Cari fratelli e sorelle, penso a voi e prego per voi”. Inizia così la lettera indirizzata dal Papa ai cattolici del Medio Oriente, nel giorno dell’anniversario dell’attacco terroristico in Israele. Giorno in cui il Santo Padre ha indetto una Giornata di preghiera e di digiuno per la pace. “Desidero raggiungervi in questo giorno triste”, assicura Francesco.
“Un anno fa è divampata la miccia dell’odio; non si è spenta, ma è deflagrata in una spirale di violenza. Nella vergognosa incapacità della comunità internazionale e dei Paesi più potenti di far tacere le armi e di mettere fine alla tragedia della guerra. Il sangue scorre, come le lacrime. La rabbia aumenta, insieme alla voglia di vendetta, mentre pare che a pochi interessi ciò che più serve e che la gente vuole: dialogo, pace”.
“Non mi stanco di ripetere che la guerra è una sconfitta, che le armi non costruiscono il futuro ma lo distruggono, che la violenza non porta mai pace”, l’ennesimo appello del Pontefice. “La storia lo dimostra, eppure anni e anni di conflitti sembrano non aver insegnato nulla. E voi, fratelli e sorelle in Cristo che dimorate nei Luoghi di cui più parlano le Scritture, siete un piccolo gregge inerme, assetato di pace”.
Siete seme di speranza
“Grazie per quello che siete, grazie perché volete rimanere nelle vostre terre, grazie perché sapete pregare e amare nonostante tutto”, l’omaggio del Papa. “Siete un seme amato da Dio. E come un seme, apparentemente soffocato dalla terra che lo ricopre, sa sempre trovare la strada verso l’alto. Sa trovare la strada verso la luce, per portare frutto e dare vita, così voi non vi lasciate inghiottire dall’oscurità che vi circonda. Ma, piantati nelle vostre sacre terre, diventate germogli di speranza, perché la luce della fede vi porta a testimoniare l’amore mentre si parla d’odio, l’incontro mentre dilaga lo scontro, l’unità mentre tutto volge alla contrapposizione.
Con cuore di padre mi rivolgo a voi, popolo santo di Dio. A voi, figli delle vostre antiche Chiese, oggi martiriali. A voi, semi di pace nell’inverno della guerra; a voi che credete in Gesù mite e umile di cuore e in lui diventate testimoni della forza di una pace non armata”.
Gli uomini non sanno trovare la pace
“Gli uomini oggi non sanno trovare la pace e noi cristiani non dobbiamo stancarci di chiederla a Dio”. È la parte centrale della lettera ai cattolici del Medio Oriente, in cui il Papa spiega perché ha inviato tutti, nel giorno dell’anniversario dell’attacco terroristico ad Israele, a vivere una giornata di preghiera e digiuno.
Preghiera e digiuno
“Preghiera e digiuno sono le armi dell’amore che cambiano la storia, le armi che sconfiggono il nostro unico vero nemico”, ribadisce Francesco. “Lo spirito del male che fomenta la guerra, perché è omicida fin da principio, «menzognero e padre della menzogna”. “Per favore, dedichiamo tempo alla preghiera e riscopriamo la potenza salvifica del digiuno!”, l’invito per la Giornata di oggi.
Poi le parole indirizzate ai cattolici del Medio Oriente, “ma anche a tutti gli uomini e le donne di ogni confessione e religione che in Medio Oriente soffrono per la follia della guerra: vi sono vicino, sono con voi”. “Sono con voi, abitanti di Gaza, martoriati e allo stremo, che siete ogni giorno nei miei pensieri e nelle mie preghiere”, l’elenco del Papa.
Sono con voi
“Sono con voi, forzati a lasciare le vostre case, ad abbandonare la scuola e il lavoro, a vagare in cerca di una meta per scappare dalle bombe. Sono con voi, madri che versate lacrime guardando i vostri figli morti o feriti, come Maria vedendo Gesù. Con voi, piccoli che abitate le grandi terre del Medio Oriente, dove le trame dei potenti vi tolgono il diritto di giocare. Sono con voi, che avete paura ad alzare lo sguardo in alto, perché dal cielo piove fuoco.
Sono con voi, che non avete voce, perché si parla tanto di piani e strategie, ma poco della situazione concreta di chi patisce la guerra, che i potenti fanno fare agli altri; su di loro, però, incombe l’indagine inflessibile di Dio. Sono con voi, assetati di pace e di giustizia, che non vi arrendete alla logica del male e nel nome di Gesù amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano”.
“Grazie a voi, figli della pace, perché consolate il cuore di Dio, ferito dal male dell’uomo”, la conclusione della lettera. “E grazie a quanti, in tutto il mondo, vi aiutano; a loro, che curano in voi Cristo affamato, ammalato, forestiero, abbandonato, povero e bisognoso, chiedo di continuare a farlo con generosità. E grazie, fratelli vescovi e sacerdoti, che portate la consolazione di Dio nelle solitudini umane. Vi prego di guardare al popolo santo che siete chiamati a servire e a lasciarvi toccare il cuore, lasciando, per amore dei vostri fedeli, ogni divisione e ambizione”.