Sentita e commossa cerimonia – oggi – quella dell’inaugurazione del monumento dedicato alle operatrici e agli operatori sanitari, voluto dall’amministrazione comunale e posto di fronte all’ospedale. Presenti Prefetto, sindaco, direttore generale e vertici del “Maggiore”, Vescovo, numerose autorità civili e militari, consiglieri e assessori, ma anche cittadini, medici, infermieri, una trentina di sindaci cremaschi e tanti operatori nel campo dell’assistenza e della sanità. L’Inno di Mameli ha avviato solennemente l’appuntamento.
Ostinatamente ricordare
Dopo aver ringraziato l’architetto, Mario Scaramuzza e tutte le maestranze che hanno lavorato alla realizzazione dell’opera, il sindaco Stefania Bonaldi ha ribadito che “la nostra comunità vuole ricordare, ricordare ostinatamente, il dolore, le fatiche, le ferite, ma anche i tanti gesti generosi e solidali che ci hanno salvato. È il motivo per il quale siamo qui, oggi. Anche la dedizione, la tenacia, il coraggio, l’umanità, lo spirito di sacrificio testimoniati nei terribili mesi della pandemia da parte delle operatrici e degli operatori della sanità devono essere ricordati ed entrare di diritto nella storia della nostra comunità”.
La pandemia ci ha dimostrato che la salvezza è il frutto di un impegno collettivo, di sforzi cooperativi, “perciò, devono sentirsi travolti dalla nostra gratitudine tutti coloro che, a qualsiasi titolo, si sono impegnati, lavorando per garantire quel diritto alla salute che è stato così seriamente aggredito nei mesi più difficili del Covid”.
L’eccezionale diventato ordinario
“Avete fatto il vostro dovere, avete fatto ciò che siete abituati a fare, senza chiedere riconoscimenti particolari: è questo che ci rende orgogliosi di voi, questa naturalità che rende tutto più facile e riscrive l’eccezionale trasformando quasi in ordinario, anche quando ordinario non lo è affatto”, ha detto Bonaldi a medici e operatori sanitari.
Il primo cittadino non ha mancato di ricordare la drammaticità di quei momenti, “quando fra i primi il nostro ospedale era preso d’assalto, anche da pazienti di altri territori”, ma anche il volontariato e i sacrifici di chi operava in prima persona sul campo.
Il ricordo di chi non c’è più
“A proposito di buona battaglia – ha aggiunto Bonaldi – per qualcuno è stata l’ultima”. Ha quindi ricordato con commozione chi per il Covid se ne è andato: Giovanni Baldi, operatore sociosanitario di Pronto Soccorso, Gianbattista Bertolasi, medico condotto a Castelleone, Luigi Gaiti, primario ospedaliero in pensione, ma legatissimo al nostro ospedale, Luigi Ablondi, già direttore generale di questa Asst, Guido Barbaro, addetto ai trasporti in ambulanza. Un impegno straordinario quello degli operatori “che ci ha fatto comprendere, anche nel momento più doloroso, che sarebbe stata questione di tempo, ma che la vostra resistenza sarebbe diventata la nostra resistenza, la resistenza di un’intera comunità e che alla fine, insieme, ne saremmo usciti. Grazie di cuore”.
Sono seguite le parole del Prefetto Corrado Conforto Galli. Il quale ha sottolineato “l’alto valore simbolico dell’iniziativa, utile a cementare un senso di Comune appartenenza alla comunità. Il mondo della sanità è stato il pilastro della nostra società in questi due anni difficili e in esso s’è riposta la speranza di tutti noi. Grazie a tutti”.
Il grazie dell’azienda ai suoi operatori
Al direttore generale dell’ospedale, Ida Ramponi, il compito di ringraziare tutti gli operatori della sanità “a nome dell’azienda per l’abnegazione, la professionalità, l’umanità e per essere stati instancabili nel vostro ruolo, facendolo diventare qualcosa di straordinario e normale allo stesso tempo”. Il dg ha definito il monumento come un “simbolo di riconoscimento positivo”, menzionando anche l’impegno del predecessore, Germano Pellegata, che qui ha vissuto per primo la pandemia.
Prima della benedizione ufficiale le parole del vescovo Daniele Gianotti, che ha invitato a “tenere nel cuore quel senso di gratitudine che dà alla vita un respiro e uno spazio che la rende più vivibile. L’esperienza di cura in questo ospedale in questi anni – ha aggiunto – è andata al di là del semplice dovere, diventando cura della vicinanza, che fa respirare profondamente la nostra società”.
Simbologie e dediche
Al progettista, dopo lo scoprimento dell’opera, il compito di svelarne i significati. “Il monumento – ha detto Mario Scaramuzza – vuole trasmettere messaggi di gratitudine verso gli operatori sanitari a ogni livello. È in pietra e acciaio brunito e si forma di quattro distinte visioni spazio-temporali. Perché il cubo? “Rappresenta la nostra sofisticata società, ma è anche simbolo e immagine della sua storia. Il prisma è in equilibrio tra bene e male, progresso e forze catastrofiche della natura”.
Il manufatto davanti all’ospedale “si apre e lascia uno spiraglio di luce, la luce in fondo al tunnel raggiunta grazie alla scienza, alla medicina e all’ingegno umano”. C’è poi un triangolo “simbolo dell’intelligenza, che è nel cuore del monumento”. Non mancano altre simbologie e, soprattutto due frasi. “Sul basamento è impresso “come un fiore mi apro alla vita” (il fiore simbolo di gratitudine), sul fronte la dedica: “Alle operatrici e agli operatori della sanità. Alla loro indimenticabile abnegazione, generosità, tenacia e umanità nella cura di tutte le persone assistite presso il nostro ospedale e sul territorio nel corso della terribile pandemia da Covid-19. L’amministrazione di Crema, marzo 2022”. Crema ringrazia di cuore.