Quattro anni. Tanto è durata l’attesa per i castelleonesi che finalmente il 19 marzo potranno tornare a ritrovarsi attorno al falò di san Giuseppe. Una delle più radicate e storiche tradizioni della città del Torrazzo è andata in quarantena per tre edizioni (2020, 2021 e 2022) causa pandemia. Dopo il 19 marzo 2019, ultimo appuntamento di festa attorno alla catasta di legna data alle fiamme, nessuna primavera è più stata festeggiata a dovere all’ombra della torre. Quest’anno no, domenica 19, tutto tornerà nel solco delle usanze e delle credenze popolari che vogliono il bruciare ‘la vecia’ (fantoccio che nella simbologia rappresenta l’inverno) in piazza Isso essere di buon auspicio per una nuova stagione mite e per ottimi raccolti nei campi.
Torna la tradizione
“Senza dimenticare chi non c’è più e chi attorno al falò non si potrà più stringere in amicizia con la nostra comunità – spiega l’assessore Gianluigi Valcarenghi – quest’anno si ripresenta la nostra tradizione. Tutto è in fase di definizione insieme alla Polizia Locale, alla Protezione Civile e, soprattutto, agli ‘Amici del falò’”. In effetti sono loro i veri protagonisti della manifestazione. Raccolgono le fascine di legna, andando anche casa per casa laddove i proprietari intendono collaborare alla buona riuscita e possano farlo avendo piante in giardini e cortili ì cui rami tagliati facciano al caso. I volontari del gruppo preparano il fondo accanto al Torrazzo, perché l’acciottolato non si danneggi. Allestiscono la montagna di legna e vi issano il fantoccio. Tutto nei due giorni che portano all’atteso evento serale. Quindi ci si prepara all’accensione.
Quello della festa di san Giuseppe a Castelleone è quasi un rituale, propiziatorio, che si ripete. Anche nelle famiglie. Nella prima serata la chiesa parrocchiale accoglie i fedeli per una preghiera a san Giuseppe. Quindi la statua del santo viene portata a spalle lungo via Roma verso la chiesa a lui dedicata all’inizio di via Bressanoro. Il passaggio davanti a Torre Isso è suggestivo, con l’effigie del ‘papà dei papà’ illuminata dalla catasta di legna data alle fiamme, tra ali di folla. I bimbi stringono tra le mani i loro palloncini. Qualcuno scappa e si mischia, salendo in cielo, alle faville. Lo spettacolo è straordinario.
Una sera che non finisce mai
Mentre le fiamme pian piano si placano e perdono vigore, il centro si anima tra le passeggiate sotto i portici con gli occhi alle vetrine già vestite di primavera e una tappa al luna park. Poi il ritorno a casa, per molti ma non per tutti. A tarda serata, infatti, attorno al falò ormai arso, sono tanti i castelleonesi che in amicizia si ritrovano per preparare sulle braci ardenti e consumare insieme patate al cartoccio e salamelle, e dissetarsi con qualche birra. Un modo per non far finire mai una serata, per alcuni una intera giornata, trascorsa a vivere la tradizione di un paese che manifesta in questi momenti il sentire comune, l’appartenenza a una comunità e alla sua storia. In un ricorrere di eventi che si tramandano naturalmente di generazione in generazione, come se il falò fosse impresso nel Dna di ogni castelleonese. E questa è una vera magia!