“Noi credenti, che apparteniamo a diverse tradizioni religiose, abbiamo un ruolo da svolgere: aiutare tutti ad attraversare il tunnel con lo sguardo rivolto verso la luce”.
È il saluto del Papa, questa mattina alle ore 9.00 locali, nel “tunnel dell’amicizia”, che collega la cattedrale e la moschea di Giacarta. Lo ha percorso insieme al grande imam, Nasaruddin Umar, nel secondo giorno del viaggio in Indonesia. “Così, al termine del percorso, si può riconoscere, in chi ha camminato accanto a noi, un fratello, una sorella, con cui condividere la vita e sostenersi reciprocamente”, ha proseguito Francesco. “Ai tanti segnali di minaccia, ai tempi bui, contrapponiamo il segno della fratellanza. Segno che accogliendo l’altro e rispettandone l’identità, lo sollecita a un cammino comune, fatto in amicizia, e che porta verso la luce”. Il Papa ha ringraziato “tutti coloro che operano convinti che si possa vivere in armonia e in pace, consapevoli della necessità di un mondo più fraterno”.
“Auspico che le nostre comunità possano essere sempre più aperte al dialogo interreligioso e siano un simbolo della coesistenza pacifica che caratterizza l’Indonesia”, l’augurio finale. “Mi congratulo con tutti voi perché questo tunnel dell’amicizia vuole essere un luogo di dialogo e di incontro”.
La firma della Dichiarazione comune
Nell’incontro interreligioso svoltosi nella più grande moschea dell’Asia, il Papa e il grande imam di Giacarta, Nasaruddin Umar hanno firmato la Dichiarazione di Istiqlal.
“Il nostro mondo –vi si legge – sta chiaramente affrontando due gravi crisi: la disumanizzazione e il cambiamento climatico”. “Il fenomeno globale della disumanizzazione è caratterizzato soprattutto da violenze e conflitti diffusi. Che spesso provocano un numero allarmante di vittime”. “È particolarmente preoccupante che la religione sia spesso strumentalizzata in questo senso, causando sofferenze a molti, soprattutto donne, bambini e anziani. Il ruolo della religione, tuttavia, dovrebbe includere la promozione e la salvaguardia della dignità di ogni vita umana”.
“L’abuso del creato, che è la nostra casa comune, da parte dell’uomo, ha contribuito al cambiamento climatico. Il che comporta conseguenze distruttive come i disastri naturali, il riscaldamento globale e condizioni meteorologiche imprevedibili”. “L’attuale crisi ambientale – denuncia il Documento – è diventata un ostacolo alla convivenza armoniosa dei popoli”. “I valori condivisi dalle nostre tradizioni religiose dovrebbero essere promossi efficacemente per sconfiggere la cultura della violenza e dell’indifferenza che affligge il nostro mondo”. L’assunzione di responsabilità dei leader religiosi, secondo i quali “i valori religiosi dovrebbero essere orientati alla promozione di una cultura di rispetto, dignità, compassione, riconciliazione e solidarietà fraterna per superare sia la disumanizzazione, sia la distruzione ambientale”. “Poiché esiste un’unica famiglia umana globale, il dialogo interreligioso va riconosciuto come uno strumento efficace per risolvere i conflitti locali, regionali e internazionali, soprattutto quelli provocati dall’abuso della religione”. Segue l’invito ad “agire con decisione per preservare l’integrità dell’ecosistema e delle sue risorse ereditate dalle generazioni precedenti, che speriamo di trasmettere ai nostri figli e nipoti”.