30 giugno. Don Giancarlo commenta il Vangelo: la speranza che porta alla salvezza

don Giancarlo

Dal Vangelo 5, 21-43

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

Don Camastra commenta il Vangelo

Questa domenica il Vangelo ci mostra una scena complessa. Infatti sono due i miracoli che oggi Gesù compie. Nel primo versetto (Mc 5,21) Marco descrive la folla che si raduna attorno a lui e fa ressa, probabilmente entusiasta sia per la fama di guaritore di Gesù, che per l’entusiasmo messianico che in quei tempi si respirava molto forte. Nei versetti seguenti (Mc 5,22-24) viene introdotta la figura di un funzionario della sinagoga, colui che nelle celebrazioni liturgiche si occupava di aspetti pratici come la ricerca di lettori e la manutenzione dell’edificio. Quest’uomo “cade ai piedi di Gesù” (v.22) espressione molto forte che ricorda l’atteggiamento degli indemoniati, ma che in questo caso richiama la grande fiducia in Gesù. Tuttavia questo modo di fare ci ricorda anche l’atteggiamento disperato di un padre che nel momento del bisogno ricorre a qualunque mezzo, a chiunque, pur di salvare sua figlia dalla morte ormai prossima. Gesù non indugia troppo e segue il capo della sinagoga.

L’ultima possibilità di guarigione

Mentre Gesù si sta dirigendo verso la casa del funzionario ecco che il Vangelo inserisce un’altra guarigione: una donna in costante stato d’impurità rituale, che le impediva non solo l’accesso al tempio, ma anche il contatto con altre persone. Anche in questo caso Gesù sembra essere l’ultima spiaggia, l’ultima possibilità di guarigione per una donna disperata.
La folla ha una funzione ancora una volta ambigua. Infatti questa donna utilizza la folla per mimetizzarsi e avvicinarsi a Gesù e “toccare il suo mantello” (v. 28). Nell’istante in cui la donna tocca il mantello di Gesù, ecco che avviene la guarigione (v. 29). Padre Maria Eugenio di Gesù Bambino afferma che ci troviamo di fronte a una fede esemplare per i cristiani di tutti i tempi.

La speranza che porta alla salvezza

Il Vangelo ritorna su Giairo (v. 35), il quale deve fare i conti con la morte della figlia. “Non temere” (v. 36) Gesù tuttavia sostiene la fede e la speranza del capo della sinagoga. Questa scena è molto interessante, perché la speranza impedisce a Giairo di cadere nella disperazione e nel dolore cieco. Tuttavia il lettore sa che quella speranza non è una pia illusione, ma è la via che permette al capo della sinagoga di rimanere ancorato a Cristo in quel momento così difficile della sua vita, ed è una speranza che porta alla salvezza della vita della figlia. Come se non bastasse Giairo deve fare i conti con l’incredulità della gente che si trovava a casa con la fanciulla (v. 40). Adottando il punto di vista di Giairo, la domanda è: incredulità o realismo? Infatti solo Dio ha potere sulla vita e sulla morte (Cfr. 12,27)! Le due prospettive sembrano quasi identificarsi eppure sono così diverse soprattutto alla luce della risuscitazione della fanciulla. A quale parola credere?

La parola di Cristo

Non è a caso che il miracolo avvenga attraverso la parola di Gesù “Talità kum” (v. 41) e solo i genitori della fanciulla e “quelli che erano con lui” (v. 40) abbiano potuto assistere al miracolo: l’evangelista ci suggerisce di ancorarci alla parola di Cristo, non a una parola qualsiasi, ed è quella che i Vangeli ci restituiscono. Anche i grandi maestri della vita spirituale affermano la necessità di alimentare la nostra fede attingendo dalla parola di Dio per poter così crescere sull’unico fondamento spirituale solido: Cristo Gesù.

don Giancarlo Camastra