Giovedì scorso è stata recapitata ai Comuni una e-mail del presidente della Provincia Mirko Signoroni con l’invito ad aderire all’Associazione temporanea di scopo (Ats) per implementare il Masterplan 3C. “L’iniziativa, concettualmente condivisibile, è lacunosa e imprecisa per gli aspetti economico-organizzativi, questione già emersa nei mesi scorsi in occasione della presentazione della proposta”, scrivono diversi sindaci cremaschi e cremonesi in una lettera.
Si tratta di Agarossi Mauro sindaco di Ticengo, Aiolfi Paolo (Bagnolo Cremasco), Barbati Angelo (Trescore Cremasco), Bertoni Rosolino (Palazzo Pignano), Bonaventi Piergiacomo (Pandino), Bonazza Aries (Ripalta Cremasca), Bricchi Oreste (Acquanegra Cremonese), Cominetti Graziano (Pescarolo e Uniti), Gallina Gabriele (Soncino) Grassi Antonio (Casale Vidolasco), Guercilena Elisa (Quintano), Guerini Rocco Matteo (Credera Rubbiano e consigliere provinciale), Marani Nicola (Salvirola), Marcarini Mariella (Trigolo), Moreni Roberto (Casaletto di Sopra), Paladini Paolo (Vailate), Polla Attilio (Romanengo), Sisti Alberto (Castelvisconti e consigliere provinciale).
Al punto uno di ciò che non va le quote d’adesione. “Sono fissate per scaglioni definiti dal numero degli abitanti, con i Comuni più piccoli penalizzati in quanto dovrebbero versare pro capite un contributo decisamente superiore rispetto alle realtà territoriali maggiori. I due estremi sono 500 euro per i Comuni con popolazione al di sotto dei 3.000 abitanti e di 3.000 euro per i Comuni con popolazione al di sopra dei 10.000 abitanti. Due banali calcoli e si vede come le quote pro capite di Crema (34.600 abitanti) e Cremona, (71.500 abitanti), siano notevolmente inferiori rispetto a un qualsiasi altro Comune fino a 3.000 abitanti. Ma anche quelli tra i 3.000 i 10.000 abitanti sono gravati da quote pro capite superiori alle due città più popolose della provincia. Una scelta discriminatoria e divisiva difficile da capire e da condividere”, si legge nelle missiva.
Punto due. “Nei documenti recapitati non viene indicato in maniera precisa su cosa consista l’implementazione. Non una riga che dica: vogliamo fare questo e quest’altro e l’intervento programmato costa questi euro”. Punto tre. “Se non si conosce il costo dell’operazione, con che criteri si stabilisce la cifra da raccogliere dai Comuni?”. Domanda più che lecita. Poiché non si sa quanti Comuni aderiranno, la contestazione numero quattro è una deduzione: “Viene da dedurre che il progetto sarà tarato su quanto verrà incassato, un metodo che non è dei migliori”. I sindaci fanno notare, inoltre, che l’accordo dura tre anni, che le quote sono annue e che i Comuni della provincia di Cremona sono 113. “Anche a ipotizzare che alcuni Enti non aderiscano non si è lontani dal vero se si ipotizza che le cifre in gioco siano significative”.
Critiche anche per l’articolo nove dell’accordo proposto: “Prevede che ‘tutta la documentazione e le informazioni di carattere tecnico e metodologico, fornite da uno dei soggetti attuatori a un altro, dovranno essere considerate da quest’ultimo di carattere riservato’. È sorprendente che documenti relativi alla Pubblica Amministrazione e pagati dagli stessi Comuni siano da considerare riservati. Per tutto questo abbiamo deciso di non aderire alla proposta dell’amministrazione provinciale”, il commento finale dei sindaci del territorio.
Su questo punto e anche su altro ha manifestato dubbi e perplessità anche il consigliere regionale grillino Marco Degli Angeli. “Far nascere un’associazione di scopo per promuovere con spirito di collaborazione e condivisione un’identità, un brand, progetti e iniziative di rafforzamento territoriale con clausole di ‘riservatezza’ blindate, chiude in una scatola ogni tentativo di confronto e il conseguente dibattito che ne potrebbe scaturire. Facendo così si soffocherebbe ogni possibilità di coinvolgimento pubblico e si trasformerebbe un’entità potenzialmente vitale in un mero braccio operativo ‘senza anima’ e non rispondente alle vere esigenze di tutti i cittadini”.