Da oggi, venerdì 15 ottobre, scatta per i lavoratori l’obbligo di Green pass negli uffici e nelle aziende: chi non avrà il certificato verde con il Qr code non potrà lavorare e la sua sarà considerata un’assenza ingiustificata.
Tale obbligo viene applicato a tutti i lavori dipendenti, sia del settore pubblico che privato; lavoratori autonomi (elettricisti, idraulici, etc.); colf, badanti e babysitter; magistrati; soggetti con cariche elettive (sindaco, consigliere, etc).
A controllare che i lavoratori, a campione o a tappetto, siano in possesso di Green pass sarà il datore di lavoro, oppure personale specifico. Il controllo potrà avvenire sia all’ingresso che all’interno dei luoghi di lavoro.
Per quanti saranno trovati sprovvisti di Green pass, scatterà la sospensione dal lavoro: dopo un giorno nel settore privato e dopo cinque nel pubblico. Le multe, invece, vanno da 600 euro a 1.500 euro. Inoltre, quanti sprovvisti di Green pass e di conseguenza sospesi non percepiranno lo stipendio per tutto il periodo di assenza. Non rischieranno, però, il licenziamento.
Green pass: alcuni numeri
Ad oggi i Green pass scaricati dalla piattaforma nazionale gestita dal ministero della Salute sono circa 93 milioni, di cui 70 milioni da vaccinazione, 2,1 milioni da certificato di guarigione (validi sei mesi) e quasi 20 milioni da tampone (validi 48 ore). Eppure, solo poco più della metà degli italiani, il 56%, ritiene che il certificato verde sia una misura efficace a ridurre il rischio di contagi e dunque utile nella lotta alla pandemia da Covid-19. Un po’ più ampia (60%) la quota dei cittadini che vede nel Green pass uno strumento di responsabilità sociale. E’ quanto emerge da una rilevazione dell’EngageMinds Hub, Centro di ricerca dell’Università Cattolica, con sede a Cremona, su un campione di oltre 6mila italiani, rappresentativo della popolazione per sesso, età, appartenenza geografica e occupazione.