“Questo gesto per noi è il segno che le persone che viaggiano e muoiono nel Mediterraneo devono stare nel cuore di tutta la nostra Chiesa. Come piccola parrocchia ci sentiremo meno soli”. Così il parroco di Lampedusa, don Carmelo La Magra, accoglie la notizia che oggi, domenica 11 luglio, in tutte le parrocchie italiane, su iniziativa della presidenza della Cei, sarà dedicata una preghiera speciale a tutte le persone che “hanno perso la loro vita mentre cercavano di raggiungere le coste italiane ed europee”.
“È importante prendersi cura di loro – dice al Sir – e testimoniare alla società un modo diverso di guardare alle donne, uomini e bambini che arrivano in Europa ma che spesso non riescono ad arrivare perché muoiono in mare”.
Otto anni fa la visita di papa Francesco a Lampedusa
Nel giorno in cui ricorreva l’anniversario della visita di papa Francesco a Lampedusa, l’8 luglio 2013, il suo primo viaggio apostolico, l’arcivescovo di Agrigento, mons. Alessandro Damiano, ha celebrato la Messa nella parrocchia San Gerlando di Lampedusa per ricordare anche le vittime dell’ultimo naufragio, avvenuto la settimana scorsa nelle acque fra Lampedusa e Campione.
Sette i corpi recuperati, tutte donne, di cui una incinta. Sono state sepolte nel cimitero di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. Secondo i 46 superstiti le vittime sarebbero 9 e tra i dispersi ci sarebbe anche una bambina di meno di un anno.
Fatti tragici che indicano “la fragilità di queste persone”, osserva don La Magra, che con i parrocchiani continua a fare assistenza al molo durante gli sbarchi e cerca di stare vicino ai sopravvissuti: “Dall’hotspot ci hanno fatto sapere che desiderano un momento di preghiera per i loro morti”.
Proprio otto anni fa il Santo Padre denunciava la “globalizzazione dell’indifferenza” che rende insensibili alle grida degli altri.
Morti in mare, in aumento del 200% rispetto al 2020
Da allora sembra che poco o nulla sia cambiato: le morti in mare nei primi cinque mesi del 2021 sono aumentate del 200% rispetto allo scorso anno. Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) in questo periodo sono morte nel Mediterraneo centrale 632 persone, di cui 173 accertate e 459 disperse, una media di 4 al giorno. Senza contare le vittime degli ultimi naufragi e delle altre rotte del mare o le morti durante il viaggio nel deserto del Sahara, in Libia o nei Balcani.
“Le morti sono provocate da una logica securitaria dell’accoglienza. La gente muore perché continuiamo a costruire recinti intorno a noi”, afferma don La Magra.
Intanto sono sbarcati altri 70 migranti con 6 diversi barchini. Sono stati portati all’hotspot che dopo i 12 sbarchi di mercoledì 7 luglio era già al collasso e ospitava, nonostante il trasferimento di 100 con il traghetto Cossydra, circa 950 migranti (la capienza media è di 250).
“Siamo di nuovo alle solite vicende estive degli arrivi a Lampedusa, che si fermano per qualche giorno e poi riprendono – fa notare don La Magra -. È una ordinarietà da cui non possiamo fuggire. Dobbiamo scegliere se capire che questa è la vita degli uomini e delle donne con cui è necessario confrontarci oppure continuare a fare finta che prima o poi passi”.
Una preghiera dei fedeli
Per questo motivo la presidenza della Cei propone che in tutte le parrocchie, oggi, in occasione della festa di San Benedetto, patrono d’Europa, venga letta una preghiera dei fedeli “per tutti i migranti e, in particolare, per quanti tra loro hanno perso la vita in mare, naviganti alla ricerca di un futuro di speranza”.
“Al cuore delle loro famiglie, che non avranno mai la certezza di ciò che è successo ai loro cari – si legge nella preghiera – , Dio sussurri parole di consolazione e conforto. Lo Spirito Santo aleggi sulle acque, affinché siano fonte di vita e non luogo di sepoltura, e illumini le menti dei governanti perché, mediante leggi giuste e solidali, il Mare Nostrum, per intercessione di san Benedetto, patrono d’Europa, sia ponte tra le sponde della terra, oceano di pace, arco di fratellanza di popoli e culture”.