Presentati a San Bartolomeo i profughi provenienti da Niger con i corridoi umanitari. Benvenuti!

Sono stati presentati questa mattina alla comunità dell’Unità Pastorale di San Giacomo e San Bartolomeo, i sei profughi dal Niger arrivati a Crema tramite i corridoi umanitari. Sono una famiglia (padre, madre e due bimbi) e due altri giovani. 

L’incontro con la comunità è avvenuto dopo la Messa delle ore 11, celebrata dal vescovo Daniele a San Bartolomeo. Un momento commovente e gioioso per una comunità che si è impegnata fortemente ad accompagnarli. Al momento della presentazione hanno parlato il parroco don Michele Nufi, il sindaco Bonaldi, il responsabile della Caritas Dagheti, hanno infine cantato gli inni delle nazioni di provenienza degli immigrati e quello d’Italia. Il tutto si è concluso con un rinfresco.

I profughi sono arrivati il 23 giugno all’aeroporto di Fiumicino con i corridoi umanitari organizzati da Caritas italiana, su mandato della Conferenza episcopale italiana. Erano 45, provenienti dal Niger e da diverse nazioni africane, molti dei quali passati attraverso l’inferno delle carceri libiche. Tra loro otto famiglie e 22 bambini. Sono stati ospitati da otto diocesi italiane, tra cui Crema, e da un centro valdese di Torino.

Hanno tutti alle spalle storie durissime e drammatiche, di fuga dagli integralisti di Boko haram, dai conflitti, dalla miseria, alcuni hanno tentato più volte di attraversare il deserto e il mare per venire in Europa. 

Tutti hanno dovuto rimanere in quarantena per 15 giorni. Gli ospiti di Crema hanno trovato alloggio in due appartamenti e saranno “adottati” da 25 volontari – tra cui alcune giovani famiglie, adulti e giovani – dell’Unità pastorale San Giacomo-San Bartolomeo, che si sono preparati a questo compito attraverso un percorso di formazione iniziato a metà aprile scorso. Nel quale, fa osservare Fabrizio della Caritas, “al di là di un’informativa sul progetto corridoi umanitari è stata approfondita la conoscenza di tutti gli aspetti legali connessi al soggiorno di stranieri in Italia e si sono affrontate preoccupazioni e prospettive rispetto all’esperienza del tutto nuova a cui si stavano accingendo”. Il gruppo s’è inoltre occupato degli aspetti organizzativi concreti: sistemazione degli appartamenti, approvvigionamento dei beni di prima necessità adeguati alle rispettive abitudini alimentari, predisporre il momento della prima accoglienza.