“Ritornate a me con tutto il cuore…” (Gl 2,12). Si apre con questo invito da parte di Dio, trasmesso dal profeta Gioele, la liturgia della Parola nella Messa del mercoledì delle Ceneri, giorno che inaugura il tempo di Quaresima. Desidero rilanciare a me e a tutta la nostra Chiesa di Crema questo invito, mentre entriamo nel “tempo propizio” della Quaresima e ci prepariamo a rinnovare la nostra partecipazione alla Pasqua del Signore.
“Ritorniamo a Dio”
Ritorniamo a Dio: ne abbiamo bisogno prima di tutto noi, che ci diciamo credenti in Lui, e qualche volta rischiamo di fare di Dio un nostro possesso pacifico e tranquillo, piuttosto che Qualcuno che continuamente ci sorprende e ci propone di stabilire con Lui una relazione vivente, sempre rinnovata.
Abbiamo bisogno di ritornare a Dio, per non correre il rischio di trasformare l’amicizia con Lui, dono del suo amore misericordioso e insieme esigente, in una serie di tradizioni religiose, di abitudini devozionali, di comportamenti che Lo onorano con le labbra, mentre il nostro cuore rimane distante da Lui (cf. Mc 7,6).
Dio chiama a tornare a Sé noi, che ci diciamo credenti, perché potremmo essere anche noi come il figlio che si perde, pur continuando a vivere nella casa del padre (cf. Lc 15,25-32): senza capire veramente che cosa implica essere sempre con Lui, senza saper riconoscere con verità che “tutto ciò che è suo è anche nostro” (cf. v. 31), perché mentre cerchiamo di compiere il nostro “dovere religioso”, non siamo in grado di sintonizzarci davvero sul suo cuore, sulla sovrabbondanza della sua misericordia, che ci spinge in particolare a fare posto al fratello (cf. v. 32), a riconoscere che “se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1Gv 4,11) nella misericordia, nell’accoglienza vicendevole, nella cura premurosa per gli ultimi, per i meno amati, per i rifiutati, che sono più vicini al cuore di Dio (cf. Gc 2,5-6).
Dio può toccare il cuore di ciascuno
Certo, è naturale pensare che abbiano bisogno di tornare a Dio anzitutto quelli che Lo di-sprezzano, quelli che Lo ignorano, quelli che si prostrano alla moltitudine di idoli che la nostra società sa presentare con tanta forza di seduzione; hanno bisogno di tornare a Dio quelli che prosperano sul commercio delle armi, quelli che praticano ingiustizia e violenza, quelli che disprezzano i fratelli e abusano di loro, e sono responsabili di soprusi e ruberie, nei confronti del prossimo come nei confronti della nostra “casa comune”…
Sì, è vero, vale anche per loro l’appello a tornare a Dio. E sarebbe facile continuare l’elenco, segnare a dito tutti quelli che, come il figlio più giovane della parabola raccontata da Gesù, sperperano i doni ricevuti da Dio e dilapidano tutto in una vita dissoluta (cf. Lc 15,30): come dubitare del fatto che dovrebbero tornare a Dio? E chissà, magari con un po’ di confusione nel cuore, con intenzioni non proprio di alto profilo, qualche passo per tornare a Dio cercano di metterlo in fila, come ha fatto quel ragazzo (cf. 15,17-19).
Siamo convinti che Dio può toccare il cuore di tutti e di ciascuno, per farlo tornare a Sé: per questo, anche, preghiamo per la conversione di tutti. Ma credo che Dio si aspetti che la sua Chiesa, i discepoli del suo Figlio Gesù, siano i primi a mostrare – lasciandosi raggiungere dal suo Spirito di conversione e di vita nuova – che gioia, che bellezza c’è nel tornare a Lui! “Tu, quando digiuni, profùmati la testa e làvati il volto…” (Mt 6,17), ci sentiamo dire da Gesù nel giorno delle Ceneri. Come dire: mostra a tutti, proprio quando intraprendi il cammino della penitenza per tornare a Dio, quanta gioia Egli può mettere nella tua vita, quanta speranza, quanta pace…
E per l’appunto, secondo le parole di Gesù nel Vangelo del mercoledì delle Ceneri: torniamo a Dio con l’elemosina, piegandoci sul volto del povero – quello che Dio ci fa incontrare, non quello che sembra a noi più gradevole o meritevole – per intravedere in lui la povertà di Dio stesso, che ci tende la mano (cf. Mt 25,31-46) e ci domanda misericordia.
La preghiera e il digiuno
Torniamo a Dio con la preghiera insistente e instancabile: una preghiera che ci fa riconoscere la nostra impotenza a risolvere, con le nostre forze, le grandi sfide che abbiamo davanti; ci fa ritrovare la nostra condizione di figli nel Figlio amato; ci fa mettere ogni cosa nelle mani del Padre, in quella fede che si abbandona completamente a Lui, sapendo che questa fede può smuovere le montagne (cf. Mt 17,20).
Torniamo a Dio con il digiuno: astenendoci non solo da ciò che è male (dovrebbe essere ovvio), ma anche da tutto ciò che alimenta l’invadenza del nostro ‘io’ e lo porta a cercare continue soddisfazioni e forme di compiacimento. Imporci, con intelligenza spirituale, qualche giusta limitazione, è una via buona per ritrovare in noi lo spazio per Dio e per il fratello, e per camminare con più leggerezza nella via del Signore.
Un’esperienza di Chiesa: verso l’incontro con in Papa
Tornare a Dio, nel cammino spirituale della Quaresima, è anche un’esperienza di Chiesa: fa parte – ce lo ricorda papa Francesco nel suo Messaggio per la Quaresima di quest’anno – di quella dimensione sinodale di Chiesa, sulla quale stiamo riflettendo e nella quale stiamo cercando di camminare.
Parte di questo cammino sarà, per noi, proprio l’incontro con papa Francesco che, a Dio piacendo, avremo la grazia di vivere a Roma il prossimo 15 aprile. So che l’adesione a questa iniziativa è già molto alta, e ne ringrazio Dio. Mentre sollecito tutti coloro che pensano di iscriversi a farlo al più presto – anticipando quanto più possibile la scadenza del 18 marzo, anche per facilitare l’organizzazione dell’evento – affido questo incontro con il Papa alla preghiera di tutti, per l’intercessione speciale del beato Alfredo Cremonesi.
L’inizio della Quaresima anticipa di poco l’anniversario dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Questo conflitto ci ha toccato più da vicino di altri – avviene in Europa, ha avuto e ha tuttora conseguenze economiche, umanitarie ed emotive che ci coinvolgono – ma, come dovremmo sempre ricordare, è solo una delle tante guerre che si combattono nel mondo. C’è il rischio, anche per noi cristiani, dell’assuefazione e, peggio ancora, della perdita della speranza che scaturisce dalla fede in Gesù Cristo, colui che riconosciamo come “nostra pace” (cf. Ef 2,14).
In marcia per la pace
È vero: la pace che Egli ci ha donato non è secondo i criteri del mondo: ma questo ci impegna ancora di più, nella preghiera e nell’azione, a diventare operatori di pace, affamati e assetati di giustizia (cf. Mt 4,6.9) per tutti, mai rassegnati alle ‘ragioni’ della violenza, della sopraffazione, della prevaricazione. Le comunità cristiane della città di Crema propongono, per la sera dell’1 marzo, una marcia silenziosa per la pace: In silenzio gridiamo la pace. Invito chi può a partecipare e, in ogni caso, a fare della Quaresima un “tempo forte” di preghiera, riflessione e azione per camminare sulle vie della pace.
Parrocchie, movimenti, associazioni e gruppi, e anche gli Uffici pastorali della Diocesi, propongono appuntamenti e strumenti perché possiamo vivere in pienezza questo tempo di grazia. Tra le iniziative diocesane, ricordo il ritiro spirituale diocesano, a cui sono specialmente invitati gli operatori pastorali, di domenica 26 febbraio, e gli Esercizi spirituali al popolo, che si terranno nelle sere del 20, 21 e 22 di marzo, meditando i racconti di alcuni incontri con Gesù, narrati nella prima parte del vangelo di Giovanni.
Le opportunità, insomma, non mancano: in tutte quelle che ci sono offerte, lasciamo soprattutto che sia Dio a entrare in profondità della nostra vita, e sia il primo a farci tornare a Lui con tutto il cuore e tutta l’anima.
L’Uruguay e la Visita pastorale
Da parte mia, entro nella Quaresima portando nel cuore due graditi ricordi: quello della recentissima visita nella diocesi di San José de Mayo (dove lavorano con impegno riconosciuto don Paolo Rocca e, da pochi giorni, don Maurizio Vailati) e in altri luoghi dell’Uruguay; e quello delle prime settimane di Visita pastorale, nell’Unità pastorale Beato Carlo Acutis, nel mese di gennaio. Nell’una e nell’altra esperienza ho potuto toccare con mano il modo in cui Dio opera silenziosamente, ma efficacemente, nella vita di tante persone; sono stato edificato da esempi belli di fede, speranza e amore vissuti con semplicità e generosità.
Anche in questo modo sono incoraggiato a “tornare a Dio”, perché non ho dubbi sulle grandi cose che Egli opera in chi si affida a Lui. Non ci spaventino fatiche, difficoltà, eventuali durezze di cuore, che sperimentiamo in noi e fuori di noi. Ci aspetta la Pasqua del Signore, che è dono di vita piena, speranza che non delude, certezza che “né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8,28-29).
Buona Quaresima!
Crema, 22 febbraio 2023
Mercoledì delle Ceneri
+Daniele Gianotti