Dal Vangelo secondo Matteo 11,2-11
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Il commento al Vangelo
La domanda di Gesù “Che cosa siete andati a vedere nel deserto?” (Mt 11,7) ci obbliga a ripensare alla figura del Battista. Certamente un uomo tutto d’un pezzo, non una banderuola al vento; anche di fronte ai potenti non risparmia il rimprovero e l’appello alla conversione perché è vicino il giudizio di Dio, la sua condanna per i peccatori. Un profeta credibile, che vive quello che dice. Infatti ora è in carcere: “Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: ‘Non ti è lecito tenerla con te!’” (Mt 14,3-4). Ancora “Egli è colui del quale sta scritto: Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via” (Mt 11,10), egli è colui che ha indicato in Gesù il Messia atteso.
Il tempo della prova
Ma ecco ora il tempo della prova, della solitudine nel carcere, di un fallimento imminente. Nella prova il tempo delle domande. Proviamo a immaginarci, secondo lo stile ignaziano, nei panni del Battista. In quel tempo dilatato e nel silenzio avrà ripensato ai testi profetici, alle parole di Isaia, così vicine alla sua predicazione: “Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile, con sdegno, ira e furore, per fare della terra un deserto, per sterminarne i peccatori. Io punirò nel mondo la malvagità e negli empi la loro iniquità. Farò cessare la superbia dei protervi e umilierò l’orgoglio dei tiranni” (Is 13,9.11).
Ma ciò non sembra essersi compiuto! Tutt’altro! Il tiranno Erode l’ha arrestato, è vincente! E per di più di Gesù sente dire “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori” (Mt 11,19). Si sarà scandalizzato di Gesù, del suo agire, delle sue parole. Può aver pensato di aver sbagliato tutto, di essersi illuso, di aver posto la sua fede nella persona sbagliata,… È il tempo del dubbio, della crisi di fede!
Bisogna superare l’ascolto selettivo
Come il Battista anche noi possiamo entrare nel tempo del dubbio e la sua reazione ci aiuta a cogliere la strada che possiamo percorrere in quei momenti. Egli innanzitutto confida il suo dubbio ai suoi discepoli. Non si vergogna di condividere le sue domande, le sue incertezze, il suo sentire. Quindi interroga direttamente Gesù, non si sottrae a un confronto con lui perché deluso. Lui che era chiamato a “gridare” per vincere un ascolto selettivo è rimandato dalla risposta di Gesù – “Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo” (Mt 11,4-5) – a superare un ascolto selettivo della Scrittura: gli è infatti indicato il compimento di un altro passo di Isaia “Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa” (Is 35,5-6).
Conclusione
Lui che ha chiamato altri a conversione è ora chiamato a convertire la propria immagine di Dio: il suo forte riferimento alla giustizia di Dio deve lasciare spazio anche alla misericordia e alla paternità. In questa sua conversione la sua grandezza! “E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!” (Mt 11,6) dice Gesù.
Io mi scandalizzo di Gesù, del contemplare il Messia forte e potente nella piccolezza e fragilità di un neonato deposto in una mangiatoia? Sono disposto a mettere in discussione la mia idea di Dio? Sono disposto a confrontarmi nel tempo del dubbio di fede con altri credenti, con la Scrittura e la tradizione vivente della Chiesa?
don Simone Valerani