Oggi presentiamo la fatica che ha posto Toffetti ai vertici della scultura contemporanea: il quinto portale bronzeo di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche patriarcali di Roma. Si tratta della Porta del Rosario, la prima in assoluto dedicata a san Giovanni Paolo II. Ha come tema i Misteri della Luce che il compianto Sommo Pontefice ha voluto inserire nella tradizionale preghiera del Rosario.
Mario Toffetti ha realizzato il portale in un pezzo unico (non è infatti previsto che si apra in due battenti), alto 5 metri per 2.30, del peso di 15 tonnellate, interamente in bronzo fuso a cera persa. Un bronzo la cui luminosità è esaltata nei rilievi e nelle grandi volute circolari che fanno da sfondo alle immagini. L’effetto è ottenuto fondendo insieme stagno e rame purissimi, senza l’aggiunta di materiali scadenti, come il piombo.
Il portale venne inaugurato dal card. Bernard Francis Law il giorno dell’anniversario della fondazione della basilica (5 agosto 2006).
Nella grande Porta del Rosario di Santa Maria Maggiore sono rappresentati, in basso e altorilievo, i cinque Misteri della Luce. Misteri che proprio san Giovanni Paolo II introdusse nella recita del Rosario.
Sono impostati su un moto circolare che parte in alto dalla Madonna, scende a sinistra e risale a destra verso il Cristo posto accanto alla Madre. Tale movimento è sottolineato da volute circolari (richiamano la diffusione dello Spirito) che, molto intense attorno alle due figure principali della Madre e del Figlio divino, si diffondono verso il basso avvolgendo tutte le scene. La Madonna è seduta con le mani raccolte sul petto. È collocata in posizione dominante perché la basilica è a Lei dedicata.
Scendendo verso sinistra troviamo innanzitutto Le nozze di Cana. Gesù è seduto a tavola, affiancato dalla Madre, mentre dà ordine a un inserviente di riempire le giare poste in evidenza ai suoi piedi. In posizione più defilata i due sposi, in atteggiamento affettuoso.
Sotto è rappresentata La Trasfigurazione: i tre discepoli in posizioni estatiche contemplano Gesù trasfigurato a braccia aperte, tra Mosè (con le tavole) ed Elia (con un rotolo). Sono raffigurati in modo più rarefatto per indicare la mistica visione. La terza scena è quella del Battesimo di Gesù nell’acqua del Giordano. Lo battezza Giovanni Battista (con il classico abbigliamento e il bastone crociato). Non manca la colomba dello Spirito.
Tra quest’ultima scena e la successiva che occupa l’intera parte bassa della porta, troviamo la dolce figura di San Giovanni Paolo II. Il compianto Pontefice (molto riuscito il ritratto) è raffigurato in abiti liturgici con la mitria e il pallio, in ginocchio sopra il libro dei Vangeli e non sopra il tradizionale cuscino dell’iconografia artistica. Una novità quest’ultima che Toffetti sottolinea e con la quale ha inteso indicare il Santo Padre come servo di Dio e della Parola. Papa Wojtyla tiene stretto nelle mani, appoggiate sul petto, un grande Rosario (il tema della porta stessa) e con l’espressione del volto rivolto al Cristo sembra dire “Mio Dio prendimi”: è l’atteggiamento di donazione totale vissuto dal compianto Papa negli ultimi mesi della sua vita. Una raffigurazione molto intensa e partecipata del grande e santo Pontefice.
Alla base del circolo figurativo troviamo una meravigliosa raffigurazione dell’Ultima Cena. Qui il rilievo del bronzo si fa più spiccato e le volute sembrano richiamare l’interno del Cenacolo; la scena, da parte sua, è più complessa. Attorno alla mensa, appena accennata dalla tavola orizzontale, il Cristo è seduto al centro, colto nel momento in cui spezza il pane affiancato da due discepoli (quello di sinistra è il giovane Giovanni), oltre i quali sono raffigurati gli altri dieci in diverse posizioni tra l’estatico e il gioioso.
Nell’Ultima Cena Toffetti ha voluto introdurre alcuni tocchi molto piacevoli: un mazzetto di spighe, un grappolo d’uva e due pesci sulla tavola; inoltre la simpatica e gioiosa presenza di due ragazzi nella parte bassa della scena che offrono alcuni pesci e un pane: richiamano l’episodio della moltiplicazione dei pani e – secondo quanto lo stesso Toffetti affermava – i due ragazzi rappresentano i giovani di Giovanni Paolo II, quelle nuove generazioni nelle quali sta il futuro della Chiesa stessa.
L’intera parte destra della porta è caratterizzata da una processione ascensionale verso il Cristo con la quale lo scultore ha inteso raffigurare La Predicazione del Regno. Il Maestro è in alto, a fianco della Madre e ha le braccia aperte in segno di accoglienza. La processione dei discepoli sale verso di Lui, come attratta dalle sue parole. È composta, dal basso in alto, da una famiglia (padre, madre, un bimbo neonato in braccio alla mamma e un secondo figlio adolescente) con la quale si vuole indicare il ruolo essenziale della famiglia. A fianco c’è la figura di un pellegrino con il classico bastone, la bisaccia e la conchiglia: è il simbolo di ogni credente, pellegrino verso il regno di Dio.
Più sopra, una curiosità interessante: due credenti dibattono e discutono su tematiche religiose. Lo scultore ha voluto indicare con ciò l’esistenza del dialogo all’interno della comunità ecclesiale. Più sopra altri due fedeli e, in prossimità del Cristo, un giovane. Anche in questo caso è un’indicazione di fiducia verso le nuove generazioni nelle cui mani è il futuro della fede. Il movimento circolare della Porta del Rosario termina quindi con il raggiungimento di Cristo. Al sommo dello spazio figurativo troviamo un medaglione con lo Stemma di san Giovanni Paolo II a indicare la dedicazione della porta stessa alla sua straordinaria figura.
GIORGIO ZUCCHELLI