Al Cimitero Maggiore il ricordo dei Caduti e Dispersi di tutte le guerre

Sotto una pioggia battente e un vento sferzante – tanto da costringere lo spostamento della celebrazione all’interno della chiesetta della cappella – questa mattina il vescovo monsignor Daniele Gianotti ha presieduto al Cimitero Maggiore di Crema la santa Messa in suffragio dei Caduti e Dispersi di tutte le guerre. Presente in forma ufficiale l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Fabio Bergamaschi, unitamente ad autorità politiche, militari e civili, ai rappresentanti delle associazioni combattentistiche e agli esponenti delle Forze dell’Ordine. Pochi, visto il maltempo, i cittadini intervenuti.

L’omelia del vescovo Daniele

Nell’omelia il Vescovo, citando i vari tentativi di “contare” quanti esseri umani sono vissuti sulla Terra, ha invitato a pensare ai miliardi di persone che sono passate prima di noi e che, ognuna a suo modo, hanno costruito, inventato, creato. Molte di loro sono morte senza un nome, nella solitudine. Eppure, ha sottolineato monsignor Gianotti, “tutti – e in particolare noi cristiani – abbiamo la convinzione di non essere soli; avvertiamo la presenza dei defunti e ci sentiamo uniti a loro. È un legame di comunione e di speranza”.
Da qui l’invito a “tenere viva la consapevolezza di questo legame”, anche alla luce del ricordo dei Caduti nelle guerre. E il Vescovo ha aggiunto: “Il bene che stiamo vivendo (da noi la pace, la libertà, la democrazia…) è il frutto dell’impegno e del sacrificio di tanti uomini e donne che ci hanno preceduto e che, spesso dando la vita, ci hanno introdotti in un orizzonte di umanità condivisa. È questo per noi un invito alla responsabilità: perché di noi rimarrà il ricordo di chi ci ha voluto bene, ma soprattutto resterà quel che avremo donato in bontà, in rispetto per la Creazione, in solidarietà verso gli altri. Nulla sarà perduto di tutto il bene che avremo saputo fare. Facciamo dunque della nostra vita qualcosa di buono che resti per sempre”.

La cerimonia al Famedio: le parole del sindaco

Al termine della santa Messa, come da consuetudine, la breve e toccante cerimonia presso il Famedio, il memoriale dei Caduti in guerra nella nostra città.
Qui il sindaco Bergamaschi ha rilevato come il ritrovarsi in questo luogo stia assumendo, negli anni recenti, “una forma diversa, sempre più nitida, di tragica attualità: le guerre in corso, le guerre a noi vicine, schiacciano sul tempo presente il sentimento di cordoglio per le vite tragicamente interrotte. Un’emozione che rimane doloroso ricordo di vicende umane trascorse, ma che si accompagna a una preoccupazione profonda per l’oggi e il futuro del mondo”.
La violenza come metodo è tornata nella storia, ha osservato il primo cittadino, anche se “in verità non l’ha mai abbandonata. Si è resa solo più evidente ai nostri occhi, più vicina. Ma soprattutto più sfacciata e minacciosa, perché la guerra, l’aggressione, sono un atto ormai sempre più privato di ogni freno, pudore e scrupolo morale. L’annientamento sistematico del valore unico e insopprimibile di ogni individuo, di ogni vita umana, di una moltitudine di vite umane, al contrario, dovrebbe sconvolgere nel profondo, ponendo un argine alle volontà di potenza delle nazioni e alle modalità di superamento delle crisi e delle tensioni geopolitiche. Come previsto dalla Costituzione della Repubblica Italiana che, attraversato l’orrore di una guerra mondiale, ha sancito con consapevole nettezza il ripudio della guerra ‘come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali’. Un monito forte e chiaro a ricordare che se nelle vite spezzate dalle guerre, spesso giovani e innocenti, risiedano le fonti dei sentimenti di pietà, onore e rispetto che oggi intimamente avvertiamo attraverso il ricordo dei nostri defunti e dispersi, al contrario nella guerra in sé – fallimento estremo delle capacità cooperative che dovrebbero differenziare gli uomini dalle belve – non alberga alcuna nobiltà”.
Sempre nella Costituzione, però, esiste “un riferimento valoriale che certo non sfugge: la libertà dei popoli. Quel presupposto che rende dignitosa la vita delle nazioni e delle persone, sacro quanto la vita stessa”. Il sindaco Bergamaschi ha quindi aggiunto: “Oggi, allora, nel ricordo dei Caduti e Dispersi di tutte le guerre, rendiamo omaggio in particolare a chi si diede integralmente per consegnarci una patria, un’Europa, un mondo più libero, riflettendo sul valore di questa dimensione, ma anche sulla sua fragilità e sulla necessità di un impegno costante e diffuso, in cui sentirci tutti coinvolti, per preservarla dalle aggressioni degli istinti più brutali dell’animo umano. Con profondo cordoglio, con estrema gratitudine”.