Straordinarietà. Il diacono Benzi commenta il Vangelo di oggi, domenica 19 febbraio

Chiesa Cremasca
Il diacono Alessandro Benzi

Dal Vangelo secondo Matteo 5, 38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Avete inteso che fu detto: ‘Occhio per occhio e dente per dente’. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: ‘Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico’. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.

Straordinario

Il discorso della montagna è un invito alla straordinarietà. Domenica scorsa Gesù ci ha proposto in modo chiaro lo stile, gli atteggiamenti, le scelte e i comportamenti di una vita alla luce del Vangelo, andando oltre il limite del mero rispetto formale dei comandamenti per aprirci a una giustizia “più grande”.
Dio desidera che la nostra umanità, per quanto fragile, diventi tempio dello Spirito, una meravigliosa melodia che canti la bellezza della vita.
La misura smisurata dell’amore di Dio e che “fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi” ci è davanti come orizzonte e come meta: mettiamo da parte la logica del “ti rendo quello che mi hai dato” (sia nel bene che nel male) e scegliamo quella di un amore vissuto all’eccesso.
“Siate perfetti come il Padre” o “siate santi perché io, il Signore, sono santo” sono parole che appaiono inarrivabili e inavvicinabili indirizzate a gente che fa un’altra vita, dedita alla preghiera e separata dalle vicende che ci toccano ogni giorno: la famiglia, la scuola, gli amici, il lavoro, lo sport, il tempo libero. Nessuno potrà mai essere perfetto, è come se Gesù ci stesse domandando l’impossibile, quasi che la santità sia una strada parallela che non interseca mai quella dei nostri giorni.

La concretezza della santità e la tentazione 

Invece Lui, proprio come settimana scorsa, ci porta per mano al centro radicale della fede parlandoci in modo pratico e trasparente: “Non coverai nel tuo cuore odio verso tuo fratello, non serberai rancore, amerai il prossimo tuo come te stesso”.
La concretezza della santità: niente di astratto, immaginario, distaccato, ma dentro il quotidiano e che ha a che fare con gli odori profondi della nostra debolezza e della nostra carne, della nostra terra.
La vita ci chiama sempre a una scelta e la tentazione, di fronte a un male subìto, è quella di rendere lo schiaffo ricevuto, di restituire al mittente almeno tanto quanto abbiamo sofferto e patito. Oppure per non uscire dalla nostra zona di confort ci rintaniamo nelle nostre calde e profumate relazioni evitando di contaminarci con chi è diverso, con chi la pensa diversamente da noi. Amare il nemico poi, e chi ce la fa? Che lo colpisca un fulmine!
Come spesso ci dice Gesù, non è un problema di quantità, ma di qualità: in quel “come” di “siate perfetti come il Padre” sta tutta la differenza. Ossia tentare di essere riflesso, pur nella nostra imperfezione, dell’amore del Padre per ognuno di noi. Perché noi per primi siamo quelli che danno schiaffi e che fanno dell’arroganza e della prepotenza il loro modo di essere.

Facciamo sorgere un po’ di sole in chi ha il buio davanti a sé

Quante volte Dio si è fatto vicino nei nostri giorni spenti attraverso le persone che ci sono vicine e che hanno fatto sorgere il sole dentro i nostri occhi solo con un sorriso, un ascolto fatto con il cuore, una carezza, un abbraccio, un perdono donato. Chi non vorrebbe incontrare persone che ti accettano così come sei, senza giudizio, che non portano rancore, sempre pronte a fare un passo verso di te anche se le hai tradite o fatte soffrire, o che non si attendono una ricompensa per quanto ti regalano?
Che bello questo Dio che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi, che non fa preferenze, luminoso, positivo.
Siamo invitati anche a far sorgere un po’ di sole, un po’ di speranza, un po’ di luce, a chi ha il buio davanti a sé trasmettendo il calore della tenerezza, l’energia della solidarietà. Siamo invitati a porgere l’altra guancia, a vivere in modo disarmato per disinnescare la spirale della vendetta e costruire relazioni creative che fanno saltare i piani, uomini e donne pienamente liberi che scombinano le regole… vite che trasudano di straordinario. Vite che provano a essere sante e perfette come quella del Padre che ama in perdita.

diacono Alessandro Benzi