romani (viola) e Filippo Generali (violino), incontrati durante i miei anni cremonesi all’Issm ‘Claudio Monteverdi’. Nel frattempo, continuo a insegnare privatamente pianoforte e canto moderno ai miei allievi: in ognuno di loro ritrovo qualcosa di me e del mio percorso. Come diceva lo scrittore Antonio Aschiarolo, a chi crede nei sogni, basta un gradino per raggiungere le stelle…”.