Dal 2020 in poi il lutto, la perdita e la parola “morte” sono entrate dirompenti nelle nostre case, spesso andando a infrangere tutti i tabù che trasversalmente hanno permesso di difenderci dalla paura e dalle angosce che la morte suscita.
“Senza chiedere il permesso, la finitezza della vita si è presentata mettendo tutti, grandi e piccini, nella posizione di dovercisi misurare: o concretamente o nell’immaginario, senz’altro questi temi sono stati improvvisamente più vicini. Ciò che ne è derivato lo stiamo ancora vivendo e osservando in ambiente domestico, lavorativo e scolastico”, riflettono i vertici dell’associazione cremasca Cure Palliative Alfio Privitera Ets-Odv.
L’Associazione a supporto delle scuole
All’inizio dell’anno scolastico 2020-2021, appena concluso, le incertezze e le preoccupazioni erano tante, soprattutto nelle zone maggiormente colpite dalla prima ondata di Covid-19: come ci rincontreremo nelle classi? Cosa dovremo affrontare e soprattutto come? Come gestiremo le “nuove distanze”? Come affronteremo il nuovo modo d’insegnare? Come potremo affrontare il tema della perdita, del lutto e della morte?
“Queste sono alcune delle domande che gli insegnanti si sono fatti prima del rientro a scuola – riflette il CdA della Onlus a bocce ferme – sia esse Materna, Primaria, Secondaria o Superiore. Come Associazione, ci siamo messi a disposizione rispondendo al bisogno di supporto delle scuole, nello specifico, ad esempio, all’Istituto Comprensivo ‘Falcone e Borsellino’ di Offanengo. Così il parlare di morte, intesa nel senso più ampio della perdita, esce dal recinto del ‘fine vita’ per entrare nelle scuole a raccontare di come e quanto ciò abbia a che fare con la vita”.
All’iniziativa hanno aderito la dott.ssa Barbara Lissoni psicologa-psicoterapeuta esperta di cure palliative e la dott.ssa Claudia Bruni, psicologa clinica, che hanno proposto attività e laboratori in grado di intercettare i bisogni espressi dalla scuola e dare voce ai bisogni sottesi, andando nella direzione di accogliere le fatiche, nutrire le risorse e promuovere conoscenza e cultura del vivere, “che implica il morire, il perdere, il lasciar andare”.
Laboratorio alla Primaria per la risignificazione della perdita
Il consigliere e tesoriere Giuliano Paolella e il presidente Giuseppe Samanni ricordano gli incontri di formazione per gli insegnanti delle scuole dell’Istituto citato.
“Le domande sono state molte e i bisogni sottostanti altrettanti. Stare nell’incertezza, di più, lavorarci, è stata certamente la sfida maggiormente percepita. Con professionalità, partecipazione e interesse i docenti presenti si sono messi in gioco partendo da se stessi e con curiosità e flessibilità hanno accolto il punto di vista e gli strumenti delle psicologhe che hanno condotto gli incontri”.
Durante l’anno scolastico sono stati proposti, su richiesta di due delle scuole dell’Istituto, altrettanti laboratori con gli alunni. Il primo si è svolto in presenza con una classe V della Primaria: “Abbiamo attraversato insieme ai bambini il loro immaginario del lutto, riconoscendone insieme le emozioni che ne fanno parte così da favorire la risignificazione della perdita, sia essa reale o sentita. I bambini hanno partecipato con sorprendente interesse: abbiamo usato immagini, colori, filmati e parole con cui ognuno di essi ha potuto raccontare di sé”.
“Grazie agli alunni e agli insegnanti che hanno partecipato”
Il secondo è stato effettuato nella modalità online con due classi della Secondaria; durante gli incontri gli alunni hanno potuto esprimere emozioni, percezioni, frustrazioni e spazi vitali e mortiferi esperiti nel tempo della pandemia attraverso l’uso delle fiabe, strumento che permette l’espressione di parti di sé senza intaccare direttamente le difese che hanno consentito loro di ‘navigare’ a vista nella loro preadolescenza in tempo di pandemia.
Significative le considerazioni che la “Alfio Privitera” ha raccolto dall’esperienza, che riproporrà anche in futuro in altre sedi. Anche perché la missione associativa prevede proprio la diffusione della cultura delle cure palliative nella società, specie nelle nuove generazioni.
“Tale esperienza insegna e conferma che spesso ciò che riteniamo indicibile come la morte è qualcosa che appartiene a tutti e che per quanto possa spaventare ci mostra la ricchezza della vita relazionale. Grazie agli alunni e agli insegnanti che hanno partecipato”. Un ringraziamento va alla “Alfio Privitera”, che ci permette di celebrare la vita parlando di morte.