Gradita visita in Comune – poco fa – della delegazione cubana composta dai medici Carlos Ricardo Pérez Diaz e Julio Guerra Izquierdo – rispettivamente capo della brigata che ha agito a Crema e di quella in azione a Torino – accompagnata da una troupe giornalistica. Lo scopo della visita, infatti, è quello di realizzare un documentario che ripercorra le tappe della permanenza della Brigata medica cubana “Henry Reeve” – da marzo a maggio 2020 – nel quotidiano impegno nell’ospedale da campo allestito dall’Esercito in piena emergenza Covid. Dove operarono anche i 52 sanitari cubani.
Solidarietà preziosa
“Questo è un momento tra il solenne e il cordiale – ha dichiarato il sindaco Fabio Bergamaschi salutando gli amici cubani –. Sappiamo bene cosa avete rappresentato per noi in uno dei momenti più difficili e tristi per la nostra città. Sin dal vostro arrivo s’è instaurata una forte relazione positiva con l’intera comunità, in un rapporto umano costante, che l’emergenza ha contribuito a rafforzare e cementare”. Bergamaschi ha evidenziato il valore della solidarietà, specie in quel momento, sottolineando la grande amicizia sorta.
Grande speranza e grande fiducia
“Siamo felici di accogliervi oggi nella comunità cremasca e qui a Crema. In voi abbiamo riposto grande speranza e grande fiducia, organizzando in poco tempo un’accoglienza non facile”. Accanto al sindaco c’erano gli assessori Giorgio Cardile, Franco Bordo, Gainluca Giossi ed Emanuela Nichetti.
Il sindaco, ricordando il grande impegno dei sanitari della “Henry Reeve” ha ribadito la stima e l’affetto della nostra città, “che rimarrà per sempre”. Per Pérez Diaz e Guerra Izquierdo il dono del libro sul Covid edito dal Centro di Ricerca “A. Galmozzi”, dove i cubani figurano tra i protagonisti. “Un piccolo pensiero – ha detto Bergamaschi porgendo il volume – per esprimere ancora una volta tutta la nostra gratitudine nei vostri confronti”.
Una forte emozione
Spazio, di seguito, al saluto del dottor Perez Diaz, interrotto solamente dal profondo abbraccio con l’ex sindaco Stefania Bonaldi, nel frattempo sopraggiunta in Comune per incontrare personalmente i medici. “Una forte emozione vedere Stefania perché ho avuto una stretta relazione con lei”, ha commentato Pérez Diaz. “Non rappresento solo me stesso, ma tutti i 52 professionisti della sanità cubana che combatterono il Covid a Crema nella sua fase più difficile. Quando c’è stata la richiesta di aiuto abbiamo subito accettato perché il popolo italiano è accomunato al popolo cubano dai valori di solidarietà e fratellanza”.
Il rapporto con le istituzioni
Quando arrivò da noi la brigata, sull’isola cubana non c’erano casi di Coronavirus. “Uno solo era malato ed era un cittadino italiano. I sanitari venuti a Crema avevano già avuto esperienza con l’Ebola in Africa”. Il capo della brigata ha fatto memoria del forte rapporto instaurato con le istituzioni italiane, Comune e Diocesi di Crema compresi: “Grazie a questo sforzo comune è stato conseguito il risultato”, ha detto. Confermando “il grande contributo della ricerca scientifica italiana nella battaglia contro il Covid a livello mondiale”. Una conoscenza che i sanitari intervenuti a Crema hanno poi portato a Cuba e nel resto del mondo dove sono stati chiamati successivamente.
Esperienza indimenticabile
“Non dimenticheremo mai il saluto in piazza Duomo e l’intera esperienza cremasca”. Se è vero che Cuba è nel cuore di Crema, Crema è nel cuore di Cuba. Prima del congedo Pérez Diaz. una volta per tutte, ha sgombrato il campo da ogni dubbio: “A Crema siamo venuti volontariamente, con spirito altruista e senza ricevere compenso, se non vitto e alloggio. Lo stipendio era pagato dallo Stato cubano”. In questi giorni ci saranno altri significativi incontri.