La siccità, il caro bollette-benzina e il caldo estivo hanno in parte spento i riflettori sul conflitto tra Russia e Ucraina. Ma c’è chi la guerra la vive ogni giorno e la segue minuto per minuto. Come Masha e Nadia – rispettivamente di Crema e Ripalta Cremasca – che ogni sera si trovano in cantina a preparare pacchi e scatoloni di aiuti per i connazionali coinvolti nel conflitto. Una guerra che si consuma sul campo, ma anche nelle famiglie, alle prese con vere e proprie tragedie.
All’ospedale di Ivano Frankivs’k la donazione della Silc
Con l’aiuto di Sergio e di alcuni contatti cremaschi, Masha e Nadia hanno chiesto aiuto alla Silc di Trescore Cremasco, nelle persone di Amelio e Pietro Arcelloni, titolari dell’azienda che si occupa di prodotti per l’igiene della persona.
Silc ha donato migliaia di presìdi sanitari per adulti da destinare all’ospedale della città di Ivano Frankivs’k (si trova nel nord-ovest del Paese), materiale che è giunto a destinazione lo scorso 20 giugno, come attesta la lettera dei medici della struttura.
“Abbiamo ricevuto la vostra donazione e vogliamo esprimere il nostro più grande ringraziamento per l’aiuto che avete dato a questo ospedale, che tutti i giorni deve affrontare le emergenze sanitarie causate dalla guerra in corso. Un particolare ringraziamento ai dottori Pietro e Amelio Arcelloni e a tutti i dipendenti Silc”.
In calce le firme di Ostaq Gryshchuk, general manager dell’ospedale ucraino, e del professor Ivan Titov del dipartimento di Anestesiologia e Terapia intensiva. Al grazie all’azienda cremasca si uniscono naturalmente Mashia, Nadia e Sergio.
Tra dolore, collaborazioni e la speranza della pace
“In questo ospedale arrivano con l’elicottero tutti i militari e i civili (soprattutto bambini) feriti gravemente nelle zone di guerra. Non potendosi alzare dal letto i presìdi donati sono molto preziosi”, spiega Masha.
Racconta della commozione di alcune famiglie di pazienti per il dono, ma anche delle notti insonni di questi stessi parenti per l’assistenza (medici e infermieri non bastano più), mostrando immagini di dolore e disperazione.
Il trasporto del materiale dall’Italia – non senza difficoltà alla dogana e con ripetuti controlli – arriva in Ucraina grazie a un collaudato percorso, addirittura con bolla di scarico. “L’importante è fare le cose per bene ed essere certi della consegna: è giusto nei confronti di tutti, anche dei generosi donatori”.
“Ringraziamo ancora la Silc per la fornitura per l’ospedale della nostra terra, auspicando che la collaborazione possa continuare anche in futuro, sperando comunque nella fine rapida del conflitto”.
La testimonianza di Masha
Chiediamo a Masha come sta vivendo queste lunghe giornate di guerra. Lei che ha accolto a Crema il nipote Maxim e la figlia Luba, ora rientrata in Ucraina, a Grubno, zona lontana dal centro dal conflitto. Il genero 44enne è stato richiamato alle armi e combatte al fronte.
I bellissimi occhi azzurri di Masha si riempiono di lacrime che, però, non scendono. È una donna decisa, tutta d’un pezzo. “Sono molto preoccupata, ho paura per il marito di mia figlia. Dico sempre a mio nipote: ‘Se tua mamma perde tuo padre, per sopravvivere ha bisogno di te!”, afferma.
“Non capisco perché la guerra è cominciata, perché ci vogliono uccidere. Abbiamo tutti parenti in Russia: perché sono così contro di noi?”, dice. “Noi vogliamo solo vivere nel nostro Paese. Vogliamo essere liberi. In tanti siamo occupati in Italia. Abbiamo case belle perché ci siamo rimboccati le maniche e siamo venuti qui a lavorare; la mentalità russa è diversa…”.
Masha è un fiume in piena, è molto informata e narra elementi che nei tg non si sentono. “Tutti i militari russi arrivano dalle campagne e non sanno come va il mondo. I soldati dicono che sono venuti a salvarci. Ma da cosa!?”. Si capisce bene che questa assurda guerra l’hanno voluta Putin e il suo entourage.
La Storia, ancora una volta, si ripete
Sempre con occhi lucidi, Masha riferisce di bambini rapiti e dispersi, di un supermercato appena bombardato con mille persone inermi all’interno. Nel nostro dialogo emerge la più grande verità: “Putin si sente minacciato dalla libertà, dalla democrazia e dalle conquiste sociali ucraine. Non vuole che i russi capiscano come può essere la realtà”.
Purtroppo un copione già visto. La Storia, ancora una volta, si ripete.