PARCO DEL SERIO – Problema nutrie. Monaci: “Danni per il settore agricolo, bisogna agire”

La nutria è un roditore semi-acquatico, originario del sud America e importato in Europa negli anni ’50 del secolo scorso: scava gallerie per fare tane sotterranee, con uno sviluppo lineare di diversi metri, rappresentando un rischio per la tenuta degli argini dei corsi d’acqua naturali, dei canali di irrigazione e di scolo, una vera emergenza ecologica e ambientale per la pianura.
Essenzialmente erbivoro, la nutria ha una mole corporea non indifferente, secondo alcuni studi, per i soggetti adulti sono necessari circa 2 chili di alimento fresco al giorno. Ed è proprio questo uno dei problemi che vivono gli agricoltori quotidianamente, con asporti localmente anche consistenti, come ad esempio in questi periodi, con la semina del mais fatta da poco e le piccole piantine oggetto delle attenzioni delle nutrie. Proprio per questo, non c’è più tempo e non si può più rimandare.
“La presenza delle nutrie è purtroppo fuori controllo e bisogna agire: politica, enti locali, corpo forestale, Ats, organizzazioni agricole, non possono chiudere gli occhi e rinunciare ad intervenire per la protezione del nostro territorio”, dice il presidente del Parco del Serio, Basilio Monaci. Per il presidente: “I danni sono visibili a tutti, molti argini del nostro importante reticolo idrico sono danneggiati, i nostri agricoltori soffrono, c’è il pericolo della
trasmissione di malattie ed ora, anche le giovani piantine di mais vengono sradicate dalle nutrie, che se ne cibano, nonostante la grande disponibilità di altri foraggi”. Il presidente cremasco, condivide il ragionamento che il professor Riccardo Groppali, lo scorso dicembre ha fatto in alcune interviste: “Il prof. Groppali è una persona particolarmente competente e ribadisce la necessità impellente di affrontare questo tema con risolutezza. Purtroppo le attuali misure hanno fallito, l’uso delle gabbie, laddove posizionate, non ha portato gli effetti sperati, e se si considera la rapidità riproduttiva e l’assenza di competitor naturali, si spiega il raggiungimento della densità elevata di nutrie in molte aree, come nei nostri territori. Si stima che in regione – commenta Monaci – siano presenti 2 o addirittura 3 milioni di esemplari, e il numero è in continua crescita esponenziale”.
In questo anno da presidente, ma anche nei precedenti da consigliere del Parco, numerose le telefonate degli agricoltori che rappresentano il loro malessere, la loro preoccupazione e talvolta la loro indignazione, per i continui danni arrecati alle colture e ai terreni dalle nutrie. “Una situazione grave in tutta la provincia di Cremona, ma anche in alcune zone della Bergamasca – prosegue Monaci –. Mi domando se a mancare sia la consapevolezza del problema, e se le autorità preposte a vigilare e promuovere interventi volti a fornire adeguate risposte agli agricoltori, quasi si rassegnino ad abdicare alle loro
responsabilità”.
Tra le risposte al grido di allarme lanciato dal professor Groppali, che dall’alto della sua competenza sul tema indica nell’abbattimento la strada più efficace, in questa fase di crescita incontrollata di una specie, peraltro alloctona, c’è chi ha sostenuto l’opzione dei
così detti bocconi sterilizzanti. “Sì, ma alla prova dei fatti, anche questa soluzione però pare non risolvere affatto il problema. E allora, chi paga i danni agli agricoltori, ai Parchi, al Consorzio Dunas?”, si chiede Monaci, che invoca l’intervento di chi ha a cuore le sorti del territorio. “Più il tempo passa e più la situazione si complica e i danni si moltiplicano, sia quelli economici per i nostri agricoltori, sia quelli ambientali, per gli effetti che l’azione delle nutrie produce ai terreni, ai campi coltivati, al sistema delle rogge e dei fossi che caratterizza questi territori”, conclude il presidente.
Nell’area del Parco del Serio, le province di Bergamo e Cremona, con propri decreti, nel rispetto delle normative regionali hanno adottato piani provinciali triennali di contenimento ed eradicazione della nutria, non più riconosciuta come fauna selvatica, con l’obiettivo di eradicarla o comunque di contenerne l’espansione, in numeri accettabili per l’impatto ambientale e per le attività umane. “Ma dall’esperienza quotidiana e dalle numerose segnalazioni arrivate dagli agricoltori e negli anni, anche automobilisti, la diffusione delle nutrie non pare proprio essere sotto controllo – osserva il presidente – ecco perché serve con urgenza una vera assunzione di responsabilità da parte di tutti, prima che sia troppo tardi e venga compromessa irrimediabilmente l’agricoltura e la tenuta del complesso sistema idrico dei nostri luoghi”.