Padre Gigi: preghiamo per “Liberare la Pace”

Veglia per Liberare la Pace
Padre Gigi e il parroco don Giovanni sul presbiterio di Madignano durante la veglia di preghiera

Tantissima gente ha risposto ieri sera all’invito di padre Gigi Maccalli, rapito quattro anni fa in Niger e liberato due anni dopo. Invito nella chiesa di Madignano a pregare per “Liberare la Pace”. Nel 17 del mese, giorno in cui fu catturato nel settembre 2018.

“Quattro anno fa – ha detto – sullo striscione era scritto Liberate padre Gigi. Oggi scriviamo Liberate la pace. Cerchiamo la pace che non si fa con le armi, ma è armonia delle relazioni. Cerchiamo sempre la pace, preghiamo per la pace, che è la fratellanza dei cuori. Continuiamo a marciare con il cuore per la pace, ostaggio ancora di tante guerre.”

Si trattava – ieri sera – della prima di cinque iniziative di preghiera (sempre il 17 del mese), programmate fino ad aprile compreso. Si pregherà sempre per la pace e per coloro che sono ancora prigionieri nel Sahel, a tutt’oggi dieci persone. Ogni serata un tema particolare. Quello di ieri sera: “Deserto e silenzio. Prova e opportunità”.

La veglia è iniziata nella piazzetta antistante la chiesa. Il corteo è poi entrato, preceduto dallo striscione, che è stato posto ai piedi dell’altare, al canto Pace sia, Pace a voi!

DESERTO E SILENZIO

Padre Gigi, iniziando la veglia ha spiegato la sua proposta di liberare la pace, ostaggio ancora della guerra. Poi ha sviluppato il tema della serata, partendo da un brano del libro di Osea (“Io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”) e da quello del Vangelo in cui si racconta di Gesù sospinto nel deserto dalla Spirito). Un filmato ha mostrato le dieci parole con le quali padre Gigi racconta il deserto nel suo diario di prigionia (Sole e sete, Sabbia e solitudine, Spine e sofferenza, Soffio di vento e scherno, Stelle e speranza).

Ha poi ricordato i suoi due anni di deserto rifacendosi a Gesù. Lo Spirito lo sospinse nel deserto perché divenisse totalmente umano. Dimorare a lungo nel deserto permetterà a Gesù di conoscere se stesso, di imparare a vivere totalmente la sua umanità. Stava con le bestie selvatiche… cioè con quelle passioni che sono dentro di noi, potentissime e bellissime, se le orientiamo positivamente. In caso contrario, sono talmente forti che ci possono dominare.

Deserto è confrontarsi con il silenzio. “Nel deserto – ha detto padre Gigi – ho scoperto che Dio è silenzio: il deserto non è vuoto, ma è la condizione per incontrare Dio, silenzio che parla. Nel silenzio ho trovato orizzonti di nuove scelte.”

E nella situazione di guerra attuale ha invitato a pregare per tutte le vittime, a fare silenzio e pregare per la pace per contrastare il rumore della guerra.

“Non possiamo restare indifferenti di fronte alla tentazione di usare le armi per risolvere i conflitti. Le armi non garantiscono la democrazia. Mi dissocio dalle armi e dalla violenza. L’unica via per la pace è capire che siamo tutti fratelli. Io ho perdonato e sono in pace.”

I DIECI OSTAGGI

Al temine della celebrazione si è pregato per i dieci ostaggi ancora prigionieri nel Sahel di cui padre Gigi ha fatto i nomi ad uno ad uno.

La benedizione conclusiva l’ha impartita il vescovo Daniele che ha fatto la proposta di dare continuità alle iniziative di padre Gigi. Una sorta di staffetta di preghiera ogni giorno del mese (dal 17 al 17) con una comunità che prega a turno per “liberare la pace”.