Itinerari dello Spirito/5. Il santuario della Madonna di Montallegro

Itinerari dello Spirito
Una veduta aerea del santuario di Montallegro

Saliamo di nuovo su un monte dal quale la Vergine Maria protegge i suoi fedeli. Siamo nel golfo del Tigullio e la visita al santuario della Madonna di Montallegro è veramente una grande esperienza di fede, arte e bellezze naturali.
Da Rapallo vi si può salire in macchina con una comoda strada (vi è anche un servizio bus), costruita nel 1932, in funivia (in soli sei minuti e mezzo) e anche a piedi. Entrando nell’area del santuario si percorre un bel viale alberato prima di giungere alla grande scalinata che porta sul piazzale antistante il santuario. Siamo a 600 mt sopra il livello del mare e da qui la vista sul golfo, su Rapallo Santa Margherita Ligure e il promontorio di Portofino è veramente straordinaria.

L’apparizione a Giovanni Chichizola

Il santuario di Montallegro è stato costruito a seguito dell’apparizione della Madonna al contadino Giovanni Chichizola il 2 luglio 1557. L’uomo saliva da Rapallo per tornare a Canevale, suo paese. Stanco, si addormentò nel bosco. Venne svegliato da una voce che lo chiamava. Era quella della Madonna che gli apparve luminosa, dicendogli: “Non avere paura. Io sono la Madre di Dio. Annuncia la mia apparizione agli abitanti di Rapallo, poi di’ loro che desidero essere venerata in questo luogo.”
Siamo sul Mons Leti, che significa Monte della Morte: dopo l’apparizione fu chiamato Mons Laetus, Monte Lieto e quindi Montallegro.
Maria chiese d’essere venerata sul quel monte, assicurò la propria materna protezione e lasciò a conferma una preziosa icona che – disse – era stata portata dalla Grecia dagli angeli. Doveva rimanere in quel luogo come segno del suo amore.
In quegli anni la situazione di Rapallo era molto difficile, dopo un assalto dei pirati islamici e sotto il governo autoritario di Andrea Doria. Incombevano, inoltre, carestie ed epidemie.
Giovanni corse ad annunciare la visione agli abitanti di Rapallo. A poche ore dal fatto, salirono clero, maggiorenti e grande folla per ammirare il piccolo dipinto posato sulla roccia: dove la Madonna aveva sostato era scaturita una sorgente d’acqua.

L’immagine sul Monte

Un sacerdote portò l’icona a Rapallo per esporla il giorno dopo nella chiesa. Di notte l’immagine scomparve. La ritrovarono sulla montagna. L’episodio si ripetè per una seconda volta. Insomma, la Madonna voleva che l’immagine restasse sul monte. Costruirono allora una prima cappella, che ben presto divenne luogo di preghiera, di grazie, segnato da fatti miracolosi. Moltissimi i pellegrini. L’arcivescovo di Genova attivò un’indagine con l’ascolto di testimoni diretti e il 6 agosto 1558 riconobbe in un decreto la straordinarietà delle grazie avvenute e approvò il culto alla Madonna in quel luogo, auspicando che venisse costruito un santuario per accogliere la taumaturgica icona. Il che avvenne nel 1559. Il 2 luglio fu consacrato.
Diciassette anni dopo, il capitano di una nave greca, scampata a una tempesta e approdata al porto di Rapallo, salì a Montallegro per ringraziare la Madonna e si accorse che l’icona era quella misteriosamente scomparsa anni prima dalla sua città di Ragusa (Dubrovnik). Ne pretese la restituzione e la imbarcò per riportarla alla sua vecchia sede, ma di notte l’icona scomparve e riapparve a Montallegro. Così anche il capitano si convinse di donarla definitivamente al santuario di Rapallo.

La sacra icona

Troviamo l’immagine sull’altare maggiore del santuario. È un’icona bizantina, di rara fattura, che raffigura La morte di Maria SS.ma, che l’ignoto autore ha dipinto su di una tavoletta di legno con colori vivissimi, riempiendo lo spazio con 18 figure, al centro delle quali il corpo adagiato della Vergine su una tavola coperta da un panno rosso.
Maria indossa un manto nero. Dietro di lei la Trinità raffigurata da tre persone uguali fuse in una, all’interno di una mandorla raggiata che contiene anche una piccola figura femminile: l’anima della Madonna accolta in cielo e unita alla Trinità.
Sopra la mandorla, due angeli volanti. Alla destra della scena troviamo i dodici apostoli; a sinistra un santo vescovo in abiti liturgici di color rosso. In alto le lettere greche MR OY (Meter Theou) che significano: Madre di Dio. L’icona è inserita in una bellissima cornice dorata.
Subito a sinistra dell’ingresso del santuario troviamo anche l’ugualmente venerata immagine dell’apparizione. In questo caso si tratta di una scultura lignea che rappresenta la Madonna incoronata, con le braccia allargate, un abito rosso e un manto azzurro, in piedi davanti a Giovanni Chichizzola che la contempla in ginocchio, alzando il braccio destro verso di lei e portando il sinistro al petto. Ai piedi della Madonna due angioletti. È qui che troviamo un gran numero di ex voto appesi alla parete attorno alla nicchia dov’è inserito il gruppo ligneo, a testimoniare le infinite grazie di Maria (ma troviamo decine e decine di ex voto anche in tutte le altre parti del santuario), i ceri accesi dai fedeli e i fiori.

Il santuario

Vediamo infine il santuario, edificato nel 1559. Assieme alla nuova scalinata in pietra, il 21 giugno 1896 veniva inaugurata la bella facciata disegnata dall’arch. Luigi Rovelli in stile neogotico.
L’interno è a una sola navata, di stile barocco con tre grandi cappelle arcuate per parte. Le due presso il presbiterio sono ingressi che portano, a destra, nella penitenzieria; a sinistra nella cappella di San Giuseppe dove è conservata, nella sua originale posizione, la fonte d’acqua sgorgante dalla roccia. Le cappelle sono state realizzate nel 1640 quando si attuò un primo ampliamento della chiesa, contengono preziose tele, inserite in splendide alzate d’altare realizzate nel ‘700.
La prima cappella di sinistra accoglie la tela di Nostra Signora Addolorata di Nicolò Carlone del 1707; nella seconda il dipinto de L’Annunciata di Luca Cambiaso del 1672. Nel primo altare della parte destra troviamo la tela de La Visitazione di Nicola Carlone (1705); nel secondo Il Crocifisso in marmo bianco di Francesco Schiaffino.
Nel 1867 per opera dell’architetto chiavarese Descalzo e di Pietro Delucchi venne realizzata la decorazione dell’intera navata, caratterizzata appunto dalle cappelle divise da lesene scanalate con capitelli compositi che sorreggono una trabeazione che corre per l’intera aula. Il soffitto è a botte.

Anche un organo realizzato dalla ditta Inzoli di Crema

Il presbiterio è introdotto da un grande arco trionfale retto anch’esso da lesene scanalate che si ripetono anche nell’abside circolare, sorreggendo la citata trabeazione. Nel catino dell’abside una bella raffigurazione de L’Apparizione della Madonna a Giovanni Chichizzola di Nicolò Barabino del 1866. Da parte sua Francesco Boero realizzò nella volta quattro affreschi che riproducono i fatti salienti legati all’icona miracolosa.
Il Rovelli nel 1882 realizzò il nuovo altare maggiore: sull’alzata si trova l’icona, sorretta da quattro angeli marmorei, inseriti in una cornice quadrata. In alto la frase Iter para tutum (Proteggi il nostro cammino). Ai fianchi la scena dell’apparizione con due statue bronzee (Madonna a sinistra e Giovanni a destra). Il nuovo organo venne realizzato nel 1907 dalla ditta Inzoli di Crema.
Dal santuario si può raggiungere la Casa del Pellegrino lungo il bosco, accompagnati dalle edicole dei Misteri del Santo Rosario.