È posizionato a metà costa sopra un colle tondeggiante detto dello Zuccarello, dal quale prende il nome. Domina l’intera valle che, dal poggio del santuario si contempla, affascinante.
Vi si venera la Madonna Addolorata, raffigurata in una splendida icona posta sopra l’altare maggiore. L’arciprete mons. Aldo Nicoli invita tutti: “Benvenuti in questo luogo di contemplazione, di silenzio, di meditazione e di preghiera, momenti indispensabili se vogliamo tenere viva e rinvigorire la nostra fede. Luogo, inoltre, di serena e conviviale amicizia, indispensabile per vincere l’individualismo della società contemporanea.”
La storia
Il santuario della Vergine Addolorata di Zuccarello non è sorto in seguito a un’apparizione della Madonna, ma da un’antichissima devozione popolare. Le cronache parlano della sua origine fin dal 1374.
Due secoli prima, verso il 1135, il nobile Giovanni Vitalba costruì in questo luogo un castello per la sua famiglia. Su di una parete fece dipingere un’immagine della Madonna Immacolata. Immagine che lungo i secoli attirò molti fedeli per le grazie che elargiva.
A tal punto che il nobile Bernardo, discendente dei Vitalba, molto devoto della Vergine, decise di costruire un santuario, la cui prima pietra fu posta l’8 dicembre 1374.
Verso la fine del ‘400 l’immagine dell’Immacolata venne sostituita con quella di Maria Madre della Misericordia. A quel tempo l’entrata del santuario era a occidente e il dipinto venne posto nell’altare a oriente, di fronte all’ingresso.
Nel 1520, aumentando la presenza dei pellegrini, il santuario fu ingrandito, cambiandogli anche l’orientamento: l’ingresso venne aperto a sud (davanti alla valle) e fu costruito un nuovo presbiterio a nord.
Nel 1533, in uno spazio libero dell’affresco della Madonna della Misericordia, un ignoto autore di ambito bergamasco dipinse la Vergine Addolorata che divenne il simbolo del santuario dello Zuccarello. Numerosi i fatti miracolosi, riconosciuti anche dalla Chiesa di Bergamo nel 1673.
Nel ‘600 con la realizzazione della tela de La Natività di Enea Salmeggia che venne posta sull’altare maggiore, affiancata da due grandi affreschi absidali de La Visitazione e La Fuga in Egitto, nonché da due statue in gesso dei profeti Isaia e Zaccaria, fece sì che il santuario venisse chiamato della Natività. Di seguito assunse anche il titolo di Madonna della Neve.
Dalla seconda grande ristrutturazione al restauro completato nel 2004
Nel 1847 la proprietà del santuario fu trasferita dalla famiglia Vitalba alla Fabbriceria della parrocchia di Nembro.
E si arrivò così a una seconda grande ristrutturazione del santuario che avvenne dal 1911 al 1914, grazie all’arciprete di Nembro Giulio Bilabini.
Innanzitutto l’immagine de La Madonna Addolorata venne strappata dalla parete laterale e collocata sul nuovo altare maggiore. Furono realizzate due cappelle laterali, fu aggiunta una campata nella zona dell’ingresso e l’antistante atrio con sopra la loggia dell’organo.
Tutta la navata interna fu decorata dal pittore nembrese Giovanni Rodigari (1885-1929) nel 1913. Il santuario venne consacrato l’8 agosto 1915.
Toccò al successivo parroco don Pietro Zanchi realizzare altre opere interne e soprattutto la sacrestia, la cancelleria e l’abitazione del custode.
L’8 agosto 1920 il card. Gusmini incoronò solennemente l’immagine de La Madonna Addolorata: le due corone d’oro furono offerte dai soldati nembresi della Prima Guerra Mondiale. A ricordo dell’incoronazione, la festa patronale del santuario, particolarmente frequentata dai nembresi, ricorre l’8 agosto.
Nel 1975 mons. Carlo Nava restaurò le cappelle lungo la mulattiera con immagini dei Misteri del Rosario, risalenti al Seicento, e realizzò la strada carrozzabile. Nel 2004, infine, mons. Aldo Nicoli ha completato il restauro dell’intero santuario e degli ambienti di accoglienza, dotandoli anche di un Centro di Spiritualità.
La visita. L’esterno del santuario
Il santuario, come si accennava, può essere raggiunto in macchina, ma anche a piedi lungo una mulattiera, che sale da Nembro, costellata dalle edicole dei Misteri del Rosario, documentate nel 1738, ma probabilmente erette nella metà del ‘600.
In macchina si arriva a un piazzale con adeguati parcheggi. Si entra in un grande cortile, dove si trova il Centro di Spiritualità e un monumento ai Misteri della Luce del Santo Rosario dello scultore Giovanni Ardrizzo (2004). Si passa sotto un portico e si entra nel piazzale antistante il santuario, con due grandi alberi e un pozzo: meravigliosa la panoramica sulla valle Seriana.
A destra il santuario presenta la sua facciata a capanna con un grande portico arcuato (tre archi in facciata e due laterali): sopra, due alte finestre e un rosoncino centrale. Tra gli archi sono stati dipinti gli stemmi della famiglia Vitalba e del santuario stesso con la tiara papale. Al centro la scritta: DOM ET BVM MATRI MISERICORDIAE (A Dio Ottimo e Massimo e alla Beata Vergine Maria Madre di Misericordia). Dal piazzale del santuario si scende a vari livelli negli ambienti di accoglienza.
L’interno del santuario
L’interno del santuario è a navata unica, divisa in tre campate da lesene. Molto bella la decorazione del Rodigari. Nella seconda campata si aprono, con archi a sesto acuto, le due cappelle laterali costruite nel 1912.
Sui pilastri di quella a sinistra (dov’era anticamente l’ingresso) sono visibili due affreschi della Madonna col Bambino, di cui uno datato 1512. Vi era anche una Pietà, attribuita a Giovan Battista Moroni, rubata negli anni ‘90 (è stata sostituita con una copia). Nell’altra cappella, è collocata dal 2005 La Natività di Enea Salmeggia, detto Il Talpino (1565-1626) (in passato sull’altare maggiore), ai lati del dipinto due statue in gesso e stucco de I profeti Zaccaria e Isaia, del 1682, opera degli scultori ticinesi Sala.
E veniamo al presbiterio. Sulle imposte del grande arco trionfale troviamo affrescati: a destra, San Francesco, a sinistra San Donato; sopra L’Annunciazione (a destra l’angelo e a sinistra la Madonna), opera di Francesco Cavagna (1580 ca.- 1630), figlio del più famoso Gian Paolo. Sempre dello stesso pittore è La Visitazione sulla parete a sinistra del presbiterio. Di fronte, La fuga in Egitto di Francesco Muzio, pittore sconosciuto del ‘600.
La pala d’altare è l’affresco del 1533 della Madonna Addolorata. L’immagine è di grande impatto emotivo: raffigura una giovane Madonna incoronata che tiene tra le braccia il Figlio morto. Ha lo sguardo rivolto al fedele e la mano destra tesa come per richiamarlo.
Nei vani della sacrestia si trovano diversi dipinti e numerosi ex voto, testimoni della devozione che lega i nembresi al santuario.
Per eventuali visite di gruppo telefonare al custode: 327.2320032