Stamattina grazie a Cgil Cremona, Slp Cisl Cremona, Uil Cremona-Mantova e Anmil Cremona, la manifestazione di piazza per la Giornata del Lavoro, dei lavoratori e delle lavoratrici è tornata dopo un lungo periodo in cui necessariamente i toni erano stati dimessi. “Al lavoro per la pace”, lo slogan nazionale dell’evento. A livello provinciale la giornata s’è tenuta a Crema, in piazza Marconi, attorno al monumento ai Caduti sul lavoro. Presenti il presidente della Provincia Mirko Signoroni, il sindaco Stefania Bonaldi, lavoratori, cittadini, le rappresentanze sindacali, istituzioni, associazioni con le bandiere e alcuni candidati sindaco. A intervallare i diversi interventi il corpo bandistico di Castiglione d’Adda.
Combattere per il cambiamento
In rappresentanza delle tre sigle sindacali provinciali, è intervenuta Alessandra Mariotti del sindacato Uil. “Questo è il momento di combattere per il cambiamento, lavoratori e lavoratrici hanno già dato. Ora tocca a imprese e istituzioni riconoscerli, valorizzarli e tutelarli dal punto di vista salariale e della sicurezza sul lavoro”, ha detto a chiare lettere. Per quanto riguarda l’occupazione, è stato ricordato, l’Italia ha il record negativo europeo, anche per i giovani.
Prevenzione e sicurezza
Tanti, troppi i patti sociali, che però non vengono applicati, troppe anche le differenze di genere e quelle salariali. Troppe pure le morti sul lavoro: in provincia negli ultimi due anni si sono registrati 34 morti e 10.396 infortuni. “Eppure il lavoro dovrebbe essere progresso, sviluppo e benessere. Non possiamo più permettere che ciò accada”, ha commentato Giuseppe Sbarufatti, responsabile Salute e sicurezza della Cisl. Secondo Mario Calzi, presidente provinciale Anmil, occorre dare una svolta alle politiche in materia di prevenzione. Troppe le criticità, partendo dalla formazione dei lavoratori per la sicurezza, oggi inefficace. La prevenzione e la sicurezza sul lavoro, invece, devono rappresentare un’emergenza nazionale ed essere inserite nell’agenda delle priorità. Secondo uno studio del sindacato europeo, l’Italia dovrebbe arrivare a infortuni zero nel 2042. Tutti, istituzioni e associazioni datoriali devono lavorare per tale obiettivo. E’ uno degli auspici di questo primo maggio 2022.
Confronto continuo
Il presidente della Provincia ha rammentato che “dietro a una morte sul lavoro ci sono famiglie che soffrono per sempre”. Doveroso, dunque, “incentivare la sicurezza con un confronto continuo con le Ats e le parti sociali. In Provincia stiamo costituendo tavoli operativi e di confronto”, ha assicurato Signoroni.
Anche il sindaco Bonaldi ha sottolineato la necessità di mettere al centro la protezione dei lavoratori, specie in Lombardia, dove i primi mesi di quest’anno hanno già fatto registrare un significativo aumento dei morti sul lavoro.
Protezione e dignità
“Dal lavoro dipende la quasi totalità delle certezze e delle sensibilità che fanno della nostra esistenza un’opera sociale, la più importante in assoluto, forse l’unica che riesce a edificare nello stesso tempo il mondo circostante e la stessa persona che lo svolge”, ha affermato Bonaldi. “Il lavoro va protetto affinché dia dignità ai lavoratori e non ne violi la sicurezza, come troppo spesso accade, e la nostra Regione non fa eccezione. Le organizzazioni sindacali e l’Anmil ce lo hanno ricordato puntualmente”.
L’incremento del costo dell’energia e l’inflazione in crescita non promettono tempi più sereni, nemmeno ora che ci auguriamo di esserci lasciati per lo più la pandemia alle spalle. “Dicevamo, il lavoro ci ha fatto male, prima di tutto perché si è rarefatto, è diventato ancor più precario o si è perso, o ha cambiato forma e sede, infine perché spesso è diventato un’azione solitaria, perdendo le sue connotazioni corali, socializzanti, che ne fanno un vero e proprio compito vitale”, ha detto Bonaldi riferendosi al Covid.
Lavoro, pilastro della persona
“Toccando il lavoro, tocchiamo tutti i pilastri del mondo e della persona, persino il destino dei bambini, perché un genitore turbato dall’assenza di lavoro, o dalla sua incertezza o precarietà, non può svolgere serenamente i propri compiti educativi”.