Suonatori di campane: concluso il 60° raduno

Un momento del concerto sul campanile della cattedrale

Si è concluso questa, sera attorno alle ore 19, il 60° raduno nazionale della Federazione Italiana dei suonatori di campane che quest’anno si è tenuto a Crema, con circa 200 partecipanti. Uno degli ultimi concerti, quello tenuto sul campanile della cattedrale dal gruppo dei campanari dell’Emilia.

Abbiamo ascoltato, al proposito, Massimo Zani, un giovane del gruppo ambrosiano.

Qual è lo scopo della vostra attività?

“Lo scopo della nostra attività è quello di ricuperare la tradizione del suono delle campane, di qualunque sistema di suono che si svolgeva fino ad alcuni decenni fa. Fino a quando l’evento della elettrificazione ha fatto abbandonare le antiche tradizioni. Noi giovani e adulti ci impegniamo a riportare alla luce quelli che erano gli antichi sistemi di suono delle campane.”

È una grande passione?

“Una forte passione. C’è anche chi ha potuto imparare a suonare le campane grazie a qualche parente che già le suonava, e c’è invece chi – come me – ha imparato entrando nel gruppo. Qui si perfeziona il suono a corda e a tastiera.”

È stata bella la festa cremasca?

“Molto bella, molto bello trovarci tutti insieme, dopo due anni di pandemia. Ritrovarci in questa bella città, con il bellissimo suo centro storico e le sue bellissime chiese, con i suoi interessantissimi concerti di campane. Ed è stato molto piacevole incontrarci di nuovo. Mi sono divertito molto, perché ho avuto l’onore di conoscere tanti miei colleghi appassionati di campane provenienti da ogni parte d’Italia.”

Quando vi trovate?

“Ci troviamo una volta all’anno. L’ultimo raduno s’è tenuto nel 2019. Qui a Crema doveva avvenire nel maggio 2020, ma poi con la pandemia, è saltato tutto. Quest’anno però abbiamo potuto ricominciare. Il nostro raduno è stato intitolato proprio “Rintocchi di rinascita”, ed è stato un simbolo per la ripartenza.”

Voi le campane le considerate il mezzo per fare comunità?

“La campana è uno strumento musicale idiofono, cioè a percussione. Per noi è il canto degli angeli. Purtroppo per altri è un motivo di fastidio e protestano. Per noi invece è lo strumento musicale più bello: sentire suonare le campane anche nei momenti difficili della pandemia era un supporto per tutti, soprattutto per chi aveva perso i parenti per il covid. Anche adesso, con la guerra in Ucraina, ho visto, in un video, le campane della cattedrale di Leopoli, suonate a mano, che volevano portare un conforto a chi aveva perso parenti e amici a causa del conflitto.”

Video concerto