Insegnante con una grande passione per la storia, in particolare quella legata al nostro territorio, Anna Zanibelli, nata a Soresina e residente a Trigolo, ha trasferito questa passione e l’amore per la sua terra nel suo ultimo libro dal titolo Sotto il segno del drago (edizioni Delmiglio), un romanzo in cui si mescolano mistero e thriller legando i tre protagonisti in una vicenda mozzafiato ambientata ai nostri giorni, ma che affonda in appassionanti vicende storiche del Medioevo. L’intreccio è centrato sul nostro territorio in quanto il segreto sembra proprio legato alle paludose terre che furono bagnate dal lago Gerundo, in cui si celava il leggendario drago Tarantasio.
Ma questo romanzo non è la prima opera di Anna Zanibelli, perché preceduto da Il mistero del popolo del serpente, uscito nel 2017.
Qual è l’argomento del suo primo libro?
“Si tratta di un thriller avventuroso su una possibile civiltà perduta celtico-camuna dell’Età del Ferro ambientato in Valcamonica”.
Da dove nasce la leggenda del drago Tarantasio, elemento portante della vicenda del tuo nuovo romanzo?
“Le genti che vivevano in passato sulle rive del lago Gerundo quando le acque si prosciugavano vedevano emergere i detriti e le ossa enormi di antichi animali preistorici. Tra questi ritrovamenti c’erano anche giacimenti di gas metano, ai tempi nostri sfruttati da un noto ente con simbolo il cane a sei zampe, quindi simile a un drago. Tali aspetti, uniti ai miasmi maleodoranti e al mistero celato dalle nebbie in quei luoghi, hanno fomentato a vario titolo una simile credenza.
Nel Medioevo, inoltre, le leggende sui draghi erano molto diffuse, in particolare quelle legate al corpo del tiranno Ezzelino III da Romano, considerato crudele e scomunicato molte volte, personaggio scomodo dalle cui spoglie si credeva fosse nato il drago, creatura malvagia scaturita da un’altra creatura malvagia”.
È stata ispirata anche dall’incontro con l’Ordine dei Cavalieri Bianchi di Seborga…
“Questi Cavalieri scelgono luoghi particolari e suggestivi per le proprie cerimonie e spesso vengono al Santuario di Bressanoro. Lì ho assistito a una loro cerimonia d’investitura. I Cavalieri poi mi hanno raccontato che il tesoro di Gerusalemme, custodito dai Templari, prima di passare nel sud della Francia, è andato a Seborga in Liguria; lì ad attendere i nove Cavalieri c’erano San Bernardo di Chiaravalle e il Gran Maestro dei Catari Jean de Usson. Mi ha incuriosito come tale tesoro sia finito nel sud della Francia e prima della caduta di Montsegur una piccola delegazione di Catari ne abbia portato una parte a Cremona, infatti ci sono documenti che attestano qui la presenza del Vescovo cataro Bernard Marty. Diventa perciò ipotizzabile che nel nostro territorio sia confluita una parte del tesoro smembrato”.
Nella stesura di questo romanzo ha influito anche la sua escursione nel sistema idrico-fognario di Soncino?
“È stata un’esperienza suggestiva ed emozionante, vissuta con gli speleologi del borgo, che mi ha permesso di osservare questo intricato sistema idrico probabilmente studiato anche da Leonardo Da Vinci, appassionato di ingegneria idraulica nonché conoscente di un maestro vetraio soncinese.
Ho così avuto la possibilità di descrivere in maniera realistica l’avventura dei protagonisti del romanzo in tale luogo”.
Quali fatti hai messo a fuoco nel libro?
“Nella vicenda si toccano fatti storici di assodata veridicità legati a personaggi molto celebri oltre che agli scontri fra Guelfi e Ghibellini e alla lotta contro le eresie, ma ho voluto dar luce anche a una parte di racconto più sotterranea, fatta di misteri e di leggende del nostro territorio che poi, per una serie di coincidenze e conoscenze fra vari personaggi, hanno suffragato fatti non convenzionali, creando un bel mix”.
Mischia abilmente elementi storici a passione per il thriller. Quali le opere a cui si è ispirata?
“Fin dall’età scolare mi ha affascinato Il nome della rosa di Umberto Eco; sono una grande lettrice e mi piacciono soprattutto il thriller e il mistery di vari autori contemporanei, pertanto ho fatto un po’ miei tali generi. Proprio da Eco è partita la mia passione per la storia medievale, che riguarda un periodo considerato a torto buio e chiuso, mentre in realtà è stato ricco di fatti e personaggi che l’hanno reso molto vitale e intenso anche a livello culturale”.
Da dove partirà il suo prossimo romanzo?
“Si parlerà di Cavalieri Templari perché m’ispiro al ritrovamento forse templare della tomba in Largo Boccaccino a Cremona nel 2020 e vorrei ricollegarmi alla presenza templare a Cremona. Ci sono piccoli indizi dai quali partirà la mia ricerca per scrivere di coincidenze, contatti fra personaggi, per un nuovo romanzo thriller avventuroso”.