Municipalia Cremae. Intervista a uno dei curatori del volume

Continuiamo le nostre interviste che anticipano le pubblicazioni che verranno presentate a partire da settembre. Dopo la redazione di Insula Fulcheria e la Società Storica Cremasca, intervistiamo Alessandro Tira, docente presso l’Università di Bergamo.

Professore, tra poche settimane presenterete il volume Municipalia Cremae. Studi e percorsi di ricerca sugli statuti di Crema in età veneziana, con edizione della fonte, a cura di D. Edigati, E. Fusar Poli, A. Tira, Torino 2024. Di cosa si tratta?

Sono gli statuti cremaschi pubblicati nel 1536. La “costituzione” e le “leggi”, per così dire, di Crema e del Cremasco, che furono in vigore per più di 250 anni fino alla caduta del dominio veneziano, nel 1797. La prima parte del volume comprende saggi di approfondimento scritti da studiosi delle Università di Bergamo, Brescia e Padova. I temi sono vari: la giustizia civile e penale; le cariche cittadine; i rapporti con Venezia e le vicende degli statuti stessi. La seconda parte è l’edizione scientifica dei Municipalia del 1536, nel confronto con quelli del 1723. Il volume è un lavoro collettivo, che ho coordinato negli ultimi tre anni insieme a Daniele Edigati, dell’Università di Bergamo, e a Elisabetta Fusar Poli, dell’Università di Brescia.

 Come è nato questo progetto?

Dalle conversazioni avute a Catania nella primavera del 2022, durante un convegno nel quale tutti e tre eravamo relatori. Al ritorno ho fatto la mia proposta: perché non curare l’edizione di questa fonte, fino a oggi poco o per nulla nota? Ho trovato buona accoglienza e questo è stato per me motivo di particolare felicità, perché era un’idea che accarezzavo da tempo e anche una sorta di promessa fatta a me stesso.

In che senso?

Da mezzo cremonese e mezzo cremasco, ci ho messo anche una dose di “orgoglio di appartenenza”. Ma soprattutto per il ricordo di mio nonno, Pietro Savoia, che studiò a lungo la storia del Cremasco e di Crema nel Rinascimento. Mi indicò lui i Municipalia come fonte meritevole di attenzione. Così, quando ho incontrato le persone giuste per un’impresa tanto impegnativa, ho subito condiviso l’idea.

 Delle tre edizioni note degli Statuti di Crema (1484, 1536 e 1723), come mai avete scelto di occuparvi di quella cinquecentesca?

Gli statuti quattrocenteschi erano già stati esaminati da Claudia Storti, studiosa di spicco non solo a livello italiano. È un onore che abbia accettato di intervenire, insieme a uno storico come Marco Pellegrini, alla presentazione prevista a Crema per il prossimo 21 settembre. I Municipalia del 1723, inoltre, sono una riedizione con piccole modifiche di quelli del 1536. Quelli cinquecenteschi, dunque, sono gli statuti che ressero più a lungo e stabilmente la vita della nostra città. Sono anche quelli che meglio si prestano a diventare uno strumento di lavoro per chi vorrà approfondire la storia delle istituzioni e dell’amministrazione della città nei secoli veneziani. È bene infatti precisare che i saggi e il volume stesso non cercano di mettere punti fermi o di dire l’ultima parola sulle tante materie che trattano. Al contrario, intendono suggerire spunti di indagine e incoraggiare nuove ricerche.

 A parte l’interesse per la storia locale, lei si occupa principalmente di diritto ecclesiastico. Qual è stato il suo percorso di studi e quali insegnamenti tiene in università?

Ho studiato Giurisprudenza a Pavia, come alunno del Collegio Ghislieri e sono stati anni bellissimi. Mi hanno fatto nascere l’interesse per lo studio e l’amore per la ricerca, che dopo il dottorato e alcuni anni di perfezionamento in Statale, a Milano, mi hanno permesso di arrivare a Bergamo, in un Dipartimento di Giurisprudenza che è giovane e in una fase di consolidamento molto positiva. Qui ho ritrovato la dimensione del rapporto tra docenti e studenti che avevo conosciuto a Pavia, in un contesto che offre ai ragazzi ottime possibilità di studio e preparazione al lavoro. Le materie che insegno sono il diritto dell’immigrazione e il diritto ecclesiastico, che a differenza di quanto molti (non solo tra gli studenti!) credono, non è il diritto della Chiesa cattolica – quello è il diritto canonico, altro ambito di studio di grande interesse – ma il diritto dello Stato che riguarda la disciplina delle diversità e la convivenza nella società tra valori secolari e religiosi. Un ramo del diritto decisamente attuale e per capirlo basta guardare i fatti di cronaca. Ogni volta che si chiamano in causa la libertà religiosa o i diritti della coscienza, il diritto ecclesiastico è lo strumento che serve a sciogliere le vicende più spinose.

La presentazione del libro I Municipalia è fissata per sabato 21 settembre alle ore 16 nella sala dei Ricevimenti del Palazzo Comunale di Crema, non mancate!