Domenica 14 aprile. Don Giancarlo commenta il Vangelo

don Giancarlo

Dal Vangelo secondo Luca 24, 35-48

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Don Giancarlo Camastra commenta il Vangelo

Per quanto riguarda le apparizioni del Risorto ai dodici occorre innanzitutto fare una doverosa precisazione: esse differiscono sostanzialmente dalle apparizioni di Gesù ai santi o ai mistici.
Santa Teresa d’Avila è la prima ad affermare che nostro Signore si è manifestato dopo la sua Ascensione solo a san Paolo: quindi, per quanto riguarda le apparizioni di Cristo dopo san Paolo, sono da considerarsi come delle immagini costruite sensibilmente da Dio, che le imprime nei sensi dell’uomo assicurando la sua presenza. Per quanto riguarda le apparizioni che ci narrano i Vangeli di Gesù Risorto, invece, non abbiamo la creazione di nessuna immagine da parte di Dio in quanto quello dei racconti evangelici era veramente il Crocifisso Risorto! Per questo quell’esperienza è, e rimane, non solo fondativa per la nostra fede, ma unica nel suo genere!

Presenza e continuità di Gesù

Fatta questa importante precisazione, occorre riportare l’attenzione sugli aspetti fondamentali del nostro Vangelo.
In primo luogo abbiamo l’assicurazione da parte di Gesù di essere presente in mezzo agli apostoli, e poi in mezzo alla sua Chiesa, senza i limiti spazio-temporali. Tuttavia nel nostro brano abbiamo due momenti particolari. Un primo momento riguarda la presa di coscienza, ovvero: Gesù è Risorto e non come un fantasma, ma con il suo corpo reale. Citando un famoso teologo milanese, Giovanni Moioli, possiamo porre la questione nei seguenti termini: gli apostoli sono chiamati a riconoscere una continuità tra il Gesù della storia e il Cristo della fede.
Abbiamo anche un importante parallelismo col Vangelo di domenica scorsa, ovvero il riferimento a guardare e toccare i segni della Passione, con la sola differenza che in Luca l’invito è allargato al gruppo degli undici e non solamente a Tommaso: «Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho» (Lc 24,39).

Il nome santo di Gesù

Gli undici sono, prima di tutto, chiamati a riconoscere che qualcosa di nuovo è accaduto nella storia dell’umanità, requisito fondamentale prima di passare alla missione. In questo quadro che il Vangelo di oggi ci consegna, gli apostoli sono anche invitati a rimanere in quella profonda amicizia e intimità con il maestro, perché è questo legame a costituire la parte fondamentale del loro mandato missionario. Senza questa “alleanza”, che costituisce la fede, sarebbero solo degli ideologi. Grande importanza ha acquisito, nella tradizione spirituale esicasta, il riferimento al nome santo di “Gesù” inserito nel comando, da parte di Cristo, di predicare la conversione e al perdono dei peccati a tutti i popoli (cfr. 24,46-47).
Questo brano ha di fatto aperto una importante tradizione all’interno della Chiesa. Nell’AT il Nome di Dio indicava la sua presenza e il primo cristianesimo ha attribuito a Gesù Cristo tutto ciò che si attribuiva al “Nome” Santo di Dio. Infatti nell’esicasmo l’invocazione costante del nome di “Gesù” diventa una preghiera: di lode, di ringraziamento, di perdono e di contemplazione.

Dietro i momenti difficili scorgere la presenza del Crocifisso Risorto

Oggi il Vangelo invita non solo gli apostoli, ma ciascuno di noi personalmente a ritrovare sempre più profondamente il proprio legame con il Signore Gesù, perché è quel legame a costituire il requisito essenziale per ogni tipo di servizio ecclesiastico.
In seconda battuta, l’invito è quello di adottare quello sguardo di fede capace di scorgere dietro i momenti difficili della nostra vita la presenza del Crocifisso Risorto, perché come dice san Paolo «Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno» (Rm 8,28).

don Giancarlo Camastra