America Centrale: carovana dei migranti honduregni bloccata da polizia ed esercito in Guatemala

Non un muro fisico, come quello tanto invocato da Donald Trump, ma un “muro umano”, costituito dall’esercito e della polizia del Guatemala. Rischia di finire con una detenzione e un’espulsione di massa la prima carovana dell’era Biden. Uno stop che arriva durante la prima tappa del lungo e disperato cammino verso gli Stati Uniti.
Ieri le migliaia di migranti (circa 6mila) partiti tra giovedì e venerdì da San Pedro Sula, nel nord dell’Honduras, sono state bloccate in un punto dove il passaggio della carovana di migranti diventava obbligato a Vado Hondo, nel dipartimento di Chiquimula.

Non sono mancati scontri e momenti di tensione (nel video diffuso dalla Pastorale della Mobilità umana del Guatemala). Eduardo Chévez, giornalista dell’emittente Radio Progreso, dei gesuiti honduregni, che sta seguendo passo passo il cammino della carovana, racconta al Sir: “I migranti sono stati bloccati per ordine del presidente del Guatemala Giammattei, la repressione è stata in alcuni momenti brutale e violenta. La situazione si sta trasformando in emergenza umanitaria. Le migliaia di migranti, tra cui molte donne e bambini, sono arrivate fino a Vado Hondo camminando, molti presentano ferite ai piedi. Mancano alimenti e medicinali”. Coloro che vengono intervistati dall’emittente non nascondono la propria disperazione e insistono nel loro “sogno americano”.
Il procuratore per i Diritti umani del Guatemala, Jordán Rodas, intervistato sempre da Radio Progreso, ha detto di essere “indignato” per quanto accaduto a Vado Hondo e accusa il presidente Alejandro Giammattei per aver “mostrato il suo volto contro i migranti e seguito le direttive degli Stati Uniti, nonostante la popolazione sia in gran parte formata da gruppi di cittadini che si vedono obbligati a migrare per gli alti indici di povertà e violenza”.
Al di là della scelta del Guatemala, circolano foto di uno spiegamento di forze senza precedenti alla frontiera Sud messicana, a 250 chilometri di distanza da dove si trovano ora i migranti, per evitare che comunque alcune frange della carovana entrino nel Paese.
In un tweet il presidente della Conferenza episcopale honduregna, mons. Ángel Garachana Pérez, vescovo di San Pedro Sula conferma che la causa delle massicce partenze è data dalla povertà della popolazione: “Chi provoca le carovane dei migranti? Il crimine organizzato? Gli esperti coyote, l’opposizione politica? Può darsi che questi abbiamo una qualche influenza, ma occorre cercare le cause nella situazione di povertà, violenza e insicurezza che patiamo in Honduras”.