“Noi siamo vittime della cultura dello scarto”, ha proseguito a braccio Francesco: lo scarto “dei bambini che non vogliamo ricevere”, perché la legge dell’aborto “li uccide direttamente, e questo oggi è diventato molto normale, un’abitudine bruttissima: è proprio un omicidio”.
“È giusto fare fuori una vita umana per risolvere il problema? È giusto affittare un sicario per risolvere il problema?”, le domande da porsi: “Questo è l’aborto”.
“E dall’altra parte – ha denunciato il Santo Padre – ci sono gli anziani, che sono materiale di scarto, non servono: ma sono le radici, la saggezza nostra società e questa societàli scarta”.
Il Pontefice ha inoltre denunciato, sempre fuori testo, “l’eutanasia nascosta, quella per cui le medicine sono care e se ne danno la metà soltanto, e questo significa accorciare la vita degli anziani”.
In questo modo, il grido d’allarme di Francesco, “eliminiamo la speranza: dei bimbi, che ci portano avanti, e delle radici che ci portano gli anziani. E questo è lo scarto di tutti i giorni”.
“Stiamo attenti alla cultura dello scarto”, il monito del Papa: “Non è un problema di una legge o di altro. Su questo punto non possono permettersi di andare gli ospedali cattolici”.
Mons. Paglia: “Superare disparità e disuguaglianze”
“Mai come in questo periodo abbiamo percepito quanto la salute di ognuno sia collegata a quella di tutti e l’importanza di considerare ogni persona su un piede di uguaglianza con le altre. È quindi inammissibile che, attraverso il privilegio di alcuni, altri vengano penalizzati. Differenze, disparità e disuguaglianze negano questa fondamentale evidenza e vanno quindi superate”. Lo ha detto questa mattina mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, nell’introduzione al workshop “Salute pubblica in prospettiva globale” in corso in Vaticano.
Non “una riflessione sulla pandemia – ha precisato –. Perché l’intento è di volgere lo sguardo non indietro, ma verso il futuro, e di individuare i cambiamenti che dobbiamo operare”.
Con riferimento al workshop, il presidente Pav ha sottolineato: “Lo sfondo su cui è stato pensato è quello del messaggio centrale di papa Francesco nella sua enciclica Fratelli tutti: siamo parte di un’unica famiglia umana e nessuno potrà salvarsi da solo. Occorre individuare gli snodi che nelle nostre relazioni conducono a mantenere aree di benessere di pochi, a scapito di tanti. L’individualismo oggi deve cedere il passo a un ‘Noi’ sempre più ampio e inclusivo, che traduca in pratica una effettiva ‘amicizia sociale’. È un’esigenza, ha concluso, “che viene da una visione dei rapporti e degli equilibri mondiali basata su quanto in questi mesi stiamo sperimentando e che il Vangelo ci aiuta a comprendere meglio e a praticare con maggiore intensità”.