San Pantaleone. Dal patrono le medicine della conversione, della gratuità e dell’universalità

Il vescovo Daniele con i sindaci e le autorità in Episcopio

La città e la diocesi di Crema hanno celebrato solennemente, questa sera, la festa patronale di San Pantaleone. L’annuale ricorrenza è iniziata alle 20.30 in Episcopio, dove il vescovo monsignor Daniele Gianotti ha ricevuto il sindaco di Crema Fabio Bergamaschi, i sindaci del territorio e le autorità civili e militari, oltre che i rappresentanti dei movimenti e delle associazioni di volontariato. In prima fila il prefetto e il questore di Cremona, rispettivamente Corrado Conforto Galli e Michele Davide Sinigaglia. Presente anche il senatore Renato Ancorotti.
Rivolgendo a tutti un cordiale saluto, il Vescovo ha ringraziato gli esponenti istituzionali e le Forze dell’Ordine per l’impegno profuso e ha poi auspicato per le nostre comunità e per la nostra terra – per intercessione di San Pantaleone – doni di vita buona, di pace e di prosperità.

Il Pontificale in Cattedrale

La celebrazione patronale è proseguita poi in Cattedrale dove, dopo la processione d’ingresso, il vescovo Daniele ha presieduto il Pontificale, affiancato da diversi sacerdoti. Ha animato la liturgia la Polifonica Cavalli, diretta dal maestro Alberto Dossena con il maestro Luca Tommaseo all’organo.
Nell’omelia monsignor Gianotti ha richiamato l’immagine – cara a tutti i cremaschi, ma anche altrove – che raffigura San Pantaleone con il necessario per esercitare l’arte medica: quali medicine, ha dunque chiesto rivolgendosi al Patrono, “puoi offrire a noi, Chiesa cremasca, in questo tempo così complicato? Quali rimedi puoi dare a questa città, a questo popolo, alle pestilenze di oggi?”.

San Pantaleone e la medicina della conversione

Il vescovo Daniele ha quindi condiviso ciò gli è sembrato d’aver percepito come risposta da parte del Santo, ripensando anche alla sua vita e alla diffusione del suo culto nel tempo. “Innanzitutto – ha detto – mi sembra che San Pantaleone abbia da offrirci la medicina della conversione. Lui stesso aderì alla fede cristiana quando, ancora giovane e già stimato per l’arte medica, fu aiutato a incontrare Gesù Cristo e a riconoscere in Lui la salvezza decisiva. Pantaleone accolse l’invito di Gesù, aderì a Lui nella fede, e questa fede non abbandonò più, fino a darne la testimonianza suprema con il martirio”.
I cristiani, ha subito puntualizzato monsignor Gianotti, “sanno – o dovrebbero sapere – che la conversione è però un processo continuo: sempre si tratta di rinnovare il proprio a Gesù Cristo (e, in Lui, a Dio stesso), perché questo è inserito nelle peripezie della storia, personale e sociale; e sempre da capo il cristiano, e la comunità cristiana, e la Chiesa tutta, hanno bisogno di chiedersi: che cosa vuol dire oggi, per me, per noi, l’adesione a Gesù Cristo e al suo Vangelo? In che cosa mi chiede di cambiare?”. E ha aggiunto che la continua conversione, a livelli diversi, riguarda tutti, non solo i credenti. Una conversione che dev’essere intellettuale, protesa alla verità, fondata sulla quella morale che consente di passare da scegliere ciò che piace a scegliere ciò che è giusto e buono.

San Pantaleone e la medicina della gratuità

Come secondo rimedio per i mali che ci affliggono, il vescovo Daniele ha indicato quello della gratuità, ricordando che San Pantaleone è venerato come uno dei medici che esercitavano gratuitamente la loro professione. Quella gratuità che non significa tradire il diritto di chi lavora a essere pagato in modo giusto ed equo, ma che “apre a una prospettiva di benevolenza, solidarietà, preoccupazione per il bene comune; che fa crescere tanto la società quanto la comunità cristiana”.
San Pantaleone, ha osservato, “ha sparso in abbondanza la medicina della gratuità, qui a Crema: penso alle tante associazioni di volontariato, penso alle tante persone generose che, nella Chiesa e nella società, mettono a disposizione gratuitamente il proprio tempo, le proprie energie, le proprie capacità, al servizio di altri, per il bene comune. Ma sento anche dire che, di anno in anno, questa medicina della gratuità incomincia a scarseggiare… Che il nostro santo Patrono ci aiuti a disporne ancora in abbondanza”.

San Pantaleone e la medicina dell’universalità

Tra i medicinali di San Pantaleone, ecco infine quello dell’universalità. “È veramente sorprendente – ha rilevato il Vescovo – vedere quanto il nostro Patrono sia venerato in tante parti del mondo. Proprio ieri ho scoperto l’usanza, tuttora diffusa in paesi come l’Argentina, l’Uruguay, il Paraguay e non solo, di mangiare gnocchi di patate il 29 del mese (mettendo sotto il piatto anche una moneta), a partire da una leggenda sull’ospitalità che San Pantaleone avrebbe ricevuto da contadini veneti, ai quali si presentò come un mendicante… San Pantaleone è un santo che ha attraversato molti confini e ci invita a tenere larghi i nostri orizzonti, a non accontentarci del ‘piccolo è bello’: perché in certa misura è vero, ma può diventare anche poco sano”.
E pensando alla nostra Chiesa di Crema, ha aggiunto: “Ritengo che sia stata, e tuttora sia una grande grazia, l’apertura missionaria che ha permesso a tante figlie e figli della nostra piccola diocesi di partire per annunciare e testimoniare il vangelo in tutti i continenti. Papa Francesco, nell’udienza che ci ha concesso il 15 aprile scorso, ci ha parlato del beato Alfredo Cremonesi come di ‘un uomo universale, per tutti’, un uomo che ha esercitato il suo ministero con tenacia, ‘donandosi senza calcoli e senza risparmio per il bene delle persone a lui affidate, credenti e non credenti, cattolici e non cattolici’. A lui, davvero, San Pantaleone ha fatto il dono di questo salutare rimedio a tante stanchezze, paure, fatiche, che è l’universalità: il desiderio di aprire cuore, mente, braccia, case, chiese e paesi a una fraternità senza confini: il che è una sfida continua, di nuovo, per la Chiesa, ma anche per la società cremasca. Una sfida già più volte accolta nel passato e che, mi auguro, continueremo a raccogliere oggi e nel futuro”.
Monsignor Gianotti ha concluso: “Conversione, gratuità e universalità sono medicine che hanno questo in comune: ci chiedono di uscire da noi stessi per essere più umani e più cristiani”.

Il dono dei ceri votivi e di un antico libretto

La Messa è proseguita con le preghiere dei fedeli e con la processione offertoriale, nella quale i sindaci hanno rinnovato l’offerta dei ceri votivi. A loro monsignor Gianotti ha invece donato un’antica Vita di San Pantaleone, scritta dal sacerdote Tommaso Piantanida – già parroco di Madignano – e pubblicata nel 1707: una copia unica, in riproduzione anastatica, conservata nella biblioteca dell’Università dell’Illinois che ne ha fatto dono ai cremaschi.
Al termine della celebrazione, poi, il vescovo Daniele ha benedetto tutti con la reliquia di San Pantaleone.