Ieri a Versailles il Congresso della Repubblica francese, costituito dalle Camere riunite, ha approvato a schiacciante maggioranza (780 a 72) la riforma che introduce nella Costituzione l’aborto come «libertà garantita alla donna». Con questo voto la Francia è diventato il primo Paese al mondo a includere esplicitamente nella sua Costituzione l’interruzione volontaria di gravidanza (aborto).
La modifica costituzionale ha inserito un nuovo comma nell’articolo 34 della Costituzione. È così formulato: “La legge determina le condizioni nelle quali si esercita la libertà della donna, che le è garantita, di ricorrere alla interruzione volontaria della gravidanza”. Nei giorni scorsi in una nota, i vescovi francesi hanno ribadito la loro convinzione secondo cui l’aborto “rimane un attentato alla vita fin dall’inizio” e “non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne”.
La Pontificia Accademia per la Vita
“Proprio nell’epoca dei diritti umani universali, non può esserci un ‘diritto’ a sopprimere una vita umana”. Lo afferma oggi la Pontificia Accademia per la Vita (Pav), nel giorno in cui il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza entra nella Costituzione francese.
“Il 29 febbraio – ricorda la Pav in una nota – la Conferenza episcopale francese ha ribadito che ‘l’aborto, che rimane un attentato alla vita fin dall’inizio. Non può essere visto esclusivamente nella prospettiva dei diritti delle donne. Si rammarica che il dibattito avviato non abbia menzionato le misure di sostegno per coloro che vorrebbero tenere il proprio figlio’”.
La Pontificia Accademia lancia quindi un appello a tutti i governi e a tutte le tradizioni religiose, “a fare del proprio meglio affinché in questa fase della storia, la tutela della vita diventi una priorità assoluta. Con passi concreti a favore della pace e della giustizia sociale, con misure effettive per un universale accesso alle risorse, all’educazione, alla salute. Le particolari situazioni di vita e i contesti difficili e drammatici del nostro tempo, vanno affrontate con gli strumenti di una civiltà giuridica che guarda prima di tutto alla tutela dei più deboli e vulnerabili”.
Primo obiettivo dell’umanità
La tutela della vita umana, sostiene la Pav, “è il primo obiettivo dell’umanità. E può svilupparsi soltanto in un mondo privo di conflitti e lacerazioni, con una scienza, una tecnologia, un’industria a servizio della persona umana e della fraternità”.
Di qui il richiamo alle parole di Papa Francesco all’Udienza generale del 25 marzo 2020: “La difesa della vita non è un’ideologia, è una realtà, una realtà umana che coinvolge tutti i cristiani, proprio perché cristiani e perché umani… Si tratta di agire sul piano culturale ed educativo per trasmettere alle generazioni future l’attitudine alla solidarietà, alla cura, all’accoglienza. Ben sapendo che la cultura della vita non è patrimonio esclusivo dei cristiani, ma appartiene a tutti coloro che riconoscono il valore proprio di ogni persona, anche quando è fragile e sofferente”.