VENERDÌ SANTO: IL VESCOVO DANIELE CELEBRA LA PASSIONE

Oggi, Venerdì Santo, la Chiesa ricorda la morte in croce di Gesù. Anche il vescovo Daniele ha celebrato la Passione del Signore questa sera in cattedrale alle ore 18.30. Si tratta di una celebrazione particolare, formata da tre parti: l’ascolto della Parola, in modo particolare del passio di san Giovanni, seguito dalla grande preghiera litanica per la Chiesa e il mondo; l’adorazione della croce e la comunione eucaristica. È antichissima tradizione della Chiesa che né oggi, né domani si celebri l’Eucarestia.

Il vescovo Daniele è entrato in silenzio in cattedrale vestito dai paramenti rossi (segno del martirio di Gesù), s’è prostrato sul pavimento del presbiterio in silenzio, in segno di dolore per la morte del Salvatore, ha poi ascoltato le due letture proclamate da laici e il passio dai diaconi.

Ha fatto quindi seguire l’omelia, fermandosi sulle ultime parole dette da Gesù prima di morire: “Tutto è compiuto!” (Gv 19,30): compiute le Scritture; compiuto il disegno di Dio; compiuta la promessa che Gesù aveva fatto di proteggere i suoi discepoli; compiuta la missione che il Padre ha affidato al Figlio per la salvezza del mondo; compiuto ciò che Gesù aveva preannunciato in diverse occasioni durante il suo ministero; compiuta la volontà di salvezza di Dio per il mondo.

“Il racconto della passione secondo Giovanni – ha detto il vescovo Daniele – ci invita a confrontare questo È compiuto! con il carattere in qualche modo sempre provvisorio, parziale e incompiuto delle nostre imprese. L’evangelista ci vuole dire: la vera Pasqua, è Gesù stesso! Tutto il resto era preparazione, tutto il resto era un rimanere sulla soglia, senza fare il passo decisivo, senza arrivare ancora al compimento. Solo con Gesù si può dire che tutto è compiuto.”

E mons. Gianotti ha continuato: “Noi facciamo in tanti modi, credo, l’esperienza dell’incompiutezza. Quante incompiute, nella nostra vita! 

Eppure, Gesù dice: È compiuto!; e lo dice in un modo insuperabile. Egli compie la volontà del Padre, che vuole per tutti vita piena, e a tutti assicura un compimento che non si identifica con il successo mondano, ma è appunto fiducia che nulla andrà perduto del nostro lavoro, dei nostri affetti, dei nostri progetti incompiuti, persino dei nostri fallimenti… Nulla andrà perduto se, stando anche noi, povera gente, vicino alla Croce del Signore, sapremo come Lui e per mezzo di Lui consegnare noi stessi al Padre.”

All’omelia è seguita la grande preghiera comunitaria che viene recitata dalla Chiesa solo in questa occasione del Venerdì Santo. Mons. Gianotti ha voluto aggiungere alle tradizionli (per la Chiesa, per il Papa, per i vescovi e il popolo cristiano, per gli Ebrei, per i non credenti, ecc.) un’intenzione riguardante il momento presente: “Preghiamo per tutti coloro che soffrono le conseguenze dell’attuale pandemia, perché Dio Padre conceda salute ai malati, forza al personale sanitario, conforto alle famiglie e salvezza a tutte le vittime che sono morte.”

È seguita l’adorazione della Croce. Il vescovo-celebrante ha accolto il crocifisso velato davanti all’altare scoprendolo in tre momenti scanditi dal canto: “Ecco il legno della Croce, al quale fu appeso il Cristo, salvatore del mondo”. Con la risposta dei fedeli: “Venite, adoriamo!”

Croce che i presenti avrebbero dovuto poi baciare ad uno ad uno, ma non è stato possibile per le norme anticovid. Lo ha fatto però il vescovo stesso, spogliando la pianta rossa e le scarpe.

È seguita la comunione eucaristica. Il diacono ha portato sull’altare le ostie consacrate nei giorni precedenti, il vescovo ha intonato il Padre Nostro e ha distribuito la comunione.

La liturgica è terminata qui, nel silenzio assoluto.

Quest’oggi e domani le chiese restano spoglie, con la croce offerta all’adorazione.

La gioia delle resurrezione scoppierà domani notte (in verità in tarda serata, ancora per le norme del coprifuoco che inizia alle 22.00).