Giorno del Ricordo. La cerimonia di Crema, no all’oblio. Caizzi: “I giovani si documentino”

Le Foibe. Insenature naturali formate da grandi caverne verticali presenti in Istria e Friuli Venezia Giulia. Veri e propri inghiottitoi naturali: la cavità si restringe scendendo in profondità per poi chiudersi e riallargarsi in un bacino che rende difficile risalita e soccorsi. Qui si consumarono buona parte degli eccidi commessi – tra il 1943 e il 1947 – dai partigiani jugoslavi: le vittime venivano spesso gettate in queste cavità. Un massacro, insieme all’esodo giuliano-dalmata, di cui s’è fatta memoria stamattina in piazza Istria e Dalmazia.
Una sobria cerimonia, con la partecipazione di alcuni studenti delle scuole superiori della città (due per ogni istituto), dei rappresentanti delle forze dell’ordine, delle associazioni combattentistiche e d’arma e dei militari della Caserma Col di Lana di Cremona. In piazza, con il sindaco Stefania Bonaldi e altre autorità, anche Graziella Della Giovanna, presidente del Comitato per la promozione dei principi della Costituzione. A dare testimonianza delle vicende giuliano-dalmate, è intervenuto Benito Caizzi, che fu profugo con la sua famiglia. Dopo l’Inno d’Italia, il suono della tromba e la deposizione della corona d’alloro alla lapide a ricordo, i discorsi ufficiali.

No all’oblio, vera sciagura

“Il nostro Paese che finalmente, esattamente 18 anni fa, superando imbarazzi, ipocrisie, eccessi ideologici, è riuscito a fare la pace con se stesso, perché non si può essere una nazione se non si incorpora nella propria vita e nella propria memoria ogni figlio che subisce un’ingiustizia, quali che siano le sue convinzioni politiche e religiose”, ha esordito il sindaco. “L’istituzione della Giornata del Ricordo è uno di quei momenti in cui si comprende fino in fondo il privilegio di vivere in una Democrazia, che in quanto tale dev’essere monumento alla diversità e nel contempo all’uguaglianza, l’uguaglianza dei diritti, e anche il ricordo è un diritto di enorme valore. Ciò che non è ricordato muore per sempre e insieme a esso muore la possibilità di apprendere. Una vera sciagura, l’oblio”.
Bonaldi ha ricordato come gli studenti delle scuole superiori abbiano aderito al percorso “Essere cittadini Europei”, che vede l’incontro fra storia e ricordo dell’esodo giuliano dalmata, cammino che culminerà nell’ex campo di concentramento di Fossoli: sarà visitato in aprile con i Viaggi della memoria.
Bonaldi ha invitato a sforzarsi di andare oltre i numeri, “identificandosi nel dolore di chi perse la vita. Ricordare che si trattò di persone come noi, come i nostri figli, chiudendo gli occhi solo per un minuto e immaginando possa trattarsi dei nostri affetti, delle nostre famiglie. Non possiamo guardare senza vergogna a quella follia, neppure noi che siamo nati dopo quell’eccidio e ci illudiamo di esservi estranei, perché ogni volta che discriminiamo solo uno dei nostri simili, accettando che lo si privi dei diritti elementari, ci associamo ai boia di allora. Temi che bussano alla nostra porta anche oggi”.
Riferendosi alle nuove generazioni, nella seconda parte del suo intevento, il primo cittadino ha concluso che “l’Europa è un regalo ai nostri ragazzi, anche ai discendenti dei fratelli e delle sorelle che oggi ricordiamo. A loro, a tutti loro, a tutti noi, il compito di fermare chiunque voglia rendere vano quel sacrificio”.

“I giovani si documentino”

Anche Caizzi nelle sue emozionanti parole, s’è subito rivolto ai giovani con un appello: “Si documentino, cerchino di conoscere questa pagina della nostra storia perché è la conoscenza di ciò che è avvenuto che ci aiuta a migliorare”.
Nel suo intervento il concittadino ha ricordato “ciò che fu attuato per distruggere l’italianità di quelle terre e il dramma patito dagli italiani che vivevano lungo la costa orientale dell’Italia, l’orrore delle Foibe e l’esodo di circa 350.000 italiani che scelsero di abbandonare la loro terra per mantenere l’identità italiana e la libertà di pensiero”.
“Voglio ricordare oggi i patimenti di Zara, la città in cui sono nato, città distrutta al 90% per aver subito in un anno, tra il 1943 e il 1944, una cinquantina di bombardamenti con la perdita di duemila civili. Alla fine conquistata e occupata dai titini, i suoi abitanti furono testimoni di vendette e persecuzioni, deportazioni e uccisioni anche attraverso la pratica dell’annegamento con la pietra al collo”.
Caizzi ha fatto memoria anche di un altro episodio che gli esuli conoscono, ma di cui molto poco si parla. “La strage di Pola, il 18 agosto 1946. In una spiaggia affollata da famiglie al mare vennero fatte esplodere tonnellate di esplosivo. Nel vile attentato persero la vita un centinaio di persone inermi, fra cui molti bambini”. Solo due dei tanti, tragici avvenimenti accaduti. “Li ho ricordati perché penso possano aiutare a capire la paura, il clima di terrore che portò gli italiani a lasciare le loro case e a scegliere la loro Patria come destinazione”.