Canada. Il Papa: “Anche la Chiesa può trovarsi smarrita e delusa dinanzi allo scandalo del male”

Viaggio in Canada

“Anche noi, dinanzi allo scandalo del male e al Corpo di Cristo ferito nella carne dei nostri fratelli indigeni, siamo piombati nell’amarezza e avvertiamo il peso del fallimento”. Nell’omelia della messa presieduta nel Santuario nazionale di Saint-Anne-de Beupré, in Québec, con cui ha iniziato il quarto giorno del suo viaggio in Canada il Papa ha tracciato un parallelo tra l’esperienza dei discepoli di Emmaus, la nostra vicenda personale e quella collettiva della Chiesa.

La rotta da seguire, anche dalla Chiesa

“Dal fallimento alla speranza”, la rotta da seguire, “un’esperienza che riguarda anche la nostra vita e lo stesso cammino spirituale, in tutte quelle occasioni in cui siamo costretti a ridimensionare le nostre attese e a fare i conti con le ambiguità della realtà, con le oscurità della vita, con le nostre debolezze”.
Anche la Chiesa, “pur essendo la comunità del Risorto, può trovarsi a vagare smarrita e delusa dinanzi allo scandalo del male e alla violenza del Calvario”, ha attualizzato il Papa: “Essa allora non può fare altro che stringere tra le mani il senso del fallimento e chiedersi: che cosa è successo? Perché è successo? Come è potuto succedere?”.
“Sono le domande che ciascuno di noi pone a sé stesso; e sono anche gli interrogativi scottanti che questa Chiesa pellegrina in Canada sta facendo risuonare nel suo cuore in un faticoso cammino di guarigione e di riconciliazione”, l’analogia stabilita da Francesco.

La tentazione della fuga

“Non c’è cosa peggiore, dinanzi ai fallimenti della vita, che quella di fuggire per non affrontarli”. Ne è convinto il Papa, che nell’omelia ha lanciato un forte monito: “Dobbiamo stare attenti alla tentazione della fuga: fare la strada all’indietro, scappare dal luogo dove i fatti sono avvenuti, tentare di rimuoverli, cercare un posto tranquillo come Emmaus pur di non pensarci più”.
“È una tentazione del nemico, che minaccia il nostro cammino spirituale e il cammino della Chiesa”. Il Vangelo ci rivela che “proprio nelle situazioni di delusione e di dolore, proprio quando sperimentiamo attoniti la violenza del male e la vergogna della colpa, quando il fiume della nostra vita si inaridisce nel peccato e nel fallimento, quando spogliati di tutto ci sembra di non avere più nulla, proprio lì il Signore ci viene incontro e cammina con noi. Sulla strada verso Emmaus, Egli si affianca con discrezione per condividere i passi rassegnati di quei discepoli tristi. E che cosa fa? Non offre generiche parole di incoraggiamento, espressioni di circostanza o facili consolazioni ma, svelando nelle sante Scritture il mistero della sua morte e risurrezione, illumina la loro storia e gli eventi che hanno vissuto. Così apre i loro occhi a un nuovo sguardo sulle cose”.

La via di Gesù

“Quando il fallimento lascia spazio all’incontro con il Signore, la vita rinasce alla speranza e possiamo riconciliarci: con noi stessi, con i fratelli, con Dio”. A garantirlo è stato il Papa, che ha indicato questa strada “mentre siamo afflitti da diverse prove spirituali e materiali, mentre cerchiamo la strada verso una società più giusta e fraterna, mentre desideriamo riprenderci dalle nostre delusioni e stanchezze, mentre speriamo di guarire dalle ferite del passato e riconciliarci con Dio e tra di noi”.
“C’è una sola strada, una sola via: è la via di Gesù”, che “spezzando il pane, conferma ciò che già i discepoli hanno ricevuto come testimonianza dalle donne e a cui non hanno voluto credere: che è risorto!”, ha assicurato il Papa.

Il ruolo della donna

Il Santo Padre si è soffermato ancora una volta sul “ruolo che Dio ha voluto dare alla donna nel suo piano di salvezza: ”Sant’Anna, la Santissima Vergine Maria, le donne del mattino di Pasqua ci indicano una nuova via di riconciliazione: la tenerezza materna di tante donne ci può accompagnare – come Chiesa – verso tempi nuovamente fecondi, in cui lasciare alle spalle tanta sterilità e tanta morte, e rimettere al centro Gesù, il Crocifisso Risorto”.
“Al centro delle nostre domande, delle fatiche che portiamo dentro, della stessa vita pastorale, non possiamo mettere noi stessi e il nostro fallimento”, ha spiegato Francesco: “Dobbiamo mettere lui, il Signore Gesù. Al cuore di ogni cosa mettiamo la sua Parola, che illumina gli avvenimenti e ci restituisce occhi per vedere la presenza operante dell’amore di Dio e la possibilità del bene anche nelle situazioni apparentemente perdute; mettiamo il Pane dell’Eucaristia, che Gesù spezza ancora per noi oggi, per condividere la sua vita con la nostra, abbracciare le nostre debolezze, sorreggere i nostri passi stanchi e donarci la guarigione del cuore. E, riconciliati con Dio, con gli altri e con noi stessi, possiamo anche noi diventare strumenti di riconciliazione e di pace nella società in cui viviamo”.