Papa Francesco – Appelli per Gerusalemme, Afghanistan e Colombia

Regina Coeli - papa francesco
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“Seguo con particolare preoccupazione gli eventi che stanno accadendo a Gerusalemme. Prego affinché essa sia luogo di incontro e non di scontri violenti, luogo di preghiera e di pace”. Così il Papa, al termine del Regina Caeli di ieri.
“Invito tutti a cercare soluzioni condivise affinché l’identità multireligiosa e multiculturale della Città Santa sia rispettata e possa prevalere la fratellanza”, l’appello: “La violenza genera solo violenza. Basta con gli scontri”.
“E preghiamo anche per le vittime dell’attentato terroristico avvenuto ieri (sabato 8 maggio, ndr) a Kabul”, ha proseguito Francesco: “Un’azione disumana che ha colpito tante ragazzine mentre uscivano da scuola. Preghiamo per ognuna di loro e per le loro famiglie. E che Dio doni pace all’Afghanistan”.
Infine il Papa ha espresso la sua preoccupazione “per le tensioni e gli scontri violenti in Colombia, che hanno provocato morti e feriti”.

Amare significa aprire il cuore agli altri

“Amare come Cristo significa dire di no ad altri ‘amori’ che il mondo ci propone: amore per il denaro – chi ama il denaro non ama come ama Gesù –, amore per il successo, la vanità, per il potere….”. Lo ha detto il Papa, nel Regina Caeli di ieri, in cui ha spiegato: “Queste strade ingannevoli di ‘amore’ ci allontanano dall’amore del Signore e ci portano a diventare sempre più egoisti, narcisisti, prepotenti. E la prepotenza conduce a una degenerazione dell’amore, ad abusare degli altri, a far soffrire la persona amata”.
“Penso all’amore malato che si trasforma in violenza – e quante donne sono vittime oggigiorno di violenze”, ha precisato Francesco: “Questo non è amore. Amare come ci ama il Signore vuol dire apprezzare la persona che ci sta accanto, rispettare la sua libertà, amarla così com’è, non come noi vogliamo che sia; come è, gratuitamente”.
In definitiva, ha proseguito il Papa, “Gesù ci chiede di rimanere nel suo amore, abitare nel suo amore, non nelle nostre idee, non nel culto di noi stessi. Chi abita nel culto di sé stesso, abita nello specchio: sempre a guardarsi. Ci chiede di uscire dalla pretesa di controllare e gestire gli altri. Non controllare, servirli. Aprire il cuore agli altri, questo è amore, e donarci agli altri”.
“La gioia di saperci amati da Dio nonostante le nostre infedeltà ci fa affrontare con fede le prove della vita, ci fa attraversare le crisi per uscirne migliori”, ha assicurato Francesco: “È nel vivere questa gioia che consiste il nostro essere veri testimoni, perché la gioia è il segno distintivo del vero cristiano. Il vero cristiano non è triste, sempre ha quella gioia dentro, anche nei momenti brutti”.

Beato Rosario Angelo Livatino, un esempio

Riferendosi alla beatificazione di Rosario Angelo Livatino, martire della giustizia e della fede, il Pontefice lo ha ricordato così: “Nel suo servizio alla collettività come giudice integerrimo, che non si è lasciato mai corrompere, si è sforzato di giudicare non per condannare ma per redimere”, le parole di Francesco: “Il suo lavoro lo poneva sempre ‘sotto la tutela di Dio’; per questo è diventato testimone del Vangelo fino alla morte eroica”.
“Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo ad essere leali difensori della legalità e della libertà”, l’appello.
Poi un saluto a tutte le persone affette da fibromialgia: “Esprimo loro la mia vicinanza e auspico che cresca l’attenzione a questa patologia a volte trascurata”.