Intervista a due mamme ucraine, scappate dalla guerra e ora ospiti a San Giacomo

Ucraina

Nell’appartamento messo a disposizione dalla parrocchia di San Giacomo, sono ospiti due mamme, figlia e nuora di Maria, un’ucraina che vive in Italia dal 2009.
La prima ha con sè tre figli, due femmine ( di cui una portatrice di handicap) e un maschio.  I loro due mariti, il figlio e il genero di Maria, sono rimasti in Ucraina a combattere.
Le due mamme non parlano italiano, si leggono sui loro volti incertezza e nello stesso tempo soddisfazione di essere finalmente in salvo. Nei giorni scorsi hanno fatto i tamponi previsti e presto si vaccineranno tutti. La mamma e un’amica fanno da interpreti per la nostra intervista.

Il racconto della drammatica avventura

È la figlia di Maria che comincia a raccontare la sua drammatica avventura: “Abitiamo in una zona dell’Ucraina a 12 chilometri dalla frontiera rumena, nella città di Hlyboca della regione di Chernivtsi. Il 24 febbraio, il giorno stesso dello scoppio della guerra, sono scappata, e sono arrivata dopo due giorni in Italia. Con tre figli, tra cui una ragazza ammalata che non era possibile portare nei rifugi, non potevo far altro: me li sono presi e sono fuggita. Mi hanno dato un passaggio i conoscenti di mio marito fino alla dogana della Romania. Lì c’era tantissima gente e una lunghissima fila di macchine: tutti scappavano. Sono stata costretta quindi a raggiungere il confine percorrendo otto chilometri a piedi, con le mie ragazze e il bambino incollati. Poi, finalmente sono riuscita a passare la dogana. Ho atteso tre o quattro ore e siamo stati ospitati da una famiglia rumena che ci ha dato da mangiare e da dormire. Il giorno dopo ci hanno indicato come raggiungere l’Italia in pullman. Siamo arrivati al parcheggio milanese di Molino Dorino e da qui a Crema.”

Lo schock dei più piccoli

La nuora invece è partita il 28, anche lei ha trovato folla alla dogana e ha dovuto procedere a piedi per cinque ore, con il bambino di tre anni in braccio, schiacciata davanti e dietro dalla massa di sfollati che premeva per attraversare il confine. Sono entrati in territorio rumeno stanchi morti. I volontari li hanno rifocillati e offerto loro da dormire. Il giorno, sempre con l’aiuto dei volontari, hanno preso il pullman e sono arrivati in Italia.
La fuga è stata un dramma. I ragazzi ne hanno risentito fortemente: il bambino di tre anni da quando è arrivato a Crema, si sveglia ogni notte agitato, piange e non si riesce a calmarlo: “Vedo un signore – diceva la notte scorsa – con il fucile, spara, spara… mamma!”.
Nella fuga non ha potuto dormire, nel passare la dogana è stato preso in braccio dalla mamma schiacciato dalla folla per ore. È stato duro. Anche la bambina di 13 anni è terrorizzata, ha avuto bisogno di tranquillanti perché non si riusciva a calmarla. “Secondo me – dice la nonna – soffre più di tutti.”

Come è la situazione in Ucraina e, in particolare, nelle vostre zone?

“Un disastro. Avete del resto sentito che i russi hanno bombardato anche un ospedale pediatrico! Nella nostra zona, nella parte occidentale dell’Ucraina, c’è molto spavento: vengono bombardate già le città, prima a circa 200 chilometri, poi a 100 e oggi sono ormai a 25 chilometri di distanza. La nostra città, tuttavia, non ha ancora visto bombe. Gli aerei le hanno sganciate su Ivano-Frankivs’k, poco a nord della nostra città. Stanno dunque già arrivando verso il confine rumeno. Dalla Bielorussia gli aerei bombardano le città, anche se non è ancora arrivato l’esercito.”

Le vostre case non sono ancora state colpite?

“No, sono ancora intatte, ma a 25 chilometri hanno già colpito e quindi siamo molto preoccupati.”

E i vostri due mariti?

“I nostri mariti sono rimasti in Ucraina per difendere la nostra città. Non sono andati al fronte, ma si stanno organizzando per la resistenza. Sono armati come volontari. Sono pronti qualora arrivassero i russi.”
“Mio figlio – aggiunge Maria – al tempo del servizio militare è stato congedato per motivi di salute e quindi oggi non può rientrare nell’esercito, per cui combatte come volontario.”

Cosa pensate di questa guerra?

“Io, conoscendo Putin – mi dice l’amica interprete – mi aspetto da lui di tutto e di più. Una persona inaffidabile, ci si può aspettare il peggio. Spero non si possa arrivare alla terza guerra mondiale, ma non siamo lontani. Lui andrà fino in fondo.”

Però a quanto pare è in difficoltà.

“Lo so, ma lui è molto potente: fino a che non troverà qualcuno che lo ferma non c’è scampo. Mi auguro di sbagliare.”

Il futuro dell’Ucraina: sarà sottomessa alla Russia?

“Certo che no!, esclama Maria. Nessun ucraino vuole andare sotto la Russia, perché sappiamo che cosa vuol dire. Una volta eravamo l’Unione Sovietica, poi ci siamo divisi: noi siamo ucraini e loro sono russi. Non che uno venga a casa mia e io gliela do. L’Ucraina si difenderà fin che può!”

Voi sperate di tornare a casa?

“Quando si sistemeranno le cose, come ci auguriamo. Adesso come si è messa l’Ucraina – e Maria piange – penso che non potremo sistemarci presto.”

Volete imparare l’italiano e trovare un lavoro?

“Adesso piano piano devono abituarsi e calmarsi – risponde Maria – perché non hanno ancora superato lo shock. Grazie comunque alla parrocchia di San Giacomo e a tutti e tutte voi che ci aiutate.
Quando la situazione si farà tranquilla, vogliamo che i bambini vadano a scuola e le due mamme vogliono imparare l’italiano e magari anche trovare un lavoro, perché non sappiamo quando questa guerra finirà.
Mi auguro una nostra vittoria! Preghiamo Dio per la nostra vittoria.” E noi glielo auguriamo di tutto cuore. Intanto, scendendo con l’ascensore, Maria mi parla di suo figlio e piange: “Gli telefono ogni giorno e dico: meno male che è ancora vivo! Prego tanto il Signore per lui!”