Il Consiglio comunale cittadino ha approvato – ieri sera, con il solo voto della maggioranza più quello di Manuel Draghetti dei Cinque Stelle – la mozione presentata da La Sinistra sui fatti di Roma per condannare il Fascismo, esprimere solidarietà alla Cgil e chiedere lo scioglimento di Forza Nuova. In sede di voto sono uscite da Sala degli Ostaggi le minoranze (FI, Lega e Polo Civico).
La discussione s’è protratta per due ore e mezza, non senza polemiche e toni accesi, specie tra il proponente Emanuele Coti Zelati e i forzisti Antonio Agazzi e Simone Beretta, letteralmente infuriati e più volte richiamati dal presidente dell’assise Gianluca Giossi.
Coti Zelati ha esposto brevemente la mozione e i suoi intenti: “Quello che è successo a Roma è noto a tutti. L’attacco alla Cgil è grave perché mirato, pianificato ed eseguito da gruppi fascisti o comunque di quell’estrazione. Un atto grave perché quel sindacato, i sindacati tutti rappresentano istituzioni previste dall’ordinamento costituzionale. I soggetti che hanno dato vita all’assalto hanno una connotazione politica precisa. Ho chiesto un Consiglio urgente perché questa è la sede democratica più importante della città, dove si esercitano i diritti democratici”, ha chiarito.
Jacopo Bassi (Pd) ha subito dichiarato che “la maggioranza ha condiviso la proposta, garantendo le firme per convocare il Consiglio”, auspicando di uscire dall’aula “con un documento condiviso”. Una previsione molto lontana da quello che sarebbe poi avvenuto, come peraltro avevamo ampiamente ipotizzato anche noi pochi giorni prima. Per la maggioranza, oltre che da Bassi, la condanna senza se e senza ma dell’assalto alla Cigl è arrivato dalla civica Tiziana Stella, Debora Soccini e Anna Acerbi. Perentorio anche l’intervento del sindaco Stefania Bonaldi, presente a Roma alle manifestazioni antifasciste di pochi giorni prima.
Draghetti ha spiegato il voto favorevole: “Non vogliamo, come gruppo, essere tacciati di Fascismo, intolleranza o di essere contrari al Green pass. La mozione è utile per riaffermare valori che dovrebbero essere scontati, scritti nella Costituzione”.
Seccato Andrea Agazzi (Lega): “Mozione ed emendamenti sono irricevibili. Non staremo un minuto in più qui per cercare di convincervi che non siamo fascisti”. Dopo aver avanzato critiche al Ministro Luciana Lamorgese per non aver prevenuto l’attacco, e alla Sinistra per l’ennesima “strategia comunicativa”, ha espresso “massima solidarietà alla Cgil”, ma respinto la volontà di qualcuno “di darmi una patente di democrazia. Mi sento ampiamente dentro l’arco democratico. Ci prendiamo la responsabilità di non votare la mozione, non ci stiamo a questo gioco politico. Trovare sempre un nemico non porta mai a nulla di buono”.
“Una grande fatica essere qui, a un Consiglio comunale che giudico inutile. Così si rischia di dividere l’opinione pubblica in un momento in cui si deve unire. Questa adunanza non produrrà nulla di concreto. Una perdita di tempo, in cui ho ascoltato tanti strabismi e bugie. Nazifascismo e Comunismo sono due tragedie storiche, da cui sono equidistante: siate più equilibrati”, ha dichiarato Antonio Agazzi. Stessa lunghezza d’onda per Simone Beretta.
Durante il dibattito, i due hanno sbottato contro Coti Zelati per “il fango buttato sulla Democrazia cristiana. Finitela con queste menate. Quando si dicono balle nelle sedi istituzionali io scatto!”, ha urlato il capogruppo di FI all’ennesimo riferimento… fuori tema. “Una mozione che unisce”, ha ironizzato il leghista Agazzi. Poi il voto, con fuori dall’aula il centrodestra, sia i partiti sia le forze civiche che lo rappresentano.
Ampio servizio sul giornale di sabato in edicola.