Due anni fa scoppia il covid 19 a Codogno

L'ospedale di Codogno

Esattamente due anni fa aveva inizio la drammatica pandemia dalla quale stiamo uscendo solo ora. Ricordiamo con grande riconoscenza i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che si sono spesi per il bene dei cittadini, molti pagando anche di persona con la propria vita.
Riportiamo l’articolo che sabato 22 febbraio pubblicavamo sul nostro giornale.  

Un 38enne ricoverato a Codogno

Si trova in prognosi riservata, con insufficienza respiratoria, il trentottenne ricoverato all’ospedale di Codogno (Lodi), che è risultato positivo al coronavirus. Le sue condizioni sono ritenute molto gravi.

Pare che sia andato a cena con un amico che tornava dalla Cina.

“Sono in corso le controanalisi a cura dell’Istituto Superiore di Sanità”, ha detto l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, aggiungendo che l’italiano “è ricoverato in terapia intensiva all’ospedale di Codogno i cui accessi al Pronto Soccorso e le cui attività programmate, a livello cautelativo, sono attualmente interrotte”.

L’uomo si è presentato giovedì al Pronto soccorso dell’ospedale di Codogno, nel Lodigiano. Al momento le autorità sanitarie stanno ricostruendo i suoi spostamenti. “Le persone che sono state a contatto con il paziente – ha aggiunto l’assessore – sono in fase di individuazione e sottoposte a controlli specifici e alle misure necessarie”. 

“Le ultime notizie mi portano a ripetere per l’ennesima volta l’unica cosa importante. Chi torna dalla Cina deve stare in quarantena. Senza eccezioni – ha scritto su Facebook l’immunologo Roberto Burioni –. Spero che i politici lo capiscano perché le conseguenze di un errore sarebbero irreparabili”. “Stiamo seguendo attentamente la situazione dopo i casi di contagio a Codogno in stretta sinergia con la task force del Ministero della Salute e Regione Lombardia. L’obiettivo è mettere in campo tutte le misure necessarie per circoscrivere il rischio sanitario”. Lo scrive in un post su Facebook il Dipartimento della Protezione civile. “Altre due persone residenti a Castiglione D’Adda sono risultate positive al test del Coronavirus. Si tratta della moglie del 38enne in terapia intensiva e di uno stretto conoscente. I due pazienti si trovano attualmente in stato di isolamento.” 

IL CONTAGIO AUMENTA

Nella giornata di eri i casi sono aumentati sino a un numero di quattordici. Lo ha comunicato l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera. “Si invitano tutti i cittadini di Castiglione d’Adda e di Codogno, a scopo precauzionale, a rimanere in ambito domiciliare e ad evitare contatti sociali – ha proseguito Gallera. Per coloro che riscontrino sintomi influenzali o problemi respiratori l’indicazione perentoria è di non recarsi in Pronto soccorso ma di contattare direttamente il numero 112 che valuterà ogni singola situazione e attiverà percorsi specifici per il trasporto nelle strutture sanitarie preposte oppure ad eseguire eventualmente i test necessari a domicilio”. 

L’assessore annuncia anche che “è attiva da ieri sera una task force regionale che sta operando in stretto contatto con il Ministero della Salute e con la Protezione Civile. La maggior parte dei contatti delle persone risultate positive al coronavirus è stata individuata e sottoposta agli accertamenti e alle misure necessarie”. 

LA VICINANZA DEL VESCOVO MALVESTITI

La diocesi è in contatto con le competenti autorità pubbliche al fine di applicare responsabilmente tutte le disposizioni di protezione, che saranno emanate per le comunità direttamente interessate, e quelle di preventiva cautela che riguarderanno l’intero territorio”. Lo ha detto al Sir mons. Maurizio Malvestiti, vescovo di Lodi. La vicinanza del vescovo “a tutti si fa preghiera molto intensa e incoraggiamento alla massima allerta a livello sanitario senza alcun allarmismo, nella condivisione colma di speranza rasserenante”.