Precisazione doverosa: non è una sentenza. Al momento è solo il parere legale “pro veritate” espresso dall’avvocato Alberto Marelli, dell’omonimo Studio Marelli e Maniscalco di Milano, che s’abbatte però sulla vicenda Lgh-A2A come un uragano di forza 5. Considerato che non è stato espresso in risposta a una richiesta di parte, bensì a quella di una delle municipalizzate coinvolte nell’operazione, l’Astem di Lodi. La quale – come riportato su queste colonne il 9 ottobre scorso – proprio per le forti riserve sull’infungibilità dell’operazione da parte dell’amministrazione comunale della città abduana, nel Cda di Lgh di lunedì 4 ottobre non aveva avallato la cessione delle proprie restanti quote alla multiutility bresciana-milanese.
Nelle 19 cartelle l’avvocato ricostruisce la vicenda dall’Accordo di partnership siglato nel marzo 2016 dalla Holding – allora partecipata da Aem di Cremona, Cogeme di Rovato, Asm di Pavia, Astem di Lodi e Scs Crema – e fa una articolata e dettagliata analisi dei documenti per esprimere il proprio parere circa la conformità alla legge della procedura di fusione per incorporazione. Approdando alla conclusione inequivocabile che “la procedura di fusione per incorporazione di Lgh in A2A, anche alla luce dei più recenti arresti della giurisprudenza amministrativa, non risulti conforme alle norme che regolano le vicende delle partecipazioni pubbliche (…) le quali prescrivono l’adozione di procedure di evidenza pubblica per la negoziazione e valorizzazione delle partecipazioni sociali dirette e indirette degli enti pubblici”.
“Pare superfluo evidenziare – sostiene inoltre esplicitamente – che anche la procedura di fusione Lgh-A2A è stata portata avanti senza alcuna indagine di mercato volta a dimostrare l’inesistenza di altre società multiutility che avrebbero potuto essere coinvolte in progetti di aggregazione a condizioni migliori di quelle proposte da A2A.”
“Per un altro verso – aggiunge con altrettanta chiarezza – ritengo che la scelta di dar corso alla fusione Lgh-A2A senza alcuna procedura di evidenza pubblica si ponga in contrasto con le norme che regolano le società a partecipazione mista pubblico-privata.”
Stante quanto sta avvenendo in Brianza, su un’operazione analoga, si fa ancor più incombente il rischio che anche questa di Linea Group – che in ambito locale coinvolge Scs Crema, controllata per il 65% da Scrp e per il 35% dal Comune di Crema attraverso Cremasca Servizi Srl – possa saltare, con malaugurate ricadute sul territorio e pesanti responsabilità delle forze politiche che l’hanno sostenuta e, dirette, degli amministratori che l’hanno approvata.
Il commento di Degli Angeli (Cinque Stelle)
“E pensare che c’è chi definiva la nostra opposizione a questa operazione, da noi definita un atto di svendita di servizi pubblici, come una ricostruzione da trama fantasy”, ha commentato a caldo il consigliere regionale del M5s, Marco Degli Angeli, nel comunicato stampa diffuso ieri l’altro.

“Qui è ancora peggio: il caso A2A-Lgh sta diventando, giorno dopo giorno, un film horror – ha aggiunto caustico – dove è evidente che il patrimonio pubblico sia stato gestito con troppa leggerezza dagli amministratori di società partecipate pubbliche o da alcuni sindaci e consigli comunali, quasi come se si trattasse solo di cosa loro e non di tutti i cittadini.”
Questo parere legale, ha riferito, “è al vaglio degli avvocati del gruppo regionale M5s ed è probabile che verrà aggiunto a sostegno dei documenti già preparati per l’esposto all’Anac” e per quello che, a inizio novembre – ha confermato – sarà inoltrato alla Corte dei Conti. “Resta da capire – ha concluso – se sussista o meno la responsabilità di un eventuale danno erariale da parte dei consigli d’amministrazione e dei consigli comunali che hanno deliberato a favore di questa operazione.”